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Chiara Appendino: “Ecco perché vinciamo a Torino”

Chiara Appendino: “Ecco perché vinciamo a Torino”

La descrivono come una secchiona, 31 anni, bocconiana, laurea in economia, mamma da tre mesi. È una torinese a enfasi zero, eppure Chiara Appendino ha fatto il miracolo di far diventare il Movimento 5 stelle il primo partito della città (29,9 per cento, con il Pd al 29,7). E di costringere il sindaco uscente, Piero Fassino, al ballottaggio. “A Torino non succedeva da 15 anni”, dice. “Mi rendo conto che è un risultato storico. Siamo molto felici e questo ci dà la carica per continuare nei prossimi 15 giorni il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni”.

È un risultato del vostro movimento, ma anche di una candidata considerata credibile. “Uno vale uno”, dite, ma se quell’uno è bravo e competente, aiuta. A Torino e Roma è andata bene, in altre città meno.

Il risultato credo che dipenda dal radicamento nel territorio e da come il Movimento ha lavorato negli anni. Ogni territorio ha le sue peculiarità, ma in generale credo sia cresciuto. Domenica abbiamo raccolto in tutta Italia 956 mila voti, 190 consiglieri comunali, quattro sindaci al primo turno, 20 che andranno al ballottaggio.

Il risultato non dipende anche dalla selezione dei candidati?

Io sono stata eletta dall’assemblea degli attivisti di Torino, all’unanimità. È stato un percorso naturale derivante dal lavoro fatto in Consiglio comunale. In altre città sono stati seguiti altri metodi. Io credo che non esista un sistema perfetto di selezione e che la diversità dei metodi sia un nostro punto di forza. Siamo un movimento in cui non conta il numero delle preferenze o la forza delle correnti, ma l’impegno e la partecipazione.

Di altri candidati dicono che sono teleguidati dalla Casaleggio o commissariati dal cosiddetto direttorio.

Non ci sono candidati eterodiretti. Ogni territorio ha dimostrato che il Movimento sa scegliere autonomamente la sua strada. Noi abbiamo scelto a Torino il candidato sindaco, i membri della giunta, il programma.

Avete superato il Pd nei quartieri popolari, che una volta votavano Pci.

Abbiamo ascoltato i bisogni di persone che sono state inascoltate in questi anni. Non solo in campagna elettorale, ma nei cinque anni in Consiglio comunale. L’amministrazione Fassino si è occupata di una parte della città, lasciando indietro un’altra parte. Questo ha creato un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni che noi abbiamo raccolto. Fassino ha perso 95 mila voti: qualche domanda deve farsela. Adesso sento, anche personalmente, la grande responsabilità di trasformare la fiducia che i cittadini ci hanno accordato in risposte dell’amministrazione. Non possiamo lasciare solo chi vive momenti di difficoltà.

Il Pd, a Torino come altrove, è più forte nel centro e voi nelle periferie. Loro establishment, voi cambiamento?

Io parlo di Torino, non conosco gli altri territori. Il voto è conseguenza del fatto che una forza politica è da 20 anni che amministra e in 20 anni non ha saputo dare le risposte che i cittadini si aspettavano.

Ora, al ballottaggio, avete dieci punti da rimontare.

Alla chiusura della campagna elettorale di Fassino, Sergio Chiamparino ha detto che domenica Torino avrebbe già avuto il suo nuovo sindaco. Non è successo. Il secondo turno è un’altra sfida, ma noi l’affronteremo con i programmi, racconteremo le nostre proposte per la città. Niente accordi di vertice, ma proposte ai cittadini: quelli che non mi hanno votato al primo turno e quelli che proprio non hanno votato. Abbiamo già presentato sette assessori, oggi ne presenteremo altri due: scelti in base ai curricula, alle competenze, non in cambio di voti e accordi come fanno i partiti. Le nostre caratteristiche: partecipazione, trasparenza, meritocrazia.

Beppe Grillo defilato, Gianroberto Casaleggio non c’è più: la prima campagna elettorale in cui il movimento ha fatto da solo.

Siamo cresciuti molto in questi anni. Noi a Torino poi siamo stati tra i primi ad avere consiglieri eletti al Comune e anche alla Regione. Ho sentito Beppe e anche Davide Casaleggio, mi hanno fatto gli auguri per i prossimi 15 giorni, ma è chiaro che faremo da soli. Finora eravamo una forza d’opposizione, ora siamo cresciuti e ci proponiamo come forza di governo, con i nostri progetti e una squadra competente per realizzarli.

Il Fatto quotidiano, 8 giugno 2016
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