MILANO

Lombardia. Attilio Fontana prova a smontare il Sistema Formigoni

Lombardia. Attilio Fontana prova a smontare il Sistema Formigoni

Attilio Fontana è un oggetto misterioso. Il presidente della Lombardia, leghista, non è uno alla Salvini, tutto il giorno dirette Facebook e comunicati tonitruanti. Zitto zitto sta però cambiando molte cose dell’architettura regionale, smontando il sistema Formigoni che Roberto Maroni, che per primo lo aveva ereditato, non aveva neppure provato a scalfire. Il predominio della sanità privata (architrave del celeste impero formigoniano) ora è rimesso in discussione – piccoli passi, per carità – dal documento intitolato “Regole di sistema 2019” in cui la Regione chiede ai privati di programmare le attività non in base ai propri fatturati, ma alle esigenze dei pazienti, fornendo innanzitutto le cure più necessarie e quelle con maggiori tempi di attesa. Propone di vincolare 35 milioni di euro per prestazioni non scelte dai boss privati, ma dall’assessorato alla Sanità. Non è la rivoluzione guevarista, è solo un timido avvio di una piccola riforma di buon senso: visto che è la Regione a pagare i privati, con soldi pubblici, pare naturale che possa almeno indicare dove indirizzare una (piccola) parte dei denari sborsati.

La seconda novità è la scomparsa delle tre società regionali da decenni protagoniste di grandi scandali, di sprechi e corruzioni, che saranno sostituite da un’unica grande azienda che manovrerà 10 miliardi di euro all’anno. Le tre destinate a morire sono Infrastrutture Lombarde spa (Ilspa), l’appaltificio pesantemente coinvolto nelle indagini per i grandi appalti Expo, a lungo regno di Antonio Rognoni, arrestato e condannato per una bella collezione di turbative d’asta; Lombardia Informatica (Lispa), che vide il debutto di Antonio Di Pietro a caccia di tangenti già negli anni prima di Mani pulite; e l’Azienda regionale Centrale Acquisti (Arca), che compra i materiali per la Regione. Dovranno lasciare il posto ad Aria (Azienda regionale Innovazione e Acquisti).

La meno nota delle tre società destinate a scomparire, Arca, spende 5,6 miliardi l’anno per comprare farmaci, apparecchiature sanitarie e rifornimenti per la pubblica amministrazione regionale. Non è un esempio d’efficienza: ci ha messo sei anni per concludere l’appalto per rifornire il sistema sanitario lombardo dei kit per i diabetici. Lombardia Informatica, un evergreen degli scandali, dovrebbe creare software per gli uffici regionali e per il sistema sanitario, ma li compra per lo più da società esterne. Che cosa fanno allora – ha chiesto la Corte dei conti – i 450 dipendenti che intascano stipendi per oltre 20 milioni?

Con la nuova Aria, promette Fontana, finiranno scandali e sprechi. Non è proprio garantito. Di certo saranno realizzati risparmi (promessi 3,7 milioni di spese in meno): una sola sede, un solo consiglio di amministrazione, un solo direttore generale, un solo ufficio legale, una sola struttura finanziaria, razionalizzazione delle strutture e del personale.

Critiche le opposizioni: “Nessun pregiudizio sulla fusione che porterà a un’unica grande società”, ha dichiarato il consigliere regionale Pd Pietro Bussolati. “Ma è un’operazione priva di una visione strategica e di un piano di rilancio. È solo il deludente accorpamento di tre situazioni con grossi problemi che così rischiano di amplificarsi”. Come a dire: tre zoppi non fanno un grande corridore. “È una frettolosa toppa dopo anni di mala gestione”. Ora tocca a Fontana dimostrare che invece il sistema Formigoni sta davvero per essere smontato.

Il Fatto quotidiano, 7 marzo 2019
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