POLITICA

Il messaggio di Arditti. Renzi e la “sindrome dei carini”

Il messaggio di Arditti. Renzi e la “sindrome dei carini”

Ho letto un avviso ai naviganti, mercoledì 22 giugno, sul Foglio. Una lettera inviata al giornale di Giuliano Ferrara – anzi no, di Claudio Cerasa – e firmata da Roberto Arditti, l’uomo ombra di Giuseppe Sala che lo ha seguito in tutta la campagna elettorale, dopo essere stato direttore comunicazione e relazioni esterne di Expo. Scrive Arditti: “Matteo Renzi è il leader politico più talentuoso comparso sulla scena politica italiana dopo la discesa in campo del Cavaliere Silvio B”. E iniziamo bene, ma anche male, perché comunque per i veri renziani c’è un “dopo” di troppo.

La prosa decolla nelle righe seguenti: “Il giovane Renzi conquista il potere come può, cioè profittando dell’occasione che gli si presenta all’inizio del 2014. Lo fa asfaltando Enrico Letta e dimostrando faccia tosta e cinismo in dosi industriali, come peraltro si richiede a chi voglia fare quel mestiere… Lo capisce al volo Giorgio Napolitano, che decide di investire su questo giovanotto arrogante non poco, inelegante assai (nessuno osi dimenticare il giubbotto esibito con tracotanza da Maria De Filippi), ma indubbiamente carico di energia e di fiuto politico, tanto da far sembrare gente come Massimo D’Alema personaggi da archivio fotografico Alinari”.

Arditti, che proviene dal giornalismo politico (o dalla politica giornalistica?) di area berlusconiana, si è messo da tempo nella scia dell’uomo scelto da Renzi per conquistare Milano. Proprio ora che Sala ce l’ha fatta – ma per il rotto della cuffia – scrive un message in a bottle raccolto dalla scialuppa di Ferrara-Cerasa, ciurma berlusconian-renziana. “Renzi arriva a Roma”, continua Arditti, “con un gruppo di amici toscani e non, sorridenti e gentili, divisi tra loro da odi feroci, bravi e svegli. Iniziano a governare, tutto sommato non sfigurando. Sono appassionati di politica e si vede. Sono stronzi e cattivi e si vede benissimo (meno male, i buoni vanno bene solo nelle fiabe e forse annoiano pure lì)”.

“Poi arriva il 2016, con le sue elezioni amministrative. E i ragazzi prendono una bella mazzata (…). Ecco allora il quesito cui tentare di rispondere: è dunque giunto al capolinea il renzismo? Possiamo archiviarlo come fenomeno passeggero, una stravaganza di sinistra (!) nella fase crepuscolare del ventennio berlusconiano? Forse sì o forse no. Lo vedremo nei prossimi mesi. Però sul renzismo incombe un pericolo mortale. Si stanno ammalando di una malattia gravissima, direi mortale. Sono stati contagiati infatti dalla ‘sindrome dei carini’, quell’impasto stucchevole di foto ‘giuste’, posti ‘giusti’, vestiti ‘giusti’, che sembra aver preso il sopravvento nella loro vita pubblica”.

“Due esempi per capirci”, continua Arditti.“Sabato scorso il ministro Boschi va alla giornata inaugurale dell’installazione di Christo sul lago d’Iseo. Posto carino, atmosfera carina, vernice perfetta. Tutto molto giusto, tutto molto cool. E intanto a Roma e Torino la gente polverizza i candidati del Pd. Ma un errore grave lo fa anche il premier. Perché, il giorno dopo la dura prova elettorale, devi comparire a Palazzo Chigi con quel genio di chef che si chiama Massimo Bottura? Perché fai una cosa ‘carina’ dopo la tua peggiore giornata politica di sempre?”.

“Chi ci governa ha il dovere di stare sul pezzo dei problemi, dalla mattina alla sera. Non solo perché è giusto, ma anche perché serve a prendere voti. Il renzismo ha rinunciato a tutto questo? Roma, nella sua brutale dolcezza avvolgente si è già portata via cuore e anima del premier e del suo gruppo dirigente?”. Insomma: mentre i renziani di Milano festeggiano e straparlano di “modello Milano” per la vittoria di Sala, il suo braccio destro (e candidato capo di gabinetto) spara una serie di bordate niente male ai renziani di Roma e a Renzi in persona. Domanda: a chi è indirizzato questo message?

Nella foto: da destra, Matteo Renzi, Giuseppe Sala, Massimo Bottura, Maurizio Martina

Il Fatto quotidiano, 24 giugno 2016
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