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La Procura indaga sul “concerto”, l’Europa sugli aiuti di Stato a Montepaschi

La Procura indaga sul “concerto”, l’Europa sugli aiuti di Stato a Montepaschi

Mentre a Milano la Procura continua le indagini, con acquisizioni di documenti ma anche cominciando ad ascoltare a verbale alcuni manager delle banche, a Bruxelles è arrivato un ricorso che chiede all’Europa di valutare le operazioni finanziarie realizzate negli ultimi mesi in Italia con l’obiettivo di cambiare gli equilibri di Montepaschi, Mediobanca e Generali.

È stata Mediobanca a intervenire presso la Dg Comp, la direzione generale della Commissione europea che vigila sulla concorrenza. L’ipotesi formulata dall’istituto guidato da Alberto Nagel è che le operazioni del Mef, il ministero del Tesoro, su Montepaschi non escano dal perimetro dell’aiuto di Stato.

Lo scenario è quello dell’assalto a Mediobanca lanciato dal gruppo Caltagirone, in alleanza con Delfin (la finanziaria della famiglia Del Vecchio) e Bpm, con l’obiettivo di conquistare anche Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista.

L’attacco è diventato palese il 24 gennaio 2025, quando Montepaschi – ormai controllata da Bpm-Caltagirone-Delfin – ha lanciato una offerta pubblica di scambio (Ops) su Mediobanca. Questa mossa era stata preparata da un’operazione del novembre 2024. Il Tesoro, per evitare l’accusa di violazione della concorrenza e di aiuti di Stato, doveva scendere entro il 31 dicembre 2024 sotto il 20% di Montepaschi “con procedure di mercato”.

Lo ha fatto invece passando il controllo a quattro investitori “amici”, con procedure che – secondo Mediobanca – non sono di mercato e che rivelano un “concerto” non dichiarato tra Caltagirone, Delfin e Bpm. Il Mef lancia un Abb (Accelerated Bookbuilding) per vendere un pacchetto del 7% delle azioni, che poi diventa addirittura del 15%.

Per realizzare l’operazione incarica non i consueti grossi istituti finanziari già coinvolti nelle prime due fasi dell’Abb, ma soltanto la piccola Banca Akros, che si accolla da sola tutto il rischio di un’operazione da 1,1 miliardi. E poi colloca quel 15% a soli quattro soggetti, Caltagirone, Delfin, Bpm e Anima, che in soli nove minuti consegnano offerte fotocopia, con un piccolo premio del 5% rispetto al prezzo di mercato. Una vendita in famiglia, visto che sia Akros sia Anima fanno parte del gruppo Bpm.

Resta a bocca asciutta Unicredit, che protesta per l’esclusione con un esposto a Consob. Protesta anche Mediobanca, secondo cui l’operazione è concordata dal governo con Akros, Bpm, Caltagirone e Delfin che acquisiscono di fatto il controllo di Montepaschi, con quel 15% a cui si somma l’11% ancora nelle mani del Tesoro, che s’impegna (con il comunicato numero 131) “a non vendere sul mercato ulteriori azioni Montepaschi per un periodo di 90 giorni”. Giusto il tempo per lanciare in piena sicurezza la Ops di Montepaschi su Mediobanca.

Non avviene neppure un reale cambio di governance: Luigi Lovaglio (indicato dal Mef) resta alla guida della banca di Siena ed entrano in Cda cinque nuovi consiglieri, tra cui Alessandro, figlio di Francesco Gaetano Caltagirone. Modalità – secondo Mediobanca – che non sciolgono affatto il nodo degli aiuti di Stato.

Ora sarà la Dg Comp a valutare le ipotesi di Mediobanca. E sarà la Procura di Milano ad analizzare le ipotesi di “concerto” tra Caltagirone, Delfin e Akros-Bpm denunciate da Mediobanca con un esposto travestito da denuncia per diffamazione nei confronti di un articolo di Osvaldo De Paolini sul Giornale.

Il procuratore Marcello Viola e l’aggiunto Roberto Pellicano stanno procedendo con grande cautela, per non interferire con azioni giudiziarie su delicate operazioni finanziarie. Del resto, di fronte a denunce circostanziate, benché ancora tutte da provare, hanno dovuto avviare indagini. Hanno tenuto a lungo coperta l’inchiesta, negando perfino di aver iscritto nomi nel registro degli indagati.

Ma qualche nome è stato iscritto: di banchieri e di società bancarie; e la Guardia di finanza sta svolgendo complesse attività d’indagine. Ha già chiesto e ottenuto documenti presso gli istituti coinvolti in questa vicenda, tra cui Banca Akros. La Procura sta anche raccogliendo le testimonianze di alcuni tra i protagonisti delle operazioni, a partire dai vertici di Unicredit, che avevano segnalato alla Consob di essere stati tagliati fuori da Akros dalla possibilità di acquisire azioni Montepaschi.

Un altro capitolo riguarda l’intervento delle casse di previdenza, Enpam, Enasarco e Cassa forense, che nelle ultime settimane avevano acquistato a prezzi non convenienti azioni Mediobanca fino al 6%, in vista dell’assemblea (poi rimandata al 25 settembre) in cui avrebbero votato contro l’acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca: compiacendo il governo e la cordata Caltagirone, ma caricando di forti rischi le loro casse.

Il Fatto quotidiano, 18 giugno 2025
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