L’Italia sotto esame dell’Ocse sulla corruzione internazionale

È al lavoro il Working Group on Bribery (Wgb), ossia il “gruppo di lavoro sulle tangenti” dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. In questo momento, sotto esame sono l’Italia e la Francia: saranno sottoposte alla verifica periodica che il Wgb svolge su tutti gli Stati membri, con il modello delle “valutazioni reciproche” o “tra pari”. La prossima sessione dei lavori inizierà lunedì 6 dicembre e si concluderà venerdì 10: parteciperanno i rappresentanti dei 44 Stati membri più gli osservatori.
Questa sessione riguarderà la Francia. Poi sarà la volta dell’Italia, che a gennaio 2022 riceverà la visita dei valutatori, una decina di persone, che verranno (Covid permettendo) a Milano e a Roma e incontreranno magistrati, avvocati, parlamentari, rappresentanti di ong, giornalisti. A giugno dovrebbe arrivare la pagella finale. Questa volta tocca ai rappresentanti di Stati Uniti e Germania fare gli esaminatori.
Oggetto della valutazione è l’attuazione della Convenzione Ocse del 1997, che impegna gli Stati membri a perseguire la corruzione attiva internazionale e a condannare i propri cittadini e le persone fisiche e giuridiche che pagano tangenti all’estero: in modo tale che nessun Paese possa avere negli scambi internazionali un indebito “vantaggio competitivo” criminale.
La valutazione dell’Italia cade in un momento “caldo”: non soltanto per l’introduzione di nuove leggi (come la riforma Cartabia) che potrebbero rendere più difficile perseguire la corruzione internazionale; ma soprattutto per le recenti sentenze che hanno assolto Eni e i suoi manager; e per le inchieste aperte sui magistrati della Procura di Milano che in quei processi hanno sostenuto l’accusa (Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, che mercoledì hanno ribadito le loro ragioni ai pm di Brescia).
Questo tema è posto anche da una lettera mandata al presidente del Wgb, Drago Kos, dalle ong Global Witness e The Corner House (Gran Bretagna), Heda (Nigeria) e Recommon (Italia). Nella missiva, si esprime preoccupazione per “sentenze di assoluzione sulla corruzione internazionale pronunciate da giudici italiani che sono, a nostro giudizio, in contrasto con la ratio della Convenzione Ocse, così come interpretata nei commenti ufficiali e da altre autorità riconosciute.
Le argomentazioni giuridiche poste a sostegno di queste sentenze rischiano di trasformare l’Italia in un firmatario della Convenzione senza mordente. Le aziende italiane potrebbero ora corrompere all’estero, sapendo che una condanna è altamente improbabile”. Inoltre, secondo le ong, “i magistrati che hanno perseguito casi di corruzione di alto profilo sono diventati bersaglio di intimidazioni, sorveglianza e indagini”.