Assolti Barbacetto e Travaglio, le spese le pagherà Ada Lucia De Cesaris

di Antonella Mascali /
Aveva chiesto la condanna al risarcimento per diffamazione di Gianni Barbacetto e Marco Travaglio e, invece, l’avvocato Ada Lucia De Cesaris, ex vicesindaca della Giunta Pisapia a Milano, dovrà pagare le spese processuali. Il giudice civile, Andrea Borrelli, ha stabilito che i fatti riportati in un articolo del 2021 sono reali e , dunque, è stato esercitato “legittimamente” il diritto di cronaca e di critica sancito dalla Costituzione, articolo 21.
De Cesaris aveva chiesto a Barbacetto, come autore e a Travaglio, come direttore “in solido fra loro, o in via alternativa” i danni “morali, di immagine e non patrimoniali” calcolati in 20 mila euro o “nella maggiore o minore somma che si riterrà equa e di giustizia”. In subordine, chiedeva a Barbacetto un risarcimento di 5 mila euro. L’articolo incriminato è quello dal titolo: “La renziana dell’ok al Trotto è l’avvocato di Inter e Milan”, sottotitolo “L’ex vicesindaca De Cesaris e l’affare dell’ippodromo”.
L’avvocato, in particolare, ha ritenuto che fosse stata lesa “gravemente la reputazione” per la conclusione di Barbacetto: “Dopo avere concesso il cambio di destinazione d’uso per l’area del Trotto, è diventata legal advisor di Milan e Inter, fiera sostenitrice del progetto di abbattimento del Meazza. Anche perché lo Stadio è ad appena tre metri dalle case di lusso che dovrebbero sorgere sui terreni dell’ippodromo: meglio abbatterlo e costruirne uno nuovo più in là”.
Per il giudice Borrelli non c’è stata diffamazione e ha respinto le pretese di De Cesaris, come chiesto dall’avvocato Caterina Malavenda, che ha rappresentato i giornalisti. I concetti espressi dal giudice sono importanti per la difesa del diritto non solo di cronaca ma anche di critica a fatti autentici. Lo scritto, si legge nella sentenza, non contiene notizie false, “neppure quando le attribuisce un rapporto professionale” anche con il Milan oltre che con l’Inter.
Inoltre, e questo è il passaggio che esplicita il diritto di critica, pur avendo “un taglio malizioso, comprensibilmente non gradito dalla ricorrente, non ha utilizzato espressioni inaccettabilmente sproporzionate”, non c’è stata “particolare enfasi narrativa, peraltro comunque lecita” se non ci sono ingiurie, né falsità. Dunque, “il cd. requisito della continenza è rispettato”, così come è stato rispettato l’altro requisito perché sussista il diritto di cronaca: l’interesse pubblico all’informazione.
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