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“Palazzo Giustiniani? È della massoneria, ce lo devono restituire”

“Palazzo Giustiniani? È della massoneria, ce lo devono restituire”

Palazzo Giustiniani, oggi sede del Senato della Repubblica, domani potrebbe tornare a essere la sede della massoneria italiana? “Abbiamo un atto di proprietà che certifica che il palazzo appartiene al Goi, il Grande Oriente d’Italia”, racconta al Fatto il Gran Maestro Stefano Bisi. “Fu la sede storica della massoneria italiana finché ci fu tolto da Benito Mussolini. Ma non abbiamo mai dimenticato questo scippo. Dopo la caduta del fascismo, tutti i beni confiscati dal regime furono restituiti ai proprietari. Perché solo a noi no, noi che siamo la più grande comunione massonica italiana?”.

Sarà il Consiglio di Stato, il prossimo 13 ottobre, a decidere qual è l’istanza giudiziaria competente ad affrontare e concludere il lunghissimo contenzioso tra Goi e Stato italiano: il Tribunale amministrativo (Tar) o il Tribunale civile? Poi uno dei due dovrà chiudere una vicenda iniziata nel 1901, quando il Gran Maestro Ernesto Nathan (in seguito sindaco di Roma) scelse palazzo Giustiniani come sede della massoneria. Lo affittò per 11 mila lire all’anno e lo inaugurò il 21 aprile 1901 con una grande cerimonia pubblica.

Nel 1911, la Urbs srl, società immobiliare del Goi, lo acquistò con atto pubblico, pagando 1 milione e 55 mila lire. Il 4 novembre 1925, però, il governo fascista, attribuendo alla massoneria un progetto di attentato a Mussolini, ordinò “l’immediata occupazione di tutte le logge massoniche dipendenti da Palazzo Giustiniani”. Il giorno dopo, l’edificio romano fu occupato dalle squadracce fasciste. E nel novembre successivo, un Regio decreto dichiarò nulla la compravendita del palazzo.

Dopo la caduta del regime, inizia un’interminabile contesa legale che ha una svolta nel 1991, quando l’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini, firma con il Gran Maestro del Goi il cosiddetto “lodo Spadolini”: una transazione secondo la quale il Senato concede a Urbs l’uso di parte del palazzo (140 metri quadrati) per “destinarli a sede del Museo storico della Massoneria italiana, tenendo conto anche dell’interesse storico cui la finalità da realizzare si ispira”.

“Ora ci aspettiamo”, conclude Bisi, “che la questione sia risolta: o ci sia restituito il bene, in forza dell’atto di proprietà in nostro possesso; o, in subordine, sia realizzata la transazione del 1991 e creato il museo della massoneria”.

Il Fatto quotidiano, 12 aprile 2022
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