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Funerali di Stato (per il pregiudicato per frode fiscale e finanziatore di Cosa nostra)

Funerali di Stato (per il pregiudicato per frode fiscale e finanziatore di Cosa nostra)

Ci è riuscito, alla fine, a mettere insieme (quasi) tutti e a essere salutato per l’ultima volta con il massimo degli onori. Se fuori dal Duomo la piazza (non pienissima) ibridava tifo calcistico e tifo politico, dentro la cattedrale Silvio Berlusconi ha ottenuto funerali di Stato e lutto nazionale, con il feretro scortato da sei carabinieri in alta uniforme e il picchetto d’onore della Guardia di finanza sull’attenti davanti al condannato per frode fiscale.

Il corteo funebre era partito alle 14,21 dalla villa di Arcore, dove era stata allestita la camera ardente privata, ed era entrato puntuale alle 15 in piazza del Duomo, accolto da un primo applauso. Poco prima, era passato proprio davanti a quel Palazzo di giustizia che lo ha visto tante volte imputato e ieri ha dovuto innalzare, come tutti gli edifici pubblici, la bandiera a mezz’asta.

(Foto di Manuela D’Alessandro)

Alla destra dell’altare, la famiglia. In prima fila, nell’ordine stabilito dai foglietti bianchi posti sulle sedie, Marta Fascina, i figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, il fratello Paolo e, nelle file dietro, Maria De Filippi in giacca bianca, la moglie di Pier Silvio, Silvia Toffanin, le ex mogli di Silvio, Carla Elvira Dall’Oglio e Veronica Lario con i nipotini, e Orazio Fascina, il padre di Marta. Ma anche Gianni Letta, uno di famiglia, con Fedele Confalonieri e Adriano Galliani. La famiglia si mostra unita: allo scambio del segno di pace, lungo abbraccio tra Pier Silvio e Barbara; e Marta Fascina è mano nella mano con Marina.

Sull’altro lato dell’altare, le personalità istituzionali e politiche. Al centro, un silenzioso e quasi invisibile presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Solo tre gli uomini di Stato stranieri: il primo ministro ungherese Viktor Orban, l’emiro del Qatar e il presidente dell’Iraq, a cui si aggiungono i capitani reggenti della Repubblica di San Marino. Dall’Europa è arrivato il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber e a rappresentare la Commissione europea c’è Paolo Gentiloni, che si mette nelle file più arretrate, tallonato da un Matteo Renzi che gli si siede accanto.

Nella prima fila, i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente della Lombardia Attilio Fontana e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, uno dei pochi a non partecipare agli applausi che accolgono l’arrivo del feretro davanti all’altare. Dietro, tutti i ministri, un azzimato Antonio Tajani, un Guido Crosetto devotamente inginocchiato, un Matteo Salvini teneramente abbracciato alla fidanzata Francesca Verdini in lacrime. Il padre, Denis Verdini, in permesso dagli arresti domiciliari, stringe generosamente le mani. Marcello Dell’Utri incede lentamente, provato dalla malattia. Cosimo Ferri saluta.

Nel settore a lato dell’altare, il presidente del Milan e di tante altre cose Paolo Scaroni, non troppo distante dal “senatur” Umberto Bossi, cravatta verde, sneakers ai piedi, sulla carrozzella spinta dal figlio Renzo. Omaggia quello che per un periodo aveva chiamato “il mafioso di Arcore”: “È stato il fondatore del centrodestra, i suoi valori erano il bello, il buono e il giusto”. Il Duomo è saturo d’incensi, di canti, di ricordi. E gremito di politici, sindaci con la fascia tricolore (tra essi, Giorgio Gori), presidenti di Regione (da Luca Zaia a Vincenzo De Luca), personalità dello sport (da Arrigo Sacchi a Aurelio De Laurentiis), donne e uomini di Mediaset, dello spettacolo e delle tv. C’è la segretaria del Pd Elly Schlein, c’è Piero Fassino. Non c’è Giuseppe Conte e nessuno dei Cinquestelle. Non c’è Gianfranco Fini.

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, celebra le esequie e pronuncia una omelia che evoca senza dire. Accenna i tratti di Berlusconi: “Vivere e ridere degli insulti”. “Amare e cercare l’amore come una storia complicata, come una fedeltà compromessa”. “Temere che l’amore possa essere solo una passione tempestosa e precaria”. E “quando un uomo è un uomo d’affari, si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri”. E quando “è un uomo politico, c’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo”. E ancora: “Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena, ha chi lo applaude e chi lo detesta”. Infine: “Che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È un uomo e ora incontra Dio”.

Il Fatto quotidiano, 15 giugno 2023
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