MILANO

Sala e Parisi, faccia a faccia (con bufala)

Sala e Parisi, faccia a faccia (con bufala)

Il confronto tra i due candidati gemelli, a Sky comincia con il vecchio gioco della Settimana enigmistica, “trova le differenze”. Giuseppe Sala (centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra) sono invitati dal conduttore a indicare in che cosa sono diversi l’uno dall’altro. Ci provano, ma non è che sempre le diversità emergano nette. Sala più teso, Parisi più a suo agio, si raccontano e raccontano i loro progetti per la città. Sala dice di volere una Milano inclusiva e punta sulle periferie da risanare, “mettendoci dei soldi”.

Parisi parla di Milano aperta. A metà dibattito, il candidato del centrosinistra butta lì che ha già 100 milioni di euro per ristrutturare le case popolari, ricavate dal diritto di recesso della quota di Serravalle (autostrade) detenuta dal Comune di Milano. Nessuno lo contraddice, ma è una bufala: chi mai glieli darà, 100 milioni, per una piccola quota residua e non determinante di una società che fa utili con i pedaggi, ma ha in pancia il buco enorme di Pedemontana (superstrada lombarda iniziata e mai finita)?

La mafia? Per Parisi a Milano non è mai entrata nella politica. “La legalità è importante e la garantisco io”. Per Sala invece “bisogna combattere la mafia, anche con la commissione antimafia comunale. Io ho creato gli anticorpi alla criminalità anche in Expo”. Qualche scintilla tra i due scocca sull’immigrazione, la sicurezza, i centri sociali. Il conduttore mostra una foto di profughi accampati alla Stazione centrale di Milano. “No, con me sindaco questa foto non la vedremo più”. Sala si mostra inclusivo: “Milano ha accolto 92 mila migranti di cui 17 mila bambini. Li guardino negli occhi, quelli che li vogliono respingere. L’amico di Parisi, il ministro Alfano, li assegna a Milano, noi li accogliamo, ma Alfano li deve distribuire anche in altri luoghi”.

Parisi replica che Alfano è ministro del governo Renzi, quel “Renzi che è venuto a Milano ad abbracciare Sala e fare campagna elettorale per lui”. Sicurezza: “Quando ci rubano in casa, denunciamo solo per l’assicurazione”, dice Parisi. “Bisogna rimettere i presidi nel territorio, Pisapia ha tolto i vigili di quartiere, con Gabriele Albertini sindaco c’erano 30 pattuglie notturne, ora sono solo quattro”. Sala si scalda: “Basta con le balle! Non sono stati tolti”. “Forse non giri molto per la città”, replica Parisi. Sul più noto dei centri sociali milanesi, il Leoncavallo, Parisi è netto: “No spazi pubblici a chi ha fatto occupazioni abusive, mentre il Comune fa mille difficoltà a un’organizzazione benefica come il Pane quotidiano, che distribuisce da mangiare alle persone povere”.

Sala: “Dobbiamo regolarizzare, dare regole, non far finta che i centri sociali non esistano”. Parisi: “Vuol dire concedere in cambio altri immobili ai Cabassi, proprietari del Leoncavallo occupato? È un’ipotesi gravissima, rifiutata perfino da Basilio Rizzo” (leader della sinistra in Consiglio comunale). Di fronte all’immagine di due opere d’arte, Parisi ha dubbi su Caravaggio, Sala scambia Balla con Boccioni. Le alleanze per il ballottaggio: il rigore lo tirate a destra o a sinistra? “Non si è mai visto uno che dice prima da che parte tira il rigore”, dice Parisi. “Comunque io parlo con tutti quelli che vogliono il cambiamento a Milano”. Sala: “Penso che con i grillini ci siano elementi di convergenza”.

Sala su Renzi: “È un po’ ganassa come me, ma lo prendiamo così com’è”. Dove trovare i soldi necessari per Milano? Sala: si possono vendere quote delle società partecipate. Non Atm (trasporti), ma Sea (aeroporti) e A2a (energia). Parisi: “A2a non dobbiamo svenderla per fare cassa. È necessario trovare risorse proprie. Potremo vendere quando il mercato sarà favorevole”. Ambiente. Parisi indovina il numero dei giorni in un anno in cui a Milano è stato sforato il livello di pm10: “Cento”. Sono stati per l’esattezza 101. “Ma io non farò il blocco del traffico, non serve, bisogna invece cambiare le caldaie inquinanti”. Sala: “L’ambiente è il mio grande tema, insieme alle periferie. Non vogliamo più vedere le macchine dei milanesi parcheggiate sui marciapiedi” (ilarità in sala stampa: proprio ieri il sito Dagospia ha beccato Sala parcheggiare in seconda fila).

Il Fatto quotidiano, 9 giugno 2016
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