POLITICA

Milano, gli impresentabili di Stefano Parisi

Milano, gli impresentabili di Stefano Parisi

Non ci sono solo gli impresentabili con il bollino dell’antimafia e la certificazione di Rosy Bindi. Ci sono anche altri impresentabili, nelle liste elettorali. Candidati già con condanne penali sulle spalle, oppure altri che invece i partiti dovrebbero escludere per semplici ragioni di opportunità e di stile. Ecco gli esempi più clamorosi a Milano.

Stefano Genovese (lista civica Stefano Parisi) corre per il Municipio 9 (Porta Nuova, Niguarda, Bovisa, Affori, Bruzzano, Bicocca). Nell’aprile 2014 è stato arrestato con l’accusa di sfruttamento della prostituzione di ragazze cinesi, in una operazione condotta dai carabinieri di La Spezia. Ora è in pista nella lista che sostiene il candidato sindaco del centrodestra.

Marco Osnato (lista Fratelli d’Italia per Stefano Parisi sindaco) è il genero di Romano La Russa (fratello di Ignazio), nonché ex assessore a Trezzano sul Naviglio e consigliere comunale a Milano. È stato condannato in primo grado (ora è in attesa dell’appello) a 6 mesi di carcere, con pena sospesa, per “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Da direttore area gestionale dell’Aler, l’azienda che gestisce le case popolari, secondo la sentenza ha dato ordine a cinque amministratori di stabili Aler di frazionare gli appalti per la pulizia e la gestione del verde, per scendere sotto la soglia (193 mila euro) che obbliga a indire gare a evidenza pubblica. Ha così fatto fare affidamenti diretti ad aziende che, secondo l’accusa, avrebbero dato in cambio sostegno economico alle campagne elettorali di Osnato e di Romano La Russa. Entrambi sono stati però prosciolti da questa accusa: condannato a 5 mesi per finanziamento illecito è stato alla fine soltanto l’amministratore delegato di un’azienda che avrebbe sostenuto le campagne elettorali di Osnato e La Russa con 10 mila euro non registrati.

Osnato è più volte citato (ma mai indagato) anche nelle carte delle inchieste antimafia di Milano, per suoi contatti con esponenti vicini alle famiglie di ’ndrangheta insediate in Lombardia. Alcune intercettazioni telefoniche documentano le chiamate in Aler, per chiedere appalti, di Alfredo Iorio e Michele Iannuzzi, della società Kreiamo, considerata dai pm uno strumento finanziario dei calabresi Barbaro-Papalia. “Quando lo vado a trovare” dice Iannuzzi a Iorio, riferendosi a Osnato, “prepariamo un elenco di tutti i vari Comuni dove noi abbiamo portato dei voti, così li vanno a verificare. E poi andiamo da lui con la lista della spesa”.

Alberto Bellotti (lista civica Stefano Parisi) è un generale dei carabinieri in pensione. Oggi è direttore della società 2B International Service, che organizza viaggi per turismo sanitario in Israele. Ha avuto qualche problema di conflitto d’interessi: per due anni (fino al 2014) è stato nello stesso tempo collaboratore della Regione Lombardia per il progetto del numero d’emergenza 112 e rappresentante per l’Italia di Genesis International Health System, un gruppo israeliano che pianifica e gestisce sistemi sociosanitari. Il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta sulla sanità che ha portato all’arresto di Fabio Rizzi e Paola Canegrati. Bellotti non è indagato, ma è uno dei personaggi – annotano gli investigatori – che Canegrati incontra per sondare “eventuali prospettive di collaborazione”.

Bryan Ferrentino (lista civica Stefano Parisi) è il riferimento milanese di Azione Nazionale, il gruppo che ha tra i promotori il neofascista Benedetto Tusa, ex membro del gruppo “La Fenice”, che rappresentava a Milano Ordine nuovo, l’organizzazione in cui maturò la strage di piazza Fontana. Tusa fu condannato per l’assalto al liceo classico Manzoni dell’ottobre 1971 in cui due studenti furono accoltellati perché militanti di sinistra.

 

Il Fatto quotidiano, 2 giugno 2016
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