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Milano, la mafia invisibile minaccia: “È ora di far saltare in aria questi giudici”

Milano, la mafia invisibile minaccia: “È ora di far saltare in aria questi giudici”

di Davide Milosa /

Minacce di morte ai pm di Milano. Di più: progetti dinamitardi e attentati al Palazzo di giustizia in stile corleonese. Parole gravissime quelle del boss Nazzareno Calajò intercettato pochi mesi fa nel carcere di Opera dalla polizia penitenziaria.

Calajò, capo incontrastato del quartiere milanese della Barona, si trova in cella dallo scorso aprile per traffico di droga. E nonostante questo può contare sull’amicizia con pezzi da novanta oggi liberi.
Tra questi il boss della ’ndrangheta Salvatore Barbaro, legato al clan Barbaro-Papalia e il killer di Cosa Nostra Antonio Sinagra, sorvegliato speciale a Segrate, e già organico alla famiglia palermitana di Corso dei mille.

Ora nelle documentate annotazioni della penitenziaria emergono chiare le sue minacce nei confronti dei pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, titolari del fascicolo, che proprio per questo, come rivelato dal fatto.it, da luglio sono stati messi sotto scorta. Decine i passaggi intercettati. Dice Calajò: “Sono fiero di essere Cosa Nostra! Appena esco compro una famiglia (…) li ammazziamo a tutti! Una bomba (…) e stavolta non sbagliamo. Non ci inginocchiamo”.

Annota la penitenziaria: “In alcune conversazioni sono stati richiamati gravi fatti di sangue che hanno visto protagonisti giudici che si erano opposti alla mafia, come ad esempio il riferimento all’attentato ai giudici Falcone e Borsellino” che Nazzareno si prefigge di emulare: “E vedo se posso fare pure saltare all’aria De Tommasi, la Dolci (Alessandra Dolci capo della Dda, ndr) e pure Prisco, vedrai che ce la faccio pure a far saltare all’aria a questi. Ce l’hanno fatta quelli non ce la devo fare io?”.

Ma è soprattutto il pm De Tommasi a finire nel mirino del boss a capo, si legge, “di un sodalizio che racchiude in se tutte le caratteristiche tipiche di un’associazione di stampo mafioso”. Accusa, quella di mafia, che al momento non è contestata a Calajò. Che, intercettato, prosegue: “De Tommasi non ti conviene, credimi. Lasciaci stare e siamo a posto così e ti salvi la vita! A me di questa galera non me ne fotte niente. E te lo faccio vedere, non è uno scherzo! Ti lascio in un lago di sangue. Tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli, le tue sorelle, i tuoi figli li uccido tutti!”.

E ancora: “Io lo ammazzo De Tommasi, ti mangio come un cannibale, lo sgozzo (…). Ti faccio esplodere con una bomba (…). Il Tribunale di Milano lo faccio arrivare su Marte”. Calajò è senza freni: “Ti faccio fare la fine di quei due porci di merda (…). Ti faccio diventare un martire come loro”. Dopodiché aggiunge: “Non vi preoccupate, giù in cantina abbiamo quattro bombe e quattro mitra”.

Parole intercettate che nella storia dell’antimafia milanese non si erano mai ascoltate. Per primo se le intesta Nazzareno Calajò, la cui recente vicenda criminale, compresi i suoi legami d’affari con i capi delle curve di Inter e Milan, è stata qui raccontata più volte. Tanto che nell’elenco dei minacciati finisce anche il direttore Marco Travaglio: “Pensa te! Il Fatto quotidiano di quell’infame di Travaglio! – dice Calaiò – A Travaglio lo taglio in due con una motosega, il minimo che potrei fare a uno scarafaggio così”.

di Davide Milosa, il Fatto quotidiano, 7 dicembre 2023
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