SEGRETI

Addio Pazienza, la superspia delle “deviazioni” decise dalle istituzioni

Addio Pazienza, la superspia delle “deviazioni” decise dalle istituzioni

“Sapeva quasi tutto di tutti, e quello che non sapeva, tutti pensavano che lo sapesse. Per questo poté vivere come uno che non sapeva niente di niente”. Questo è l’epitaffio che Francesco Pazienza voleva scrivere sulla tomba del suo grande amico “Umbertino”, Federico Umberto d’Amato, gran burattinaio dell’Ufficio affari riservati, “Zafferano”, la più luciferina delle spie italiane.

Potrebbe essere anche il suo epitaffio, ora che è morto, a 79 anni, dopo l’ultima fase della sua vita vissuta in una villetta alta sul mare di Lerici, piena di mobili antichi e di tappeti. Francesco Pazienza vi si era riparato dopo una dozzina d’anni di carcere, condannato per aver depistato, insieme ad alti papaveri dei servizi segreti, le indagini sulla strage di Bologna.

Per lui fu inventata la definizione di “faccendiere”, ma era soprattutto un uomo d’intelligence e di operazioni coperte, che riuscì, all’ombra di Giuseppe “Bourbon” Santovito, a controllare il Sismi, il servizio segreto militare italiano.

Rivendicava con orgoglio di avere inventato il Supersismi, deviazione istituzionale dell’intelligence italiana, ma giurava che era composto solo da lui (“Io ero generale, colonnello, maresciallo, truppa e mulo con basto”). Rivendicava le operazioni dei Supersismi, cioè di Francesco Pazienza: le trattative con la Camorra per la liberazione del democristiano Ciro Cirillo dalle Br; il “Billy Gate” contro Jimmy Carter; l’operazione Solidarnosc (soldi dell’Ambrosiano, attraverso papa Wojtyla, al sindacato polacco); l’organizzazione dell’incontro tra Giovanni Paolo II e il leader palestinese Yasser Arafat.

Ha sempre negato (a ragione) di essere iscritto alla P2 (per Licio Gelli aveva solo parole di scherno e disprezzo). Ma negava anche il depistaggio sulla strage. Smentito da una condanna definitiva a 10 anni, ricevuta in compagnia di Gelli e di due ineffabili ufficiali del Sismi. Tutta colpa – diceva – di Mario Mori, il carabiniere che ha surfato sui misteri d’Italia. A Pazienza piaceva il ruolo di guida nel labirinto degli specchi, dove non sai se ciò che vedi è riflesso, o finzione, o inganno, o realtà.

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Il Fatto quotidiano, 23 giugno 2025
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