MILANO

Dopo la Salva-Milano, vogliono la legge-lanciafiamme

Dopo la Salva-Milano, vogliono la legge-lanciafiamme

È iniziato il dopo Salva-Milano. La sanatoria che piaceva tanto a Giuseppe Sala è tramontata, stritolata tra appelli di professori preoccupati per i suoi effetti micidiali e le accuse di corruzione piovute sui protagonisti del Sistema Milano. Così, adesso, gli orfani del condono ambrosiano, acciaccati come l’Inter dopo Monaco, cercano di preparare le nuove partite.

Alcuni di loro si sono ritrovati nella sede di Assoedilizia, la più antica fra le organizzazioni sindacali dei proprietari immobiliari, che ha convocato qualche politico e qualche professionista, assegnando loro il tema da svolgere: “Lacune nella legislazione urbanistica nazionale”. Prima dicevano che le norme erano contraddittorie e confuse, adesso dicono che hanno “lacune”: perché non permettono di fare quello che vogliono loro.

Insomma, il compito assegnato era: che fare dopo le scoppole della Procura di Milano e il fallimento della Salva-Sala? Ospite d’onore Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, che si è portata avanti depositando alla Camera la proposta di legge 2332 che riscrive tutte le norme urbanistiche, dando vita a un nuovo testo unico sull’edilizia. Semplificare, deregolare, concedere, privatizzare. Più cemento per tutti, avrebbe detto il fondatore del suo partito. Ma con una prima, impellente necessità: “Abrogare tutte le norme precedenti. Sennò”, sospira Mazzetti, “poi arriva un magistrato e…”. Magistratofobia diffusa, tra i relatori del convegno.

Gianni Verga, costruzione e fatturazione, ex assessore regionale e comunale del centrodestra, ribadisce: “Dobbiamo innanzitutto abrogare tutta la legislazione urbanistica fatta dal 1942 a oggi. Fare un falò più grande di quello realizzato da Calderoli nel 2010”. La politica del lanciafiamme. Per poi scrivere, finalmente, “la legge urbanistica dei principi. Perché è più semplice che scrivere una legge di dettagli”, spiega Verga. Solo grandi principi (sussidiarietà, proprietà, abitazione, equità). L’intendenza seguirà. Ma poi i “dettagli” chi li scrive? Per realizzare gli interessi di chi?

Anche per Marco Engel, presidente di quel che resta dell’Inu, l’Istituto nazionale di urbanistica, è indispensabile “una legge urbanistica nazionale che mandi in pensione i testi vecchi”. Altrimenti, si rischia di ritrovarsi “a discutere di questioni spinose nell’aula del tribunale penale”. Sfoderando la giacchetta aragosta della sua collezione, ribadisce che le norme sono vecchie, che ci sono troppi vincoli, che l’obbligo dei piani attuativi è archeologia, è una “nicchia che permane”.

Eppure era lui che, intercettato mentre parlava con il progettista indagato Marco Prusicki, ammetteva: “È una roba che grida vendetta, com’è possibile che abbiamo distorto la norma tanto che un intervento di questa dimensione può essere ‘ristrutturazione’, e con Scia! La cosa è successa solo a Milano, perché solo Milano si sente forte abbastanza da dire chi se ne fotte…”. In pubblico abbandona i toni da “chiacchierata serale tra antichi amici” ma ribadisce che bisogna tenere lontani dall’urbanistica i magistrati penali.

Lo ripete anche Pierluigi Mantini, Politecnico di Milano, che però tira frecce avvelenate contro Sala e la Salva-Milano: fatta male, indifendibile, nata dall’arroganza. Certo, i magistrati penali non devono mettere lingua sulle vicende edilizie, “non è la sede penale quella dove si deve discutere di queste cose”, ripete Federico Filippo Oriana, presidente di Aspesi unione immobiliare, citando una Costituzione immaginaria (supponiamo quella di Paperopoli) e dimenticando che in Italia esistono anche i reati penali di abuso edilizio e lottizzazione abusiva.

Gli dà manforte il presidente di Assoedilizia, il forbito Achille Colombo Clerici, che difende anche le sanatorie: hanno validità “dal punto di vista sociale perché recuperano valori economici e fiscali”; attacca invece l’informazione: quella (poca, in verità) che alimenta “un’opinione pubblica deviata da chi evoca solo gli aspetti negativi delle sanatorie”. Ma poi è Oriana a vincere il contest (X Building?) pronunciando la frase definitiva: basta “con gli egoisti sociali che non vogliono grattacieli in giardino perché poi i loro gerani prendono due ore in meno di sole”.

Il Fatto quotidiano, 6 giugno 2025 (versione ampliata)
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