GIUSTIZIA

Via la legge “spazzacorrotti”, destra e renziani varano la “salvacorrotti”

Via la legge “spazzacorrotti”, destra e renziani varano la “salvacorrotti”

Un passo verso il ritorno ai bei tempi dell’impunità per i politici e i colletti bianchi. Ieri (6 dicembre 2022) la commissione Giustizia del Senato ha approvato l’emendamento che cancella i reati contro la pubblica amministrazione dall’elenco di quelli “ostativi”, cioè quelli per i quali non sono previsti i benefici penitenziari automatici.

L’emendamento – infilato dentro il decreto legge sui rave party – era stato presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia ed è stato votato dai partiti che sostengono il governo, ma anche da Italia Viva, rappresentata in commissione da Ivan Scalfarotto. Hanno votato contro i senatori Cinquestelle, quelli del Pd si sono astenuti (presenteranno un emendamento per chiedere che resti l’equiparazione nel caso in cui i reati contro la pubblica amministrazione siano associativi).

La restaurazione è avviata. Si torna a prima della cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, voluta dall’allora ministro della Giustizia del governo Conte 1, Alfonso Bonafede, che aveva aggiunto anche i reati contro la pubblica amministrazione – come la corruzione, la concussione, il peculato – nell’elenco di quelli (di mafia e terrorismo, ma poi anche omicidio, violenza sessuale e via via altri reati) che impedivano di poter godere di benefici automatici e incondizionati: detenzione domiciliare, affidamento ai servizi sociali, libertà condizionata, semilibertà eccetera.

Per poter uscire dal carcere era necessario prima dimostrare la volontà di collaborazione con la giustizia, o almeno l’impossibilità di farlo perché tutti i complici erano già stati perseguiti (come successe a Roberto Formigoni, che entrò in cella malgrado avesse compiuto i 70 anni, ma fu poi subito scarcerato).

Ora, invece, corrotti e corruttori, politici e colletti bianchi potranno usufruire dei benefici automatici e prima di entrare in carcere. Esulta il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: “Le dichiarazioni programmatiche del ministro Carlo Nordio si dimostrano da subito capaci di offrire risultati. Il voto della commissione Giustizia ha eliminato l’inaccettabile parificazione dei reati contro la pubblica amministrazione con quelli di mafia ai fini del diritto ai benefici penitenziari, voluta dalla foga giustizialista dei Cinquestelle”.

Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle e capo del governo che introdusse la “Spazzacorrotti”, replica subito su Facebook: “Oggi la maggioranza di Giorgia Meloni è andata all’attacco della nostra legge Spazzacorrotti. In un Paese in cui il 90 per cento delle truffe è collegato ad appalti, mazzette e responsabilità erariali e amministrative nella pubblica amministrazione, il centrodestra crea praterie di impunità e indossa i guanti bianchi con chi inquina le istituzioni, mentre attacca con ferocia i più deboli, le famiglie che non ce la fanno e il ceto medio. Questa è l’Italia alla rovescia della Meloni: via il Reddito di cittadinanza, sì all’introduzione della Corruzione ed evasione di cittadinanza”.

Zanettin, incassato il successo, ieri ha ritirato l’altro suo emendamento, che riguardava l’impossibilità per i pm di presentare ricorso contro le sentenze d’assoluzione di primo grado (che sarebbe servito a Silvio Berlusconi in caso di assoluzione nel processo Ruby ter di Milano). Ha però presentato un ordine del giorno, concordato con il governo, che di fatto annuncia che il tema è solo rimandato e sarà presto ripreso: “Il governo”, recita l’ordine del giorno, “si impegna a valutare l’inserimento di una nuova disciplina delle impugnazioni, anche con riferimento all’inappellabilità da parte del pm delle sentenze di proscioglimento, in un prossimo provvedimento organico della materia, in conformità con il programma di governo”.

È intervenuto anche Roberto Scarpinato, ex magistrato di Palermo eletto tra i senatori Cinquestelle, sostenendo che è stata imboccata una “strada sbagliata e pericolosa” di “depotenziamento della risposta penale nella fase storica in cui le ingentissime risorse economiche del Pnrr hanno mobilitato gli interessi di comitati di affari, delle mafie, di articolate reti corruttive che operano nell’ombra della massoneria deviata. Il governo è consapevole del concreto pericolo che ingenti somme di denaro vengano distratte dalle finalità pubbliche e disperse nel buco nero della corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico?”.

Il Fatto quotidiano, 7 dicembre 2022
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