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Expo per la Giustizia, interviene l’Antitrust

Expo per la Giustizia, interviene l’Antitrust

Basta girare per il palazzo di giustizia di Milano per vedere i grandi schermi tv che dovrebbero dare informazioni: installati da oltre due anni, ma ancora desolatamente spenti e scollegati. Sono il lascito di Expo. Per rendere “smart” la giustizia in occasione dell’esposizione universale, sono arrivati parecchi soldi (16 milioni di euro). Assegnati per lo più senza gara. Solo nell’estate 2014 qualche magistrato milanese (Laura Bertolè Viale, Giovanni Canzio…) se ne accorge e chiede – al ministero della Giustizia, al Comune di Milano, ma anche ai colleghi che cogestivano le assegnazioni – procedure più trasparenti.

Non pare che le abbia ottenute: di nuove gare non c’è traccia e ora della vicenda si occupa anche l’Autorità antitrust, che ha aperto un’istruttoria su Net Service, azienda bolognese (ex gruppo Finmeccanica) che nel 2001 e 2004 si aggiudica le gare “madri” per la progettazione, realizzazione e gestione dell’infrastruttura centrale del Processo civile telematico (Pct) e poi domina il mercato con affidamenti diretti per continuità con quelle gare. Ora l’Antitrust dovrà dire se ci sono state “condotte ostruzionistiche e discriminatorie” che hanno impedito la concorrenza e costituito una posizione dominante. È quanto sostiene Assogestionali, l’associazione di imprese del settore che, assistita dall’avvocato Carlo Piana, ha mandato un esposto al Garante sostenendo che Net Service “impedisce l’accesso di altri produttori di software applicativi per il Pct sul mercato italiano”.

Quel che già si sa è che il Processo civile telematico e i software connessi in molte sedi giudiziarie funzionano malissimo o non funzionano affatto. A Milano, accanto a ciò, il Tribunale ha assegnato, con soldi Expo del ministero della Giustizia, incarichi diretti ad aziende tramite la mediazione della Camera di commercio come stazione appaltante: procedura dichiarata illegittima dall’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone e finita sotto indagine della Procura. Insomma: su gare e appalti, i magistrati milanesi hanno problemi anche in casa.

Il Fatto quotidiano, 25 maggio 2016
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