Grattacielopoli. I falsi allarmi sui conti dell’edilizia da “paradiso fiscale”
La banda del buco che ha fatto perdere alla città 2,207 miliardi ora si lamenta che le casse comunali perderanno 100 milioni (a causa delle loro scelte)
Allarmi! A Milano lo sviluppo è bloccato a causa delle inchieste della Procura sugli abusi edilizi. Così la città nel 2024 perderà 100 milioni, oneri d’urbanizzazione che non entreranno nelle casse comunali. Lo prevede l’assessore Giancarlo Tancredi. No, ne perderà ben 150, rincara la dose la presidente di Assimpredil Ance, Regina De Albertis. Chi offre di più? Allarmi! Allarmi!
Gli alti lai del garante pro tempore del Rito ambrosiano in Comune e della Regina dei palazzinari ricordano i lamenti dei ristoratori di Tangentopoli dopo gli arresti di Mani pulite. Effettivamente allora ci fu un consistente calo di coperti nei locali dove si attovagliavano, nella Milano da bere, i signori della politica e degli appalti. Oggi, nella Milano da spolpare, chi si lamenta perché la pacchia è finita fa, in realtà, i calcoli di quanto perde lui, non la città.
Proviamo dunque a farli davvero, i conti. Milano ha attirato negli ultimi anni un mucchio di soldi: 15 miliardi di euro tra il 2014 e il 2018, aveva dichiarato Tancredi, che prevedeva l’arrivo di altri 13 miliardi tra il 2019 e il 2029. Così è diventata la città prima in Europa per investimenti immobiliari, seguita da Monaco di Baviera (10,8 miliardi) e Amsterdam (10,2 miliardi).
Quali sono i due motivi di questo trionfale successo? Bassi costi e regole quasi inesistenti. Milano ha fatto dumping urbanistico, diventando una sorta d’Irlanda, il “paradiso fiscale” europeo dell’immobiliare, grazie agli oneri d’urbanizzazione più bassi d’Europa e alle norme del Rito ambrosiano che permettono di tirar su grattacieli con un’autocertificazione (la prodigiosa Scia).
Così Milano, da città produttiva e creativa, è diventata una miniera. Un campo da cui estrarre valore immobiliare. Ma se a Monaco chi costruisce restituisce alla città circa il 30% del valore estratto, a Milano gli “sviluppatori” le lasciano solo l’8%. Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti: una “città premium” regno della rendita che espelle chi vive di lavoro. Lo ha rilevato anche Stefano Boeri in un’intervista al Corriere: “In questi anni la città ha perso quasi 400 mila abitanti e ne ha presi 500 mila. In crescita, ma ha cambiato Dna. Se ne sono andati giovani e nuclei non in grado di accedere all’acquisto o all’affitto di una casa”. È in corso una vera e propria “sostituzione etnica”.
E allora, questi conti? Milano perderà 100 o 150 milioni per colpa dei pm? Facciamoli bene e tutti, i calcoli. Dunque: 107 milioni il Comune li ha buttati non aggiornando per anni gli oneri d’urbanizzazione; altri 100 non li ha mai incassati per gli oneri “a scomputo”, cioè quelli che dovrebbero essere pagati dagli operatori realizzando servizi. Poi ci sono i soldi che il Comune ha perso facendo pagare le “monetizzazioni degli standard” un quarto dei valori di mercato: una voragine, almeno 1,5 miliardi. Un altro mezzo miliardo non versato da Fs per la valorizzazione degli scali ferroviari.
Milano ha dunque perso negli ultimi anni oltre 2 miliardi di euro, per colpa del Rito ambrosiano officiato dal sindaco Giuseppe Sala e dai suoi collaboratori, che hanno voluto rendere “attrattiva” la città. Dio non voglia che la Corte dei conti arrivi prima o poi a chiederne il conto a loro. Quanti servizi per i cittadini si potevano realizzare con questa cifra regalata a costruttori e sviluppatori?
Ora viene il bello: quelli che hanno fatto perdere a Milano più di 2 miliardi strillano per le perdite future che sono però solo conseguenze delle loro azioni. Non del “caos”, “groviglio”, “garbuglio” legislativo, che esistono solo nelle teste di Sala e Tancredi, Salvini e De Albertis, oltre che nei titoli di Repubblica, ma delle consuetudini (il Rito ambrosiano) che hanno sostituito le norme nazionali e regionali con determine dirigenziali e circolari che contraddicono platealmente la legge.
Adesso Milano potrebbe tornare finalmente a uno sviluppo regolato: recuperando almeno qualcosa di quanto perso e d’ora in poi incassando di più (facendo pagare il giusto agli sviluppatori), anche costruendo di meno.
Leggi anche:
Chi si rivede nei cantieri di Milano: il Rito Ambrosiano
Paura della firma? Ma no, a Milano il cemento è self-service