POLITICA

Destra o sinistra? Il presagio di Beppe e la minaccia di Silvio

Destra o sinistra? Il presagio di Beppe e la minaccia di Silvio

Era partito dicendo che destra e sinistra per lui pari sono: “Se sono di destra, di sinistra, di centro o di altro? Io dico: me ne frego” (2 novembre 2015, a un convegno delle Acli). Poi a Giuseppe Sala hanno spiegato che a votare alle primarie vanno soprattutto i militanti. Allora ha cambiato registro: “Sono di sinistra” (3 gennaio 2016, a Maria Latella su Sky). Svolgimento: “Io ho creato tanti posti di lavoro, una cosa sicuramente di sinistra. Io sono di una sinistra progressista”. Conclusione: “L’esame del sangue però non me lo faccio fare più, valuterà la gente sulla base dei programmi”.

Con un inquietante presagio oscuro: “Dal punto di vista della incorruttibilità sono sicuro, se poi ci fossero problemi amministrativi, sono disposto a tirarmi indietro perché amo Milano”. Quali sono i “problemi amministrativi” temuti? Nuove inchieste? I conti di Expo? Quanto ai posti di lavoro, in verità non li ha creati lui, se si riferisce a quelli – pubblici – dell’esposizione universale.

Comunque c’è chi l’esame del sangue gliel’ha già fatto: è Silvio Berlusconi, il quale nei giorni scorsi ha dichiarato al Quotidiano nazionale che “per quanto uno possa fingere, la verità prima o poi viene a galla”. Quale verità? “La verità è che Giuseppe Sala è un uomo del centrodestra, lo è sempre stato. Altro che Pd… Me lo presentò Bruno Ermolli e ha collaborato attivamente con la giunta Moratti. Pensa che uno così possa essere votato dalla sinistra?”. I sondaggi dicono di sì, gli fa osservare l’intervistatore. “Solo perché la nostra operazione verità non è ancora iniziata”. Attenzione, questa è quasi una minaccia: quale “operazione verità” annuncia Silvio? Che cosa vorrà rivelarci?

Intanto già sappiamo molto. Beppe Sala da Varedo nel gennaio 2009 va a fare il direttore generale del Comune di Milano su chiamata dell’allora sindaco di centrodestra Letizia Moratti. E l’uomo che lo impone a Donna Letizia è Bruno Ermolli, il gran consigliere di Silvio Berlusconi, l’uomo invisibile che presidiava in città gli incroci tra politica e affari. È ancora Ermolli che nel giugno 2010 convince Moratti a piazzare Sala al vertice di Expo. Non abbiamo dunque bisogno delle “rivelazioni” di Berlusconi per tracciare la carriera di Sala.

Ma una volta nell’amministrazione, Beppe si muove in maniera bipartisan, fedele in fondo al suo vero credo, quello che gli è scappato a novembre davanti alla platea delle Acli (“Se sono di destra, di sinistra, di centro o di altro? Io dico: me ne frego”). Da una parte, è morattiana tutta la sua tecnostruttura, la squadra che (con una valanga di problemi giudiziari e arresti) lo ha attorniato a Expo: Antonio Acerbo, Christian Malangone, Fabrizio De Pasquale, Fabrizio Grillo… E Marco Pogliani, lo spin doctor della sua campagna elettorale. Ma appena il vento gira, a Milano e poi a Roma, Sala si mette a disposizione del centrosinistra. Enrico Letta e poi Matteo Renzi lo riconfermano commissario Expo, fino alla renziana unzione come candidato sindaco.

Davvero però non vale la pena di fare le analisi del sangue, operazione ormai quasi impossibile, viste le esili differenze tra il centrodestra e il centrosinistra: quelli reali, non quelli ideali; non quelli dei programmi, che sono tutti belli a uso elettorale, ma quelli degli affari in comune. Le grandi opere, i lavori pubblici, le autostrade, le linee metropolitane, le aree dismesse, le società partecipate, Expo, il dopo-Expo… Su questo, già Letizia Moratti era sostanzialmente d’accordo, ai suoi tempi, con l’allora boss del centrosinistra milanese, Filippo Penati. Oggi gli eredi politici di Penati (Maurizio Martina, Franco Mirabelli, Matteo Mauri, Alessandro Alfieri, Pierfrancesco Maran, Pietro Bussolati…) candidano Sala sindaco, perché gli affari possano finalmente riprendere, dopo la noiosa parentesi di quel guastafeste di Giuliano Pisapia.

Intanto Comunione e liberazione, a caccia di un nuovo punto di riferimento a Milano dopo le vacanze eleganti di Roberto Formigoni, si sta preparando per andare in massa a votare Sala, alle primarie del 7 febbraio. Destra o sinistra, dunque? Beppe dice: “Me ne frego”. E se avesse ragione? A Milano sta per nascere il Partito della Nazione.

Il Fatto quotidiano, 5 gennaio 2016
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