GIUSTIZIA

Gratteri: “La riforma Nordio, un regalo ai colletti bianchi”

Gratteri: “La riforma Nordio, un regalo ai colletti bianchi”

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha più volte polemizzato con il ministro Carlo Nordio sulle sue ricette per riformare la giustizia e in particolar modo sui costi delle intercettazioni e sulla loro limitazione. Ora la “riforma Nordio” è stata approvata.

Che giudizio complessivo ne dà? Non c’è più l’abuso d’ufficio ed è stato svuotato il traffico d’influenze. Ci sarà l’interrogatorio preventivo almeno cinque giorni prima dell’arresto. E il nuovo bavaglio: divieto di pubblicazione dell’avviso di garanzia, dei dialoghi non riportati dal giudice nel suo provvedimento, dei dati di persone ascoltate ma non indagate. Sono tutti regali ai colletti bianchi?

Da Tangentopoli in poi si è fatto di tutto per rendere più difficoltosa l’attività di indagine sui reati contro la pubblica amministrazione. Queste ulteriori modifiche non fanno altro che pregiudicare la nostra possibilità di fare indagini. L’idea che i sindaci avessero paura di firmare gli atti amministrativi per timore di essere indagati è ridicola. I sindaci prima di firmare potevano consultarsi con il segretario comunale, il viceprefetto, lo stesso prefetto, tutti esperti di diritto amministrativo. E invece si è deciso per l’abrogazione. Di questo passo sarà sempre più difficile indagare su colletti bianchi e pubblica amministrazione. Se non è un regalo ai colletti bianchi, poco ci manca.

Sul tema delle intercettazioni, è stato lo stesso ministero della Giustizia a fornire i dati che le danno ragione. Le spese per gli ascolti sono in costante diminuzione e sono scese negli ultimi anni da 300 a 239 milioni.

Non voglio fare polemica, ma è necessario ribadire un concetto che chi fa indagini non può che condividere: le intercettazioni sono uno strumento di ricerca della prova irrinunciabile. I loro costi, tutt’altro che eccessivi, vengono da sempre ammortizzati dalle centinaia di milioni che ogni anno entrano nelle casse dello stato in seguito alle indagini delle forze dell’ordine coordinate dalle varie procure. Bisognerebbe prenderne atto una volta per tutte.

Meno spese per le intercettazioni significa anche che le intercettazioni sono diminuite di numero? E questo significa che è diminuita più in generale l’azione di contrasto ai reati?

La diminuzione delle spese si deve principalmente al nuovo listino rinegoziato dalla Procura di Catanzaro nel 2022, successivamente adottato da altre Procure e infine ratificato dal ministero della Giustizia. Con il nuovo accordo, i prezzi delle intercettazioni sono stati abbassati del 30%. Certe notizie andrebbe contestualizzate.

La centralizzazione dei server in cui conservale le intercettazioni è stata utile? O è un pericolo per la sicurezza delle informazioni?

La fuga delle notizie è sempre riconducibile a un fattore umano, non certo alla capacità di qualcuno di entrare nel server e acquisire informazioni sensibili. Piuttosto che affrontare il problema, si è deciso di rendere più farraginoso il meccanismo sulla protezione degli atti d’indagine. Chi sarà responsabile della password e dove verrà custodita? E se succede qualcosa all’unico che ne è responsabile, come si farà ad accedere alle informazioni custodite nel server?

Il limite dei 45 giorni per le intercettazioni vorrà dire meno efficacia nelle indagini?

Le indagini a orologeria non mi convincono. Chi ha introdotto questa misura non ha tenuto conto della capacità strategica delle organizzazioni criminali. E se un gruppo di rapinatori che sono oggetto di indagine decidono di agire al quarantaseiesimo giorno che faremo? Ce la prenderemo con il limite dei 45 giorni che non ci ha consentito l’acquisizione delle prove?

Il Fatto quotidiano, 11 luglio 2024
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