POLITICA

Renzi “il Mostro” confessa: moratoria in Procura per salvare Expo

Renzi “il Mostro” confessa: moratoria in Procura per salvare Expo MATTEO RENZI

di Gianni Barbacetto e Antonio Massari /

Non è vero che per Matteo Renzi i magistrati sono tutti cattivi. Lo sono quelli che indagano lui e la sua famiglia. Ma altri sono buoni, buonissimi. Buono è Carlo Nordio, dispensatore di consigli “che purtroppo non ho ascoltato”, scrive nel libro Il mostro. Un caso a parte è Nicola Gratteri, da Renzi proposto come ministro della Giustizia, ma poi impallinato – sostiene nel libro l’ex presidente del Consiglio – da una sorta di congiura e dalle pressioni esercitate sul Quirinale.

“Naturalmente”, scrive Renzi, “io avrei dovuto fare di più per rottamare le correnti della magistratura. E dire che nella settimana in cui ho composto il mio governo ci ho pure provato, invano. Avevo scelto infatti di fare una proposta ardita per la carica di guardasigilli. Volevo azzerare il potere delle correnti nominando ministro un uomo capace e totalmente fuori dagli schemi. Qualcuno dice: fin troppo fuori dagli schemi. E avevo pensato a Nicola Gratteri, magistrato di valore da sempre in prima linea contro la ’ndrangheta”.

Con il procuratore calabrese, Renzi rivela che aveva già discusso molto: “Gratteri aveva idee rivoluzionarie: avremmo lavorato per il sorteggio al Csm, così da spezzare il meccanismo delle correnti. Avremmo rivoluzionato la responsabilità del magistrato che sbaglia”. Ma quando Renzi entra nella stanza del presidente Napolitano con il nome di Gratteri nel taschino, in pochi minuti, l’operazione naufraga clamorosamente. Come mai?

Ecco la spiegazione di Renzi: “Magistrati come il procuratore della Repubblica di Roma, leader di varie correnti della magistratura, giudici eletti in Parlamento con alte responsabilità fecero arrivare al Quirinale – in modo più o meno diretto – la loro avversione totale all’ipotesi di Gratteri”. Fu quindi Giuseppe Pignatone, attuale presidente del Tribunale del Vaticano, ad affossare Gratteri parlandone con Napolitano? Quando il Fatto chiede conferma all’ex procuratore di Roma, ottiene la seguente risposta: “No comment”.

Buono anche Edmondo Bruti Liberati, procuratore della Repubblica a Milano negli anni di Expo. Racconta Renzi: “Quando sono arrivato a Palazzo Chigi la situazione giudiziaria era fluida e complessa e molti appalti stavano saltando. Non svelo un segreto se affermo che l’allora commissario Beppe Sala era pronto a dimettersi e si sfogò in più di una circostanza sia con me sia con il ministro Maurizio Martina”.

Quale la risposta di Renzi? “Decisi di confrontarmi con un magistrato di grande intelligenza e sensibilità politica che mi spiegò un concetto semplice: vai a incontrare il procuratore di Milano, Bruti Liberati, già presidente dell’Anm (l’Associazione nazionale dei magistrati) e ora capo della Procura meneghina. Spiegagli il problema. Capirà. Tutto perfettamente nella norma, s’intende”.

Renzi non dice chi è il magistrato che gli consiglia d’incontrare Bruti. Ma l’incontro avviene: “Presi l’aereo, arrivai a Linate e in una saletta riservata incontrai Bruti Liberati, dicendogli: ‘Caro procuratore, noi vi mettiamo a disposizione tutte le carte, tutte le procedure, tutte le strutture governative. Ma voi dovete aiutarci a fare questa Expo. Perché se salta l’Expo per Milano è una ferita allucinante. Ma se l’Expo si fa, la città svolta e riparte. Mi aiuti a capire come fare, noi vogliamo collaborare’. Il ruolo straordinario dell’Anac di Raffaele Cantone e una norma ad hoc studiata dalla dirigente Dagl a Palazzo Chigi, Antonella Manzione, permisero di superare l’impasse. Di evitare la crisi istituzionale. E di gestire in modo unitario e condiviso l’evento… Avevo l’obiettivo di salvare l’Expo a Milano e mai come oggi sono fiero e orgoglioso di avercela fatta. Per raggiungere questo obiettivo avrei fatto di tutto, a maggior ragione prendere semplicemente un caffè col procuratore del capoluogo lombardo”.

Così Renzi conferma quella che è stata chiamata la “moratoria Expo”: un accordo con il procuratore di Milano per non intralciare il lavoro di Sala. La riunione di Linate era rimasta finora segreta, ma già il 4 agosto 2015 Renzi aveva dichiarato dal Giappone: “Ringrazio la Procura per aver gestito la vicenda con sensibilità istituzionale”.

Che cos’è la “sensibilità istituzionale”, in un ordinamento in cui l’azione penale è obbligatoria? Nessun trattamento di favore, aveva risposto Bruti, ma solo indagini più celeri. Non era sembrata d’accordo la Procura generale di Milano, che aveva attivato indagini autonome, ritenendo la Procura “inerte”.

di Gianni Barbacetto e Antonio Massari, Il Fatto quotidiano, 19 maggio 2022
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