SISTEMA MILANO

Olimpiadi Milano-Cortina, gran festa a San Siro. Già venduto?

Olimpiadi Milano-Cortina, gran festa a San Siro. Già venduto?

La Fondazione Milano-Cortina 2026, il Comune di Milano e le Regioni Lombardia e Veneto pagheranno Milan e Inter, per utilizzare lo stadio Meazza per la cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici? La domanda, paradossale, ha un suo senso, perché a quella data – il 6 febbraio 2026 – il Meazza non sarà più un bene pubblico del Comune di Milano, promotore delle Olimpiadi insieme alla Regione Lombardia e alla Regione Veneto. Sarà già stato venduto a Milan e Inter, o meglio a una società-veicolo controllata dai fondi americani Redbird e Oaktree che possiedono – per ora – le due squadre di calcio. Dunque chiunque altro usi lo stadio dovrebbe pagare l’affitto ai nuovi proprietari.

La domanda sembra provocatoria, ma mette bene in luce una caratteristica del contratto di cessione – che in verità ancora nessuno ha visto, anche se le allegre consigliere e i distratti consiglieri del Pd e di Forza Italia hanno fatto passare comunque, senza paura alcuna, la vendita (anzi svendita) dello stadio e dei terreni attorno in Consiglio comunale, nella bizzarra notte tra il 29 e il 30 settembre. Approvazione in tutta fretta, senza aver permesso ai consiglieri di discutere e votare gli emendamenti già presentati e, ancor prima, senza aver lasciato alle commissioni comunali il tempo di valutare l’operazione.

Perché tutta questa fretta? Perché vendere il Meazza prima dell’inizio delle Olimpiadi invernali, pur sapendo che lo stadio dovrà ospitare la cerimonia d’apertura? Semplice: perché il 10 novembre 2025 il secondo anello del Meazza compirà 70 anni e quindi lo stadio diventerà tutelato dalla Soprintendenza e non si potrà più abbattere, se resterà proprietà pubblica. Potrà essere abbattuto solo se a quella data sarà privato: per questo i fondi Redbird e Oaktree lo vogliono acquistare prima del 10 novembre, per poterlo abbattere e realizzare l’operazione speculativa da 1,3 miliardi di euro sui terreni attorno: costruire grattacieli, uffici, hotel, centro commerciale. Il nuovo stadio sarà solo l’innesco della bomba immobiliare.

Finora conoscevamo gli assegni post-datati, quelli che qualcuno firmava con una data avanti nel tempo, per non dover pagare subito soldi che non aveva. Ora dobbiamo imparare a conoscere i contratti ante-datati, quelli per vendere subito un bene, in fretta e furia, in modo da aggirare il vincolo della Soprintendenza. Eppure il Meazza dovrà essere usato per molti anni ancora, almeno fino al 2031, e comunque fino a quando non sarà pronto il nuovo stadio. Ha senso che una pubblica amministrazione faccia in tutta fretta una vendita ante-datata per permettere a due fondi speculativi esteri di distruggere un bene-simbolo di Milano che sarà usato dalla stessa pubblica amministrazione almeno fino al 6 febbraio 2026? È regolare questo contratto con il trucco?

Ci sono poi altri tre argomenti da considerare. Primo: la data del 10 novembre è contestata dal Comitato Sì Meazza e dai cittadini che, con documenti e foto alla mano, hanno individuato nell’11 settembre 2025 il vero compleanno dello splendido settantenne, dunque già avvenuto, con conseguente impossibilità di abbatterlo. Secondo: oltre al vincolo culturale che scatta con i 70 anni, per il Meazza – sostengono alcuni esperti – dovrebbe scattare un altro, più stringente vincolo, quello storico-relazionale, che ne impedirà comunque l’abbattimento anche dopo che sarà venduto ai privati.

Terzo: ok, il prezzo non è giusto. La stima dell’Agenzia delle entrate, già bassa (197 milioni), è ulteriormente falcidiata dagli sconti che il sindaco Giuseppe Sala ha concesso ai fondi: 22 milioni di “compartecipazione” del Comune, 80 di oneri ridotti per il sottopasso Patroclo. Restano 95 milioni: 73 saranno pagati alla firma del contratto, gli altri 22 in comode rate in una decina d’anni. Alla fine, il Comune incasserà in un decennio la stessa cifra che otteneva affittando lo stadio a Milan e Inter. Una dismissione a vantaggio zero per la città.

Il Fatto quotidiano, 10 ottobre 2025
To Top