Il mago della Scia, la fatina Adaluc e altre meraviglie

Dopo la corruzione, ecco che anche la concussione entra tra i reati contestati ai signori del Sistema Milano. L’inchiesta sembra sempre più una Mani pulite dell’urbanistica sporca, una Grattacielopoli delle regole aggirate e degli oneri scontati. Di corruzione è accusato Giovanni Oggioni, da anni Grande Vecchio degli uffici comunali. Di concussione Marco Cerri, il progettista che arrivava a risolvere magicamente i problemi dei costruttori grazie ai suoi rapporti con una “organizzazione parallela e sostitutiva di quella istituzionale degli uffici comunali, ridotta a un mero simulacro e appendice di uffici privati”.
Organizzazione che si è “intersecata e connessa con quella dell’altro vero e proprio ‘ufficio parallelo’ di Marco Emilio Cerri”, architetto ed ex componente della onnipotente Commissione paesaggio. Due strutture “parallele e sostitutive”, una dentro gli uffici di Palazzo Marino (Oggioni and friends, con Andrea Viaroli, Franco Zinna, Carla Barone), l’altra fuori, in contatto con i costruttori (Cerri in sodalizio con l’avvocato-ex assessore e vicesindaco Ada Lucia De Cesaris).
Due dischi che, come nella frizione di un’auto, si accoppiano per cambiare le marce e accelerare l’urbanistica milanese. Al “fine comune di favorire le società operatrici e i progettisti prescelti a piacimento, attraverso la valutazione positiva e la facilitazione dei loro progetti anche non conformi alla normativa”.
Così scrive il giudice delle indagini preliminari Mattia Fiorentini, che ha contestato la concussione e ha sospeso per un anno l’architetto Cerri da ogni attività professionale, sia pubblica sia privata. E sottolinea che “nonostante Cerri non sia un avvocato (tantomeno un amministrativista), l’intera crème degli studi di architettura milanesi si rivolge a lui per garantirsi una sicura approvazione dei progetti edilizi da presentare in Comune, remunerandolo lautamente per qualifiche e competenze che loro stessi possiedono (o dovrebbero possedere)”.
È il mago della Scia (l’autocertificazione con cui a Milano si tiran su i grattacieli): grazie ai suoi rapporti dentro gli uffici comunali e al legame con Adaluc De Cesaris, già “assessore comunale all’Urbanistica nel periodo 2012–2015, in cui si è consolidata la ‘normativizzazione’ dei poteri della Commissione paesaggio e, di conseguenza, l’aggravarsi delle violazioni di legge”.
Ecco le radici del nuovo Rito ambrosiano: gli anni 2012-2015 quando Adaluc smontava l’Urbanistica milanese consegnandola alle scelte discrezionali dei consulenti della Commissione paesaggio, impastati di conflitti d’interesse, che lavoravano per gli operatori immobiliari di cui poi approvavano i progetti. Poi Adaluc, diventata lo spirito guida del renzismo a Milano, sbatteva la porta di Palazzo Marino perché non scelta da Giuliano Pisapia come suo successore sulla poltrona di sindaco, consolandosi con il ben remunerato lavoro di consulente degli operatori immobiliari, nello studio di quell’avvocato Guido Bardelli infine inopinatamente scelto dal sindaco Giuseppe Sala come assessore-meteora alla Casa.
De Cesaris, scrive il giudice, è tra le persone “che forniscono in tempo reale a Cerri informazioni riservate, che in nulla dovrebbero riguardarlo” (come il contenuto dell’incontro di un costruttore con una banca che gli toglie i finanziamenti se si ostina a non si affidarsi al mago della Scia, a Marco Cerri). Quello stesso Cerri che, con l’aiuto tecnico di Adaluc e, chissà, del competentissimo Bardelli, si mette al lavoro per scrivere la legge che era destinata a cancellare le indagini della Procura su Grattacielo selvaggio e a sostituire le leggi urbanistiche nazionali con il miracoloso Rito ambrosiano: la Salva-Milano, prodigio voluto da Sala e poi disconosciuto, in attesa che arrivi qualche altro prodigio di Rito romano.