Inter-Barcellona. Sarà l’ultimo brivido dello stadio di San Siro?

La partita epica in cui l’Inter ha battuto il Barcellona a San Siro resterà nei cuori dei tifosi e anche nella memoria di chi non è interista o non segue il calcio. Resterà nella storia dello stadio Meazza, lo splendido settantenne che martedì sera ha vissuto uno dei suoi momenti indimenticabili. L’ultimo? Due fondi americani e un sindaco improvvido vogliono che sia abbattuto, cancellato, eliminato.
Vogliono che la “Scala del calcio”, uno dei simboli di Milano conosciuti nel mondo, sia raso al suolo per poter concludere un affare immobiliare da 2 miliardi di euro, con la costruzione di un ennesimo grattacielo a uffici, un altro centro commerciale, e poi, certo, anche un nuovo stadio, per poter giustificare l’operazione finanziaria. Lo sport c’entra poco, è solo il pretesto per remunerare i due fondi che poi, realizzato il loro profitto, venderanno ad altri i due club.
Chi frequenta il Meazza conosce il suo genius loci, lo spirito che rende unico quell’impianto. “Sento dire che su altri campi c’è la bolgia, c’è la bolgia. Ma come San Siro non c’è niente”: così ha commentato Federico Dimarco, il difensore dell’Inter, dopo la vittoria sul Barcellona. Abbattere San Siro significa cancellare un pezzo di storia del calcio – e non solo del calcio. Significa radere al suolo un luogo dove generazioni di tifosi hanno vissuto entusiasmi e sofferenze, hanno gioito e imprecato, hanno coltivato la loro passione e l’hanno trasmessa ai figli.
Una gara internazionale per la gestione e la riqualificazione del glorioso Meazza potrebbe salvare la memoria e contemporaneamente adeguare lo stadio alle esigenze delle squadre: si può fare, come dimostrano ben tre progetti già esistenti (Aceti-Magistretti, Fenyves-Arco, Webuild-Roj). Ma niente da fare: il sindaco dice che vuole andare avanti, vuole vendere un bene pubblico, un’icona della città, a due fondi speculativi perché l’abbattano.
Più che una vendita, un regalo: a un prezzo ridicolo (72,9 milioni di euro), se si pensa che nella sola serata di Inter-Barcellona gli incassi del vecchio Meazza sono stati di oltre 14 milioni. Una ennesima privatizzazione. Un’operazione speculativa su cui hanno aperto un’inchiesta sia la Procura della Repubblica sia la Corte dei conti. Su questo il comitato Sì Meazza ha presentato ora un ricorso al Tar; a gennaio un altro ricorso è stato presentato dall’Associazione gruppo verde San Siro: entrambi intendono fermare un’operazione che giudicano illegittima, fuori dalle regole della pubblica amministrazione, dannosa per le casse comunali e per i cittadini milanesi.
Intanto, il Meazza ha già compiuto i 70 anni, dunque dev’essere subito sottoposto a vincolo e non può più essere abbattuto: lo sostengono i cittadini dei comitati, mostrando le vecchie foto, pubblicate sui giornali, delle partite con il secondo anello già pieno di pubblico, il 14 novembre 1954 (Inter-Bologna 2-2) e il 23 gennaio 1955 (Inter-Fiorentina 5-3). Ma ogni voce contraria all’operazione è stata silenziata, respinta, ridicolizzata.
Anche quella del regista Ken Loach che ha mandato una lettera in cui auspica che il Meazza non sia distrutto. È stata impedita, malgrado le proteste dei consiglieri comunali Enrico Fedrighini e Carlo Monguzzi, anche l’audizione di un esperto di finanza internazionale, Gian Gaetano Bellavia, chiesta dai presidenti di quattro commissioni consiliari per avere informazioni su come funzionano i fondi internazionali con cui il Comune dovrebbe realizzare l’affare.
Crescono le adesioni all’appello nazionale contro l’abbattimento dello stadio di San Siro (si può firmare su comitatosimeazza@gmail.com). E domani, sabato 10 maggio, Offtopic e San Siro città pubblica occuperanno l’area attorno al Meazza proponendo “una giornata di sport popolare contro il saccheggio di Milano”, con allenamenti ed esibizioni di boxe, torneo di calcio al Parco dei Capitani (che vorrebbero cementificare) e pranzo collettivo.