MILANO

Colpo di spugna: ecco il condono (che dà ragione ai pm)

Colpo di spugna: ecco il condono (che dà ragione ai pm)

I contenuti dell’emendamento preparato dalla Lega di Matteo Salvini per “salvare Milano” (anticipati ieri dal Sole 24 ore) paradossalmente dimostrano due cose: che il provvedimento è un vero e proprio condono; e che il Rito Ambrosiano fin qui seguito dagli uffici urbanistici del Comune di Milano è proprio fuori legge.

L’emendamento prevede che tutto ciò che è stato permesso e realizzato finora sarà considerato in automatico conforme alla disciplina urbanistica. Per il futuro, però, si torna alla legge: non saranno consentite “costruzioni per volumi superiori ai 3 metri cubi per metro quadrato di area edificabile, ovvero altezze superiori ai 25 metri”, se non “previa approvazione di apposito piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata”.

Dunque un condono per il passato, un colpo di spugna per azzerare le inchieste aperte dalla Procura di Milano. E un ritorno alla legge per il futuro. Non è quello che chiedeva il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che voleva invece una “interpretazione autentica” delle norme edilizie capace di smontare le inchieste.

Non è arrivata, malgrado le telefonate Sala-Salvini: perché il centrodestra non vuole fare regali al sindaco di Milano; ma soprattutto perché l’“interpretazione autentica”  è impossibile, poiché la legge fondamentale dell’urbanistica dice chiaramente che per le costruzioni con volumi superiori ai 3 metri cubi per metro quadrato, o con altezze superiori ai 25 metri è necessario approvare un piano che calcoli gli “standard” (verde, strade, trasporti, asili, fognature…) resi necessari dall’arrivo di nuovi abitanti in zona.

Non basta dunque una Scia (la Segnalazione certificata di inizio attività) in uso a Milano per tirar su grattacieli e torri come quelli sotto indagine e in almeno altri 150 casi. Il condono, per paradosso, ribadendo che per il futuro bisogna tornare al rispetto della legge urbanistica del 1942, conferma l’ipotesi dei pm: e cioè che le norme non sono affatto contraddittorie e controverse e che non possono essere sostituite da determine dirigenziali e circolari comunali.

Nei prossimi giorni, il “salva-Milano” sarà proposto all’esame della commissione Ambiente della Camera, che intanto ha proceduto ad audizioni tra cui quelle dei tre assessori all’Urbanistica di Milano (Giancarlo Tancredi), Napoli (Laura Lieto) e Torino (Paolo Mazzoleni). Quest’ultimo è uno degli indagati delle inchieste di Milano: come progettista della “torre nel cortile” di piazza Aspromonte.

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Il Fatto quotidiano, 20 giugno 2024
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