Hines contro Coima. E uno strano premio da 16 milioni (per permessi veloci)
C’è un’operazione immobiliare a Milano che, rivista oggi, dopo le accuse di corruzione nelle indagini sull’urbanistica, potrebbe attirare su di sé nuova attenzione: è la gara per lo sviluppo immobiliare dell’ex scalo Farini e il premio (“success fee”) di 16 milioni promesso per ottenere in tempi rapidi dal Comune di Milano i permessi per costruire la nuova sede di Unicredit. Il Fatto ne scrisse più d’un anno fa, nel giugno 2024.
La storia parte il 13 dicembre 2023, quando furono aperte le buste con le offerte per la gara lanciata da Fs Sistemi Urbani per l’area Farini, su cui dovrà essere realizzata l’operazione immobiliare più importante dei prossimi anni: lo “sviluppo” del più grande e pregiato dei sette ex scali ferroviari di Milano da “rigenerare”.
Quel giorno, Manfredi Catella era euforico e sicuro di vincere: era pronto ad aggiungere anche lo scalo Farini alle sue realizzazioni in città, dopo Porta Nuova (Bosco verticale e gli altri grattacieli del luogo più cool della città) e scalo Romana (villaggio olimpico). La sua Coima aveva presentato un’offerta attorno ai 400 milioni, in alleanza con Generali Real Estate e Emaar Properties (il fondo degli Emirati Arabi che possiede, tra l’altro, il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo).
Invece, a sorpresa, risultò vincitrice l’offerta presentata da Mario Abbadessa, il manager alla guida della società italiana del colosso statunitense Hines, in alleanza con Prelios e Unicredit. Un’offerta record: 500 milioni, decisa in un consiglio d’amministrazione straordinario di Unicredit convocato a sorpresa dall’amministratore delegato Andrea Orcel la mattina dello stesso giorno in cui si dovevano presentare le offerte.
Il progetto di Hines e Prelios è di costruire nello scalo Farini residenze e uffici, ma innanzitutto la nuova sede di Unicredit, dove concentrare i 7 mila dipendenti e manager della banca che ora lavorano nel grattacielo disegnato da Cesar Pelli in piazza Gae Aulenti e quelli ospitati nella sede decentrata di Lampugnano, alla periferia di Milano. Nella fase della gara, Hines era stata assistita dallo studio Chiomenti e l’operazione era stata poi conclusa da Redeus Fund, fondo di investimento alternativo immobiliare chiuso, gestito da Prelios Sgr assistita dallo studio legale Dentons.
La vittoria di Hines ha avuto anche il sapore di una vendetta contro Coima: per lo “schiaffo di Sesto” ricevuto nella primavera del 2023, quando Catella aveva sottratto ad Abbadessa l’operazione immobiliare Milanosesto sulle aree che furono delle acciaierie Falck a Sesto San Giovanni.
Ma è un altro particolare dell’operazione scalo Farini che, rivisto oggi, catalizza l’attenzione: è una inedita “success fee” inserita nell’affare, ossia un premio di ben 16 milioni di euro che Unicredit, Hines e Prelios si impegnano a pagare se i tempi di realizzazione saranno rapidi, se cioè la nuova sede di Unicredit sarà realizzata in sei anni: 8 milioni di euro in premio se riusciranno a ottenere dal Comune di Milano il piano attuativo entro il 2027 e altri 8 se avranno il permesso a costruire entro il 2030.
I tempi sono importanti, perché nel 2030 scade il contratto d’affitto del grattacielo di piazza Aulenti, venduto nel 2015 da Coima al fondo sovrano del Qatar (Qia, Qatar Investment Authority), ma ancor oggi gestito da Coima. La domanda, che oggi torna ancor più pressante che un anno fa, è: come pensavano di far scattare il “success fee”, come prevedevano di impiegare i 16 milioni, come immaginavano di far funzionare il ricco premio per far correre l’amministrazione milanese?
