POLITICA

Con il pugno chiuso, Majorino consegna Milano a Sala

Con il pugno chiuso, Majorino consegna Milano a Sala

Hanno vinto, nell’ordine: Matteo Renzi; Giuseppe Sala; il Pd milanese; Pierfrancesco Majorino. Hanno perso, nell’ordine: Giuliano Pisapia; Francesca Balzani. Le primarie milanesi del centrosinistra si sono concluse con la prevedibile vittoria di Giuseppe Sala, 24.961 voti (42 per cento). Seconda Francesca Balzani, 20.057 voti (34 per cento). Terzo Pierfrancesco Majorino, 13.589 voti (23 per cento). Quarto Antonio Iannetta, che ha raccolto solo 432 voti (sotto l’1 per cento). Affluenza non clamorosa: 60.900 votanti, al di sotto del risultato del 2010 (67 mila) quando le primarie incoronarono Pisapia. La vittoria annunciata di Sala e il conflitto tra fan di Balzani e Majorino non hanno appassionato i milanesi.

Vince il progetto di Matteo Renzi di “riconquistare” Milano, finora amministrata da un’alleanza larga, Pd con Sel, pezzi della sinistra e movimenti civici dei senzapartito. Vince l’idea di Renzi di affidarsi al manager di Expo, subito accolto dalla maggioranza del Pd milanese come chi poteva in un colpo solo risolvere due problemi: riempire la casella del candidato sindaco di centrosinistra con un nome considerato “vincente”, visto che il partito non aveva alcun uomo noto e credibile da proporre alla città; e farla finita con l’esperienza di Pisapia, che era alleato del Pd, stava ben attento a non rompere con Renzi e i suoi uomini, ma alla fine decideva lui. Ora si apre una nuova fase, con la prospettiva di fare di Milano il laboratorio del Partito della Nazione o qualcosa che gli assomiglia molto.

Sconfitta Balzani, la candidata indicata da Pisapia. Il sindaco uscente, dopo la decisione di non ricandidarsi, non ha saputo tenere unita la sua squadra, ha aspettato troppo a indicare Balzani e l’ha infine sostenuta troppo flebilmente. Ma a rendere inevitabile la vittoria di Sala è stata la presenza in campo di due candidati, Balzani e Majorino, che si sono spartiti lo stesso elettorato e si sono cannibalizzati a vicenda. Lo confermano i numeri. Se gli elettori dei due avessero avuto un unico candidato su cui far convergere i suffragi, questo avrebbe tranquillamente battuto Sala.

Il distacco di Balzani da Sala non è clamoroso, alla vicesindaco sarebbero bastati meno di 5 mila voti in più per batterlo. Invece Majorino ha scelto di occupare la parte sinistra della scena (quella destra era già egemonizzata da Sala) e ha sventolato temi sociali, ha proposto il salario di cittadinanza comunale, ha parlato di case popolari, ultimi e periferie. Non ha mai corso per vincere, ma per puntare al secondo posto. Ha aggregato la Milano di sinistra.

L’ha consolata, in verità, offrendo un riparo per gli sconfitti e costruendo intanto la sua immagine di leader. Il suo pugno chiuso ha in definitiva consegnato Milano a Sala. I tre sconfitti ripetono che lavoreranno lealmente al fianco del vincitore per sconfiggere i candidati del centrodestra. Ma con la vittoria di Mr. Expo, a Milano finisce un campionato e ne inizia un altro.

Il Fatto quotidiano, 8 febbraio 2016
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