MILANO

Balzani-Majorino, lo scontro fratricida che favorisce Sala

Balzani-Majorino, lo scontro fratricida che favorisce Sala

Ultima settimana prima delle “primarie più belle del mondo” (la definizione è del sindaco uscente Giuliano Pisapia). Finalmente è caduto il velo d’ipocrisia che impacchettava i quattro candidati e si comincia a capire quali sono le differenze reali tra loro. Non i programmi per la città: saranno fatti dalla coalizione, che è la stessa per tutti (o almeno così dicono). Non le idee da X Factor che ognuno tira fuori per stupire i telespettatori e che poi non saranno realizzate (scoperchiare i Navigli, reddito garantito per i milanesi, tram gratis per tutti…). C’è la politica, quella pesante, dietro i sorrisi, le belle frasi, le proposte immaginifiche, i pugni chiusi dei magnifici quattro. E c’è un tasso di personalismi, narcisismi e risentimenti che renderebbe utile, per spiegare che cosa sta succedendo, più l’intervento di uno psicoanalista che di un politologo. Risultato: nulla è come appare, nelle “primarie più belle del mondo”.

La scena è determinata dalla presenza in campo di Giuseppe Sala: il commissario di Expo (lo è ancora) è stato voluto da Matteo Renzi, adottato dal Pd locale, sostenuto da ministri venuti in pellegrinaggio a Milano (Maurizio Martina, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio) e spalleggiato da “esterni” come Denis Verdini (che ha detto chiaro: “A Milano voterei Sala”). “È il Partito della Nazione in arrivo”, denuncia la candidata Francesca Balzani. Una svolta radicale rispetto al Modello Milano incarnato da Pisapia: centrosinistra largo, Pd unito con la sinistra e aperto ai contributi dei movimenti “civici” e dei senza-partito. Sala nega: “Macchè Partito della Nazione, non trascinate Milano nel teatrino caro solo a una brutta politica”. Intanto però pezzi di Cl si stanno organizzando per correre a votare Sala alle primarie. E l’uomo Expo è sostenuto anche da esponenti dell’Opus Dei come Pippo Garofano (ex Montedison) ed Ettore Gotti Tedeschi (ex Ior). Insomma, il perimetro delle primarie – quelle che nel 2011 videro confrontarsi l’avvocato Giuliano Pisapia, l’architetto Stefano Boeri e il costituzionalista Valerio Onida – è già saltato.

Le cose diventano perfino più complicate quando si passa a decifrare le candidature di Pierfrancesco Majorino e di Francesca Balzani (il quarto contendente, l’ottimo presidente Uisp Antonio Iannetta, sa di essere marginale). Se in campo ci fosse uno solo dei due, la partita contro Sala sarebbe quasi certamente vinta. Invece Majorino – che pure aveva promesso che si sarebbe fatto da parte per favorire una candidatura unitaria “arancione” – resta in lizza, animando una lotta fratricida. Si è posizionato su un profilo molto sociale e molto di sinistra, con tanto di pugno chiuso a favor di telecamera. Un profilo che galvanizza i fan, ma sarebbe perdente a Milano, ribattono i sostenitori di Balzani, “che invece sa parlare a tutta la città e non solo ai militanti”. Le due opposte tifoserie si scambiano cazzotti via facebook. “Balzani non è di Milano. Non conosce la città. È espressione dei salotti. È antipatica. Sembra una maestrina. Non sa fare i conti. Sa fare solo i conti. È troppo remissiva. È troppo aggressiva”. E così via.

E Majorino? C’è chi spiega il suo restare in campo con motivazioni tutte psicologiche, desiderio di affermazione, sindrome del brutto anatroccolo: Pisapia non ha scelto me, ma vi faccio vedere io chi sono. Altri giurano su motivazioni più politiche: il giovane assessore aspira a diventare un punto di riferimento nazionale per le correnti di sinistra del Pd (è sostenuto dai cuperliani, qualsiasi cosa voglia dire questa parola). Qualcuno arriva fino a ipotizzare un lucido, cinico progetto: strappare voti a Balzani con il risultato di far vincere Sala e così guadagnare crediti dai vertici del suo partito. “Ci sono due modi per far vincere Sala: votare Sala, oppure votare Majorino”, dice sconsolato un sostenitore di Balzani. “Infatti a sostenerlo ci sono esponenti del Pd che stanno con lui, ma come triangolazione per far trionfare Sala”. Nomi? Piddini di destra folgorati dalla sinistra di Majorino come l’europarlamentare Antonio Panzeri, o l’ex segretario Cgil Onorio Rosati. “Ma no”, dice un politico milanese di lungo corso, “Majorino dà per scontato che Sala vincerà e la sua partita è per arrivare secondo”. Resta inossidabile, invece, Paolo Limonta, ombra di Pisapia nella campagna del 2011 e oggi con Balzani: “Il popolo delle primarie vi stupirà. Scrivilo, questo sarà il risultato del 7 febbraio: prima Balzani, secondo Sala, terzo Majorino”.

Il Fatto quotidiano, 2 febbraio 2016
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