SEGRETI

Strage di Bologna: i soldi di Gelli e Bellini, il quinto uomo

Strage di Bologna: i soldi di Gelli e Bellini, il quinto uomo

Sopra c’è Licio Gelli, il Maestro Venerabile della P2, con il fiume di denaro che riesce a manovrare. Sotto i Nar, ma non solo. Insieme a loro, Terza posizione, Ordine nuovo, Avanguardia nazionale. I gruppi della destra eversiva insieme. Dal giovane Giusva Fioravanti alla vecchia Primula nera Paolo Bellini. In mezzo, faccendieri come Francesco Pazienza ed eminenze grigie dei servizi segreti come Federico Umberto D’Amato. Una ragnatela vischiosa che avvolge la strage di Bologna, lambisce la tragedia di Ustica, incrocia il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.

Il lavoro della Procura generale di Bologna, al termine della lunga inchiesta sui mandanti dell’esplosione del 2 agosto 1980, potrebbe cambiare la storia italiana. Grazie alla digitalizzazione di migliaia di pagine dei processi degli anni Settanta e Ottanta, è stato possibile rivedere testimonianze e documenti che era utile confrontare e incrociare.

Mai era stato considerato, per esempio, che il 30 luglio 1980, a Roma, fossero presenti alcuni dei protagonisti dell’impresa bolognese: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, giudicati in via definitiva come esecutori materiali della strage, quel giorno sono nella capitale, arrivati (in volo) da Palermo o (in treno) da Taranto (a seconda delle versioni raccontate nel corso dei vari processi). Anche Licio Gelli in quegli stessi giorni è a Roma, soggiorna all’Hotel Excelsior dal 28 al 30 luglio.

Negli stessi giorni, dal 29 al 31 luglio, all’Excelsior c’è anche Marco Ceruti, prestanome e cassiere del Venerabile. Pochi giorni prima, secondo i magistrati, Ceruti riceve in contanti 1 milione di dollari, un anticipo dei 5 milioni pattuiti per la strage. Sono soldi distratti dal Banco Ambrosiano Andino, consociata dell’Ambrosiano di Roberto Calvi. Per la Procura generale non è un caso che nel documento “Averi” di Gilberto Cavallini – ultimo Nar a essere stato condannato (in primo grado) per aver dato supporto per la strage a Fioravanti, Mambro e Luigi Ciavardini – si segnali la disponibilità di 57 mila dollari americani e 3 milioni e mezzo di franchi svizzeri. Denaro che mai i Nar hanno rapinato nella loro epopea nera.

Eppure Cavallini, “il ragioniere”, aveva due conti correnti bancari in Svizzera. Lo dimostrano le verifiche finanziarie, lo racconta già nel 1982 Dragutin Petrovic, bandito complice di Cavallini in diverse imprese criminose: riferisce che l’ex sodale aveva ricevuto un “grosso finanziamento” dall’Italia, e forse dal Sud America. I neri dei Nar hanno sempre negato con sdegno ogni legame con Gelli, adesso però lo sdegno sembra vacillare. Oggi comincia al Tribunale di Bologna l’udienza preliminare per Paolo Bellini, fascista di Avanguardia nazionale in contatto con uomini di Cosa nostra e degli apparati dello Stato, accusato di essere il quinto uomo della strage.

Lo ricollega all’attentato il fotogramma di un filmato amatoriale, un Super 8 girato da un turista, in cui compare un uomo riccio con i baffi, troppo simile a Bellini, che il 2 agosto si aggira nei pressi del primo binario della stazione di Bologna, subito dopo l’esplosione. Tra le prove raccolte a suo carico c’è anche il riconoscimento dell’ex moglie e una vecchia intercettazione ambientale a casa di Carlo Maria Maggi, il capo di Ordine nuovo Triveneto, condannato per la strage di Brescia: parlando con il figlio, Maggi dice di sapere che l’azione di Bologna è attribuibile alla banda Fioravanti e che all’evento partecipò un “aviere” che portò la bomba.

Bellini era conosciuto negli ambiente di destra per la sua passione per il volo. Nella stessa intercettazione, Maggi compie un collegamento tra la strage di Bologna e il disastro di Ustica: “Ustica è stato un episodio di guerra fredda, la strage di Bologna è stato un tentativo di confondere le acque, per far dimenticare Ustica”. Una tesi confermata anche da Bellini stesso che in un interrogatorio del 1999 riporta che il padre gli aveva riferito che la strage era stata commessa per coprire Ustica. Verità e menzogna mescolate, come sempre nelle storie dei servizi segreti e delle stragi.

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Gianni Barbacetto e Sarah Buono, Il Fatto quotidiano, 25 novembre 2020
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