Conte bifronte: il delfino di Sala assessore & banchiere
È il delfino di Giuseppe Sala, il successore designato a diventare sindaco di Milano dopo di lui. Ora le inchieste sui grattacieli abusivi e sull’urbanistica comprata e venduta hanno fermato la sua corsa, ma Emmanuel Conte resta la prima scelta di Sala per la sua successione e comunque l’assessore più influente di Palazzo Marino.
È sua la firma (accanto a quelle della vicesindaco Anna Scavuzzo e dell’assessora allo Sport Martina Riva) sulla cruciale delibera di giunta, “licenziata” ma non votata dalla giunta, sull’operazione San Siro. Alle deleghe più “pesanti” – alle Risorse finanziarie, economiche e patrimoniali, cioè a gestire la cassa del Comune, che resta pur sempre l’azienda più grande di Milano – il sindaco nel marzo scorso, dopo le dimissioni dell’assessore alla Casa, Guido Bardelli, gli ha aggiunto anche il Demanio e il Piano casa.
Conte è nato a Eboli, in provincia di Salerno, 46 anni fa. Figlio d’arte: suo padre è l’ex ministro socialista Carmelo Conte, uno dei “quattro vicerè di Napoli” ai tempi della Prima Repubblica (con Paolo Cirino Pomicino, Giulio Di Donato e Francesco De Lorenzo). A Salerno, Conte senior portò il Psi dal 10 al 30 per cento dei voti. Nel 2016, quando il figlio fece il suo debutto in politica presentandosi alle elezioni comunali nella lista Sala, Carmelo è salito di persona al Nord per dargli una mano in campagna elettorale.
Emmanuel era arrivato a Milano per studiare: università Bocconi, laurea in economia politica, poi impiego a banca Intesa Sanpaolo. “Si sceglie di diventare milanesi quando si decide di venire qui a sfidare sé stessi e il proprio futuro, a cogliere le chance di vita che la città offre, che possono essere di studio, di intrapresa, di lavoro”, ha scritto. “Mi sento cittadino di questa città non per il mio essere ma per il mio divenire”.
A Milano avviene l’incontro con Sala e l’ingresso nel suo cerchio magico. Eletto nel 2016 consigliere comunale, diventa subito presidente della commissione Bilancio. Rieletto nel 2021, da capolista del gruppo “Beppe Sala sindaco”, viene scelto per l’assessorato al Bilancio. Il suo intervento più memorabile nell’aula consigliare di Palazzo Marino fu quello in cui chiedeva di dedicare una via di Milano a Bettino Craxi, vecchio amore di famiglia.
Ma l’aspetto più delicato della sua storia politica riguarda i suoi rapporti di lavoro. Nella sua dichiarazione dei redditi 2024 si legge che ha percepito 47,9 mila euro come “indennità di funzione” da assessore comunale, e 255,6 mila euro da lavoro dipendente e altro. Che cosa vuol dire? Che da assessore non si è messo in aspettativa dal suo impiego, tanto è vero che percepisce solo metà della “indennità di funzione” (la cifra piena sarebbe circa 100 mila euro).
Continua invece a lavorare come dirigente di Imi, gruppo Intesa Sanpaolo. È alle dipendenze dirette del responsabile della divisione “Global Primary Market & Solutions”. Un ruolo molto alto, accanto al responsabile della divisione, che riporta alle prime linee di Mauro Micillo, il numero uno di Imi. La sua divisione si occupa delle relazioni con investitori istituzionali, oltre che di Ecm (Equity Capital Market), cioè emissioni azionarie nei mercati dei capitali, e Dcm (Debt Capital Market), cioè emissione e collocamento di debito.
Questo suo ruolo è compatibile con l’incarico di assessore alle finanze del Comune di Milano? Rischia di essere al tempo stesso cliente e fornitore di se stesso. Conte bifronte. Perché Intesa ha molteplici rapporti con Palazzo Marino: ne gestisce la Tesoreria, ha curato la relazione che ha dato il via libera all’acquisto da Webuild delle quote di M4 ed è coinvolta in tante operazioni immobiliari, dal progetto dell’Arena PalaItalia a Santa Giulia al Villaggio olimpico di Porta Romana.
