Il vecchio e il nuovo Testamento: la tv a Pier Silvio e Marina, milioni a Dell’Utri e a Fascina
Due fogli giallo paglierino intestati “Villa San Martino” e poche righe scritte a mano. Così Silvio ha lasciato le sue ultime volontà, sottoscritte già il 2 ottobre 2006 e custodite dal notaio Arrigo Roveda di Milano: “Lascio la disponibile in parti uguali ai miei figli Marina e Pier Silvio. Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei 5 figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi”.
Poi, il 19 gennaio 2022, Berlusconi scrive su una busta “Ai miei figli” e vi infila dentro un foglio su cui scrive, sempre a mano, quindici righe vergate con inchiostro nero: “Cara Marina, Pier Silvio, Barbara e Eleonora, sto andando al San Raffaele, se non dovessi tornare vi prego di prendere atto di quanto segue”.
Dimentica un figlio, Luigi, e dispone lasciti al fratello Paolo, a Marta Fascina e a Marcello Dell’Utri: “Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me”. E chiude: “Grazie, tanto amore a tutti voi, il vostro papà”. A Marta lascia un “legato” di 100 milioni, come a Paolo. E 30 milioni a Marcello, l’uomo che per conto di Silvio ha tenuto per una vita i rapporti tra Milano e Palermo, già condannato per i suoi rapporti con Cosa nostra e ancora indagato dalla Procura di Firenze che sta verificando se abbia partecipato come mandante alle stragi di mafia del 1993.
È Marina, alla fine, a diffondere, a nome di tutti i fratelli e le sorelle, un comunicato rassicurante sul cuore dell’impero, che è Fininvest: “Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, ricevuta lettura delle volontà testamentarie del padre Silvio Berlusconi, informano che da esse risulta che nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto su Fininvest Spa, precedentemente esercitato dal padre stesso”. Dice che Silvio è insostituibile e che i figli sono uniti. Più in concreto, è stato mantenuto l’equilibrio tra i cinque fratelli, consegnando però a Marina e Pier Silvio la guida dell’impero.
Fino alla morte del fondatore, il 12 giugno, Fininvest era posseduta al 61,21 per cento da Silvio Berlusconi e la quota restante era divisa tra i cinque figli: 7,81 per cento a testa a Marina e Pier Silvio; e 7,29 per cento a testa a Barbara, Eleonora e Luigi. Ora la quota del padre viene distribuita ai figli: la “legittima” (i due terzi) viene divisa in parti uguali tra i cinque figli: 8,33 per cento a testa; la parte “disponibile” (un terzo) tutta a Marina e Pier Silvio, metà ciascuno. La sola distribuzione in parti uguali della “legittima” avrebbe consegnato il controllo di Fininvest ai tre figli di Veronica Lario, che sarebbero passati, insieme, dal 21,87 al 46,86 per cento, mentre Marina e Pier Silvio dal 15,62 si sarebbero fermati al 32,28.
Gli equilibri sono ricostruiti dalla quota “disponibile”, che va interamente a Marina e Pier Silvio, in quote uguali, e li porta insieme al 53 per cento. Gli altri tre fratelli si fermano al 47 per cento. È di Marina e Pier Silvio, dunque, il controllo della holding di famiglia. Controllare la Fininvest significa controllare l’impero berlusconiano. Perché Fininvest ha a sua volta il controllo del 48,6 per cento di Mfe, Media For Europe, la holding internazionale con sede legale in Olanda che ha in pancia Mediaset Italia e Mediaset Spagna. Ha poi il 53,3 per cento di Mondadori, il 30 per cento di banca Mediolanum, il 100 per cento del Teatro Manzoni e il Monza calcio.
Tutto il resto del patrimonio di Berlusconi viene diviso con lo stesso sistema: i due terzi di “legittima” sono divisi in parti uguali tra tutti i cinque figli, il terzo di “disponibile” va tutto in parti uguali a Marina e Pier Silvio. Il testamento olografo lasciato da Berlusconi non contiene però il dettaglio del suo patrimonio, né la valutazione di tutti i beni che comprende. Oltre a Fininvest, ci sono opere d’arte, conti, altri beni. In passato le inchieste hanno portato alla luce decine di società e conti offshore, riparati in paradisi fiscali e societari e schermati in modo da non essere ufficialmente riconducibili a Berlusconi.
Poi c’è il patrimonio immobiliare, concentrato nella società Dolcedrago, che a sua volta controlla la Immobiliare Idra spa, la Immobiliare Dueville srl e la Essebi real Estate srl, che posseggono le residenze che furono di Berlusconi. Nel patrimonio della Idra rientra villa San Martino di Arcore e Villa Certosa di Porto Rotondo. Alcuni immobili in passato sono stati venduti, come villa Maria a Lecco, altri sono ancora sul mercato, come Villa Lampara a Cannes. Anche i ricavi di queste vendite verranno divise poi tra i figli.
Nei giorni successivi alla morte di Berlusconi, in Borsa i titoli della famiglia erano cresciuti di molto segnalando che i mercati scommettevano su cambiamenti e possibili vendite. L’apertura del testamento li ha invece acquietati: le società quotate della famiglia sono in calo in Borsa. Segno che molti monetizzano la crescita dei valori lievitati dal 12 giugno, ma anche che i nuovi equilibri in Fininvest hanno convinto i mercati della continuità aziendale. Con Marina azionista di riferimento e Pier Silvio capo azienda della tv che promette di far diventare crossmediale ed europea.
Il testamento di Silvio
– Clicca qui per la copia del documento redatto dal notaio nel 2023
– Questa la pagina aggiunta nel 2022 a favore di Marta Fascina e Marcello Dell’Utri: