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Buccinasco. Mafia, antimafia e il buon nome della città

Buccinasco. Mafia, antimafia e il buon nome della città

Un libro, un sindaco
e una brutta polemica

Un libro che parla di Buccinasco, detta “la Platì del nord” per i suoi insediamenti di ‘ndrangheta, scatena ancora una volta la polemica. Ma questa volta a risentirsi e protestare non sono “i cattivi”, il sindaco e gli amministratori (di centrodestra) che hanno sempre preferito non vedere la mafia vicina di casa, ché poi sennò il mio appartamento diminuisce il suo valore di mercato. No, questa volta sono “i buoni”, il nuovo sindaco (di centrosinistra) e la nuova amministrazione, eletti con un chiaro programma antimafia e con tanta voglia di fare finalmente buona politica.

Il libro è Buccinasco. La ‘ndrangheta al nord, edito da Einaudi e scritto a quattro mani da Nando dalla Chiesa e Martina Panzarasa. Un’analisi storica e sociologica di come sia nato e cresciuto, a un passo da Milano, un laboratorio unico per comprendere come i gruppi di ‘ndrangheta si siano insediati al nord e come si siano intrecciati con il mondo delle imprese e della politica.

Primo impatto: positivo. Il vicesindaco di Buccinasco, Rino Pruiti, il 22 ottobre posta nel suo blog una recensione positiva del libro, tratta dal quotidiano la Stampa. Ma qualche giorno dopo, il 26, è il sindaco Giambattista Maiorano a invertire la rotta: pubblica sul sito del Comune una lettera aperta per difendere il buon nome di Buccinasco offeso dal libro. “Buccinasco non è sinonimo di male. Non basta essere calabresi e neppure portare un cognome compromesso per essere un poco di buono. È questa l’immagine che non condivido e che il libro, malgrado l’intento che si propone, rischia di dare della nostra città”.

Maiorano si lamenta dell’immagine di copertina (“Non è Buccinasco”) e segna con la matita blu un errore marginale contenuto nel volume (l’ex sindaco di centrosinistra Maurizio Carbonera non si è dimesso, ma ha completato il suo mandato fino al 2007). Poi difende il suo predecessore di centrodestra (Loris Cereda, arrestato per corruzione nel 2011), sostenendo che l’aver incontrato nella sua veste istituzionale esponenti del clan Barbaro sia solo mancanza “di opportuna prudenza” e che le sue esternazioni sui Barbaro siano soltanto segno di comportamento “esilarante e goliardico”, ma non certo di “diretta connivenza con i clan” (di cui peraltro non è mai stato accusato). Infine si lamenta di non essere stato intervistato nel libro (“Nessuna intervista risulta essere stata effettuata con chi, anni addietro, ha provveduto ad accendere l’interruttore perché il fascio di luce potesse evidenziare nel tessuto cittadino la presenza ancora ingombrante di famiglie già note”). In realtà, nel libro ha voce Rosa Palone, antesignana del movimento antimafia a Buccinasco e oggi giovanissima presidente del Consiglio comunale.

Nando dalla Chiesa risponde nel suo blog: “Il libro è già sottoposto a un fuoco di fila che parte dal sindaco e arriva per li rami a vari collaboratori. Con tanto di lettera aperta sul sito del Comune. Quel che non avevo immaginato è che sarebbero arrivati a difendere i Barbaro (clan oggetto di condanne in secondo grado, una delle quali restituita dalla Cassazione all’Appello con motivazioni incredibili, ma comunque non cassata). C’è una grande voglia di rimozione a Buccinasco, per fortuna non di tutti, ma per ora sembra prevalere questa voglia. Più comodo rimuovere, gridando ‘non siamo tutti mafiosi’, che chiudere con gli appalti di favore, riaprire il mercato agli imprenditori onesti, fare nomi e cognomi”.

Risponde il vicesindaco Pruiti: “Con una sorta di isterico sfogo, il professore Dalla Chiesa ci insulta e insulta conseguentemente tutta la città”.

Forse sta succedendo alla periferia di Milano quello che Ivan Lo Bello, ex presidente di Confindustria Sicilia, ripete da tempo: in molte realtà dove sono presenti organizzazioni criminali, prevale la “preoccupazione reputazionale”: non dite che c’è la mafia nel nostro paese, nella nostra città, nella nostra regione, perché altrimenti infangate il buon nome di tutti. E se proprio bisogna dirlo, lo si può fare quando si è all’opposizione, ma quando si amministra una città…

(Il Fatto quotidiano, 4 novembre 2012)

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Zero voti
al candidato antimafia del Pd

C’è una curiosa anomalia, nei risultati delle elezioni per il nuovo segretario del Pd milanese: a Buccinasco, paese di ’ndrangheta alle porte di Milano, il candidato David Gentili, presidente della commissione antimafia, ha preso 0 (zero) voti. Non pochi, o pochissimi: proprio 0 (zero). Nessun iscritto del Pd di Buccinasco ha ritenuto di dare il suo voto al candidato antimafia. Al primo turno, David Gentili aveva raccolto un buon numero di voti in città e qualcosa di meno in provincia. Così è arrivato terzo, alle spalle di Pietro Bussolati e di Arianna Cavicchioli. Al ballottaggio, il renziano Bussolati ha vinto con il 59 per cento dei voti, contro il 41 per cento della bersaniana Cavicchioli.

Tutti i candidati, naturalmente, hanno incassato voti a pelle di leopardo, in tutto il territorio del milanese. Tutti, tranne Gentili. Dappertutto, tranne a Buccinasco. Curioso, no? Perché il candidato antimafia non raccatta neanche uno straccio di voto nel paese dove il Pd ha vinto le elezioni e ha costituito una giunta che si proclama antimafia?

Buccinasco è il paese dei Barbaro-Papalia, chiamato Platì 2 perché ha più abitanti di Platì che la Platì di Calabria. È toccata da indagini come Cerberus e Parco Sud, che hanno portato ad arresti, processi, condanne. Dopo gli anni del centrodestra, con un sindaco che girava in Ferrari e negava la presenza della ’ndrangheta (e poi è stato arrestato per corruzione), ha trionfato il centrosinistra, con Pd e liste civiche che hanno inaugurato un’amministrazione pulita che ci tiene a dimostrare di aver chiuso i conti con il passato. La nuova giunta pretende di essere ontologicamente pulita. E non sopporta lezioni (di antimafia) da nessuno. Peccato che, quaggiù al Nord, le cose siano più complicate di quel che sembrano. Legami, errori, sottovalutazioni, personaggi del passato possono sempre riaprire partite che sembravano chiuse per sempre.

David Gentili, consigliere comunale a Milano diventato ottimo presidente della commissione antimafia, ha sempre invitato a tenere alta la guardia, a fare i conti con il passato, a mettere continuamente in discussione scelte e rapporti, perché la politica e l’amministrazione, che devono per forza incrociarsi con gli appalti e con gli affari, sono sempre a rischio, in territori ad alta pervasività mafiosa.

Il Pd di Buccinasco è pieno di gente perbene, ma evidentemente non vuole prediche. Si ritiene indenne da rischi. Giudica un’offesa l’attenzione che la commissione antimafia continua a dedicare a Buccinasco.

Eppure un paio di personaggi di peso sono stati recentemente scarcerati e sono tornati in paese. Eppure la Guardia di finanza è appena andata a bussare alle porte del municipio, per portar via computer e documenti del geometra Giovanni Piazzolla, funzionario del Comune responsabile degli uffici dell’urbanistica e dell’edilizia e figlio di un costruttore locale.

Eppure la commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti nella sua relazione documenta una “trattativa” tra l’amministrazione comunale di Buccinasco e i Barbaro, in anni in cui l’amministrazione era di centrosinistra. E il vicesindaco della giunta antimafia di Buccinasco esulta perché la Cassazione ha cancellato le condanne per Cerberus e Parco Sud (come a dire: vedete che a Buccinasco la mafia non c’è?) e ha disposto due nuovi processi d’appello che dovranno meglio motivare la natura mafiosa dell’associazione processata. Risultato: zero voti al candidato antimafia.

(Il Fatto quotidiano, 7 novembre 2013)

Il Fatto quotidiano, 3 novembre 2012; 7 novembre 2013
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