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Arriva Delpini, il vescovo in bicicletta del dopo Scola

Arriva Delpini, il vescovo in bicicletta del dopo Scola

È un uomo “più da magazzino che da vetrina”, dice di monsignor Mario Delpini un prete che lo conosce bene e che ha lavorato con lui. Bada poco all’immagine, non sa che cosa siano twitter e facebook, gira in bicicletta e all’apparenza preferisce la sostanza. Ma lavora sodo, ha compiuto ottimi studi, passa senza problemi dal greco antico all’inglese moderno e conosce bene i preti della sua diocesi, la più grande del mondo.Papa Francesco ha puntato su di lui: sarà Delpini, salvo sorprese, il nuovo arcivescovo di Milano, sarà lui a succedere ad Angelo Scola, che ha già pronto il suo ritiro a Imberido, in provincia di Lecco. I vescovi lombardi hanno avuto la notizia appena tornati dalla due giorni a Villa Cagnola di Gazzada, vicino a Varese, dove si erano riuniti per l’annuale incontro di luglio in cui discutono i progetti per il nuovo anno pastorale.

Delpini, 66 anni, non dovrà cambiare troppo le sue abitudini se dovrà fare l’arcivescovo: è già vicario generale della diocesi di Milano, lavora già dall’aprile 2012 nella curia accanto al Duomo che si affaccia su piazza Fontana. Da vicario generale ha già fatto, all’ombra di Scola, il lavoro di sostanza che deve fare un vescovo. Difficile classificarlo: non è certamente un ciellino, com’era per formazione Scola; non è definibile neppure come “martiniano”, nel senso di seguace di Carlo Maria Martini, l’ultimo grande vescovo della città. “Delpini è delpiniano”, dice un uomo vicino alla curia.

Nato a Gallarate nel 1951, è cresciuto a Jerago con Orago, in provincia di Varese. Ha studiato teologia nel seminario di Venegono e dopo essere stato ordinato prete nel 1975 si è laureato in lettere classiche all’università Cattolica di Milano e poi a Roma ha studiato patristica, la dottrina dei grandi Padri della chiesa dei primi secoli del cristianesimo. Nel 1989 Martini lo nomina rettore del liceo del seminario di Venegono, la scuola dei preti ambrosiani. Dal 1993 insegna presso i seminari di Saronno e di Seveso e presso la facoltà teologica dell’Italia settentrionale a Milano. Nel 2000 diventa rettore della teologia del seminario di Venegono, che lascia nel 2006 quando il vescovo Dionigi Tettamanzi lo chiama al suo fianco come vicario episcopale della zona della diocesi a sud di Milano.

L’anno dopo riceve l’ordinazione episcopale ed è nominato vescovo ausiliare di Milano. Nel 2012 è Scola a farlo diventare vicario generale, cioè il suo vice-vescovo. Ha scelto da anni di abitare in un piccolo appartamento nella Casa del clero di via Settala, a Milano, dove si ritirano i preti anziani che lasciano le parrocchie.

Avendo passato molti anni della sua vita nei seminari milanesi, come professore e come rettore, conosce bene tutti i preti lombardi e questo gli sarà utile per ricompattare il clero della diocesi, per rimotivare i sacerdoti che negli ultimi anni hanno sentito un po’ distante il vescovo Scola e sono a volte assaliti dalla crisi, in questi anni difficili per la chiesa. Silenzioso e modesto, gran lavoratore, sembra che abbia sbaragliato, agli occhi del papa, le candidature alternative che erano filtrate nei mesi scorsi, da quella di Pierbattista Pizzaballa, dei Frati Minori, Custode di Terra Santa e arcivescovo di Gerusalemme, a Franco Brambilla, vescovo di Novara e grande amico di Delpini; da Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, ad Antonio Spadaro, gesuita, direttore della rivista La Civiltà Cattolica e ghostwriter di papa Francesco.

Non hanno sporcato la reputazione di Delpini neppure le segnalazioni di un sito contro i preti pedofili che gli rimproverava di non aver denunciato anni fa un sacerdote in seguito accusato di pedofilia. E non lo hanno bloccato neanche le richieste del consiglio presbiterale, il “senato” dei preti ambrosiani, che il 15 giugno aveva chiesto al papa di nominare un vescovo che arrivasse “da fuori diocesi”.

Il Fatto quotidiano, 7 luglio 2017
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