MILANO

La Resistenza usata come scudo umano per il cemento

La Resistenza usata come scudo umano per il cemento

“Non siamo disposti a barattare la Memoria con il Verde e la Salute”. Così scriveranno i cittadini del comitato Baiamonti Verde Comune in una lettera che manderanno all’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia. Il comitato si è costituito per difendere quello che chiamano il “Libero Giardino Baiamonti”, cioè lo spazio verde in piazza Baiamonti che un tempo ospitava una pompa di benzina e che ora il sindaco Giuseppe Sala e la sua giunta vogliono cementificare edificandovi la terza “piramide” disegnata dalle archistar Herzog e De Meuron, simmetrica e opposta alle due che già ospitano la Microsoft e la Fondazione Feltrinelli.

Per bloccare l’opposizione alla terza “piramide”, Sala ha sfoderato la “proposta che non si può rifiutare”: collocare nell’edificio il nuovo museo della Resistenza. Come dire di no, senza passare per nemici della democrazia e amici del fascismo? La Memoria usata come scudo umano per far accettare il cemento. Ma il comitato Baiamonti vuole provare a spezzare il ricatto, scrivendo all’Anpi una lettera che sarà mandata al presidente emerito Carlo Smuraglia, alla presidente nazionale Carla Nespolo e al presidente milanese Roberto Cenati.

“Non vogliamo scambiare Verde e Salute con la Memoria”, spiega Sergio Violante, del comitato Baiamonti Verde Comune. “Vogliamo che l’area resti il ‘Libero Giardino Baiamonti’ e che la terza ‘piramide’ non sia costruita. Quanto al museo della Resistenza, è bellissimo che si faccia. Ma può essere realizzato altrove. Per esempio negli spazi del Museo del Risorgimento di via Borgonuovo: la Resistenza non è il nuovo Risorgimento? Oppure nel Palazzo Calchi Taeggi di corso di Porta Vigentina, uno spazio che è vuoto e disponibile”.

Sabato 1 febbraio i cittadini dei molti comitati nati a Milano si sono dati appuntamento nel pomeriggio al “Libero Giardino Baiamonti”, da dove alle 17 si sposteranno in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino sede del Comune. Ci saranno, oltre al Baiamonti Verde Comune, il comitato Città Studi, che si oppone al trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale sull’area Expo, il San Siro che si oppone all’edificazione di un nuovo quartiere attorno al nuovo stadio che Inter e Milan vogliono costruire, e poi i cittadini di via Benedetto Marcello, della Goccia Bovisa, di Piazza d’Armi, di Isola Pepe Verde, di via dei Ciclamini. Ci saranno i ragazzi dei Fridays For Future ispirati da Greta Thumberg. E il comitato Bassini, che si oppone al taglio degli alberi nell’antico piccolo parco dove il rettore del Politecnico vorrebbe far costruire il nuovo dipartimento di Chimica, un palazzone di sei piani.

“Vogliamo coordinarci tra noi”, dice Sergio Violante, “fare rete: per avere più forza, perché finora ogni comitato andava avanti per conto suo, veniva magari ricevuto dal sindaco o da qualche assessore che cercava di dare a ciascuno uno zuccherino. Insieme, invece, possiamo avere la forza per bloccare quello che viene chiamato Modello Milano, che gode di ottima stampa in tutta Italia, ma di cui noi vediamo la realtà: la sottomissione agli interessi di pochi di una città che è entrata nel giro grande dell’immobiliare internazionale. E che continua a costruire e a consumare suolo e ad avere l’aria inquinata e velenosa. Ogni comitato ha l’obiettivo di salvare il suo pezzo di Milano, tutti insieme possiamo criticare un modello di città, chiedendo lo stop al consumo di suolo, aria pulita e partecipazione dei cittadini: qui viene sbandierata, ma a decidere sono solo e sempre i padroni dell’immobiliare”.

Il Fatto quotidiano, 31 gennaio 2020
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