Compagni che sbagliano
La sinistra al governo e altre storie della nuova Italia
Il centrosinistra al governo ha perso dieci punti di consenso in dieci mesi.
Ecco come. La verità è che ormai i partiti sono morti e non lo sanno.
Fortissimi in termini di potere, di occupazione di posti, di visibilità mediatica.
Inesistenti nella società, nella vita reale.
Ecco le prime pagine del libro
Orfani?
Ci dicevano: ma come farete senza di lui? Voi demonizzatori, voi che su di lui avete costruito una carriera, che avete intascato copiosi diritti d’autore su libri e film che raccontano le sue storie, adesso che cosa farete? E noi a ripetere: vedrete che non riusciremo ad annoiarci. Anzi: vorremmo poter cambiare radicalmente argomenti, ci piacerebbe tanto poterci occupare finalmente d’altro, in un’Italia più «normale»; ma sappiamo che non sarà possibile. E infatti eccoci qui.
Attenzione: qualche passo verso la normalità questo Paese l’ha fatto. Al governo non c’è più il padrone delle tv, l’uomo dei conflitti d’interessi, più volte sotto processo e lungamente indagato per rapporti con la mafia. Ma a chi abbia voglia di vedere e di raccontare, l’Italia continua a regalare ancora tante storie incredibili.
Dopo le elezioni dell’aprile 2006, si è insediato un nuovo governo di centrosinistra. Chi sperava in una svolta è rimasto deluso. Le riforme promesse non sono arrivate, le leggi vergogna non sono state cancellate… Numeri troppo ristretti in Parlamento, si giustificano i vincitori, coalizione troppo eterogenea e litigiosa. Fino al mercoledì delle ceneri, quel mercoledì 21 febbraio in cui il governo, bocciato al Senato sulla politica estera, frana e si dissolve. Per rinascere un poco allargato, ma sempre strutturalmente debole: solo per i numeri? Oppure c’è qualcosa nel ventre di questo centrosinistra, nelle teste della sua élite politica, che indebolisce e sfibra? Bastano i numeri del Senato per spiegare il fatto che in un anno il centrosinistra ha perso dieci punti di consenso?
Per cercare una risposta, ecco alcune storie. Storie di un passaggio difficile, perché sempre il passato, in Italia, non vuole passare. Storie di debolezze, di trasformismi, di inciuci. Di vecchi e nuovi personaggi che occupano i valichi tra la politica, l’economia e il potere. Storie del passaggio da Tangentopoli a Furbettopoli.
Che cosa c’è nel libro
Prima parte. Diario del cambiamento
La prima parte del libro è un diario (non cronologico ma politico e con scelte molto personali) dei primi mesi di vita del governo Prodi.
1. Dov’è la vittoria
L’incredibile notte delle elezioni: doveva essere un trionfo, invece… Dieci punti di vantaggio sprecati in una campagna elettorale sbagliata e nelle scelte delle èlite dei partiti che dovevano dimostrare le rispettive forze. Aridateci la Prima Repubblica: i partiti occupavano spazi indebiti, ma almeno c’erano, nella società. Oggi ci sono solo gli apparati e la loro arroganza. Ci sono i partiti personali, trasversali alle sigle (Rutelli, D’Alema…). C’è il Sip (Sistema integrato dei partiti).
Subito a rassicurare: non faremo vendette, non colpiremo Mediaset…
Elezione dei presidenti di Camera e Senato: trionfo del Francesco Tiratore, rilegittimazione di Andreotti (che cosa dicono davvero le sue sentenze: mafioso fino alla primavera 1980. Uso non giudiziario delle sentenze: non mi importa l’ultima parolina, assolto, condannato, prescritto, ma i FATTI ritenuti certi).
L’elezione del presidente della Repubblica. La trattativa per D’Alema. Inedito: una profezia di Ivano Sacchetti: Amato e Bassanini cavalli sbagliati.
2. Il governo dei record
Il più numeroso governo della storia Repubblicana. L’incredibile curriculum (integrale) di Daniela Melchiorre. Le tangenti di Cesare De Piccoli. Le amicizie pericolose di Clemente Mastella.
Calcio sporco.
Sindrome di pacificazione. Sansonetti propone l’amnistia per salvare Previti.
Il bastone e la carota: Gad Lerner, Fabrizio Morri e Carlo Rognoni.
3. Delitti e castighi
La mafia è un’emergenza vera di questo Paese. Ma a parte gli allarmi periodici dopo gli omicidi (caso Napoli, Calabria…), anche il centrosinistra non cambia proprio nulla. Il caso Calabria (anzi, il “morbo calabrese”). Fortugno e la politica. Le società calabresi bipartisan.
L’indulto. Dopo i professionisti dell’antimafia, i professionisti dell’antiberlusconismo.
4. Sindrome di Stoccolma
L’inspiegabile comportamento del governo sui servizi segreti: dossierati, spiati, intercettati, “disarticolati”, eppure si tengono per mesi i vertici degli spioni, poi li promuovono. Attaccano invece i magistrati di Milano che devono far rispettare le leggi sui sequestri di persona e i dossieraggi illegali. Il rapimento di Abu Omar, il caso Telecom, l’ufficio di Pio Pompa, le incursioni anti Prodi della Guardia di finanza, le commissioni-fango (Mitrokhin e Telekom Serbia): è all’opera un Supersismi, una struttura mista militari-civili, istituzioni-privati. Come ai tempi del Sifar e della P2. Allarmi attentato: alcuni è certo che erano inventati per fare bella figura. Eppure il centrosinistra non reagisce. Anzi: tenta una riforma salva-Pollari. Paure? Ricatti?
5. Riformisti e radicali
Le false contrapposizioni della politica italiana. Filoamericani-antiamericani? No: gli Usa sono il più importante alleato dell’Italia, ma si tratta di far rispettare le leggi e la sovranità nazionale (le renditions sono state controproducenti: lo dice anche un falco come Luttwak).
Riformisti-massimalisti? Ma dove sono le riforme? E dove sono i terribili massimalisti quando si tratta di fare cambiamenti liberali come conflitto d’interessi, apertura del mercato tv, giustizia più rapida, azzeramento delle leggi ad personam?
I giornalisti, barometro dell’Italia. Vespa. Paragone. Sansonetti, Polito, Caldarola… Un protagonista della nuova fase: Nicola Latorre.
Uno che inciampa: Angelo Rovati (e le sue vecchie storie di Mani pulite).
Seconda parte. Cronache della nuova Italia
Storie intrecciate e personaggi dell’Italia con la sinistra al governo. Come sono cambiati i partiti. Chi sono i nuovi potenti.
6. Neri per caso
I missini erano neri e fascisti, ma anche anticorruzione e antimafia. La mutazione di An. Un caso esemplare: Ignazio La Russa. Il suo amico Salvatore Ligresti, esempio di finanziere trasversale (e il suo passato dimenticato).
L’Alta velocità e gli interessi di An. Gli affari di Ugo Martinat. L’istruttiva storia (bipartisan) della prima tangente della Tav.
7. Sulla cattiva strada
Un imprenditore-tipo della nuova era: Marcellino Gavio. I suoi rapporti con Ombretta Colli, prima, e con Filippo Penati, poi.
8. Ogni cosa è intrecciata
Gli affari del clan Fini. An in Sicilia, non più “inavvicinabili” da Cosa nostra. A Napoli: la parabola dell’ex senatore Bobbio (e la storia dell’emendamento anti-Caselli).
9. Partiti transgenici
La mutazione genetica della Lega. Fazio, Fiorani e la storia di Credieuronord. Radio 101. Un villaggio in Croazia…
Cesa e l’Udc. Cuffaro e Cosa nostra.
E Forza Italia? Se n’è parlato fin troppo. Allora: solo la piccola storia di un giovane assessore milanese, “figlio di uno spot”, andato in galera e poi assolto: la verità su Giovanni Terzi, 100 milioni incassati e un Suv.
Un altro imprenditore-tipo della nuova era: Giampaolo Angelucci (editore di Libero e del Riformista). Un centauro, un uomo dalla natura duplice, un protagonista naturale di questa nuova Italia, dunque, che non ha deciso se essere di destra o di sinistra perché non ha ancora capito la differenza, ma che non può fare a meno della politica, di destra e di sinistra, perché è essenziale per fare affari.
10. La Bicamerale segreta
La scalata dei Furbetti, estate 2005: un punto di svolta per l’Italia post-berlusconiana. Un tentativo di creare nuovi equilibri di potere. Fallito, ma…
11. Imprese rosse
Storie di affari rossi. Se Hopa era la Bicamerale dellafinanza, c’è anche la bicameralina dei servizi: Movicoop, ovvero i comunisti entro Mediaset.
Comunismo a luci rosse: il sindaco siciliano che scrive versi erotici (eva in galera per mafia). Mirello Crisafulli, il Ds che parla con il boss.
La Coop dell’Umbria e i poteri e gli affari nella regione più tranquilla e felice (?) d’Italia. Una coop alle porte di Milano e la storia dei libretti al portatore: ovvero come far diventare berlusconiano un Comune da sempre rosso.
E adesso?
Conclusioni: un bel problema. Ma i giornalisti scrivono storie, non danno soluzioni politiche.