CORONAVIRUS

Trieste, la nave-lazzaretto e altri conflitti d’interesse

Trieste, la nave-lazzaretto e altri conflitti d’interesse

Una nave-lazzaretto ormeggiata nel porto di Trieste per ospitare i vecchietti infettati dal Covid-19. Questa è l’ideona dei vertici del Friuli Venezia Giulia, il presidente Massimiliano Fedriga e l’assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi, per fronteggiare la strage degli anziani che si sta consumando anche in quella regione.

Non spoileratela ai loro omologhi della Lombardia, Attilio Fontana e Giulio Gallera, sennò quelli mandano i superstiti del Trivulzio e i sovravvissuti del Don Gnocchi su un barcone in Darsena o sui Navigli, con il sindaco Giuseppe Sala che offre l’aperitivo insieme a Nicola Zingaretti e il suo collega di Bergamo Giorgio Gori che porta il catering Da Mimmo.

La nave individuata per l’operazione è la più grande della flotta Grandi Navi Veloci, gruppo Msc. Ora è ancorata nel porto di Genova, ma con le sue 400 cabine potrebbe essere riconvertita in nave-lazzaretto in una settimana, promettono a Trieste. Costo: 800 mila euro al mese d’affitto, più le spese di ristrutturazione, che potrebbe essere realizzata da Luxory Interiors Factory, società di Fincantieri guidata da Michelangelo Agrusti, ex politico riciclato in boss della Confindustria Alto Adriatico.

Il sinedrio politico del Friuli Venezia Giulia non è ancora del tutto convinto di procedere verso la Barcolana del Covid-19, non tanto per l’opposizione della ex presidente della Regione Debora Serracchiani e del Pd, quanto per le proteste degli albergatori, che invece della nave hanno offerto le loro strutture, desolatamente vuote in tempi di lockdown. Dubbi sulla nave Covid sono stati sollevati del resto anche dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e dal presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino.

La storia della nave-lazzaretto, seppur non dovesse andare in porto, ha comunque fatto capire anche ai più distratti almeno un paio di cose. Che in Friuli Venezia Giulia la pandemia sta facendo molte vittime, anche tra infermieri e personale sanitario. E che tra Udine, Trieste e Pordenone le residenze per anziani si sono trasformate in luoghi di morte. Gli amministratori pubblici che dovevano garantire la sicurezza dei nonni loro affidati e del personale che li accudisce hanno fallito anche qui.

Non senza qualche curioso cortocircuito politico-affaristico. Il personale delle cooperative che lavorano nelle case per anziani gira di struttura in struttura, con la possibilità di diffondere il contagio. Tra le imprese che forniscono addetti in questo settore c’è la Euro&Promos Social Health Care, che appartiene al gruppo Euro&Promos, il quale è attivo anche nella sanificazione di strutture ospedaliere e case di riposo in Fvg e in tutta Italia.

Chi controlla il 40 per cento della Euro&Promos? Sergio Emidio Bini, assessore regionale alle attività produttive della giunta Fedriga. Il suo collega, l’assessore Riccardi, è fiero di aver preso una decisione rapida: ha stanziato quasi 1 milione (930 mila euro, per la precisione) per le cooperative sociali.

“Contributi erogati a tempo di record”, esulta in un comunicato. “La liquidazione dei contributi regionali è avvenuta quest’anno in tempi rapidissimi per dare ossigeno alle cooperative sociali che attualmente versano in una condizione di ridottissima liquidità. La rapidità dell’intervento è stata resa possibile anche grazie allo snellimento dell’iter tecnico-amministrativo a opera degli uffici competenti del servizio, che ha operato con efficienza e disponibilità”.

Chissà se il suo collega di giunta, Bini, lo ha ringraziato per la parte dei soldi che sono finiti alle coop del suo gruppo.

Il Fatto quotidiano, 23 aprile 2020
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