Assolto anche in appello: Storari non infranse il segreto sui verbali di Amara
Assolto anche in appello: il pm di Milano Paolo Storari non ha commesso alcun reato, passando a Piercamillo Davigo copia informale dei verbali segreti in cui l’avvocato Eni Piero Amara raccontava della (presunta) “loggia Ungheria”. Lo ha deciso la Corte d’appello di Brescia che ha confermato la sentenza d’assoluzione di primo grado, emessa nel marzo scorso dopo un procedimento in rito abbreviato, dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Brescia Federica Brugnara, che aveva respinto la richiesta della Procura bresciana di condannare Storari a 6 mesi.
La Procura aveva ricorso in appello e il sostituto procuratore generale di Brescia, Enrico Ceravone, aveva chiesto per Storari, difeso dall’avvocato Paolo Della Sala, una condanna a 5 mesi e 10 giorni. Richiesta respinta. Il pm milanese non ha infranto la legge quando, nella primavera 2020, ha consegnato i verbali sulla “loggia Ungheria” a Davigo, allora consigliere del Csm, ritenendo che i suoi colleghi – il procuratore Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio – stessero rallentando le indagini e non volessero davvero fare chiarezza sulle dichiarazioni dell’avvocato Amara, che tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 aveva delineato i contorni (fumosi) di una superloggia massonica, in una serie di interrogatori che erano stati subito segretati.
Alla “loggia Ungheria”, secondo le dichiarazioni di Amara, appartenevano magistrati, politici, avvocati, generali, banchieri, funzionari, imprenditori, alti prelati vaticani. Storari aveva spiegato di aver dato a Davigo i verbali per autotutelarsi, dopo essere entrato in contrasto con i vertici del suo ufficio e aver protestato per quelli che riteneva ritardi nell’avviare concrete indagini sulle parole di Amara.
Davigo, d’altra parte, gli aveva assicurato di avere titolo a ricevere quei documenti senza che fosse violato il segreto d’ufficio, in quanto era membro del Consiglio superiore della magistratura. Le indagini sulle (presunte) attività della “loggia Ungheria” sono poi passate per competenza alla Procura di Perugia. Nei mesi scorsi, Greco e Pedio sono stati indagati e prosciolti dalla Procura di Brescia. Davigo è ancora sotto processo per rivelazione di segreto, perché ha scelto di essere giudicato con rito ordinario.