Park Towers, sei rinvii a giudizio. Dicevano: “È una roba che grida vendetta”
Un altro processo s’incardina, tra quelli avviati dalla Procura di Milano sull’urbanistica del “Rito ambrosiano”. Sei persone rinviate a giudizio per le Park Towers, una delle vicende più rilevanti della nuova Mani pulite dei grattacieli.
È una piena conferma dell’attività d’indagine della Procura arrivata ieri dalla giudice dell’udienza preliminare Alessandra Di Fazio. Ha deciso che sì, gli elementi di prova portati dall’accusa meritano che sia un processo – prima udienza il 12 novembre – a decidere le eventuali responsabilità penali dei sei imputati. I pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, contestano ai sei il reato di lottizzazione abusiva: per aver tirato su due grattacieli di 23 e 16 piani, alti 81 e 59 metri, più una palazzina di 10 metri, per un totale di 113 appartamenti, 50 box e 50 posti auto. Il tutto costruito in via Crescenzago, sul bordo del parco Lambro (“La tua casa affacciata sul parco”, diceva la pubblicità).
Lottizzazione abusiva, contestano i pm, perché realizzata con una semplice Scia (l’autocertificazione dei costruttori) senza un piano attuativo che calcoli i servizi dovuti per legge (strade, verde, fognature, acqua, luce, gas, asili), visto l’arrivo in zona di duecento nuovi abitanti, e senza che il Comune abbia preteso gli oneri d’urbanizzazione previsti per una nuova costruzione, fatta passare invece per “ristrutturazione”. La Procura regionale della Corte dei conti della Lombardia ha già contestato ai funzionari dello Sportello unico edilizia del Comune di Milano un danno erariale ipotizzato in 321 mila euro.
Rinviati dunque a giudizio l’imprenditore immobiliare Andrea Bezziccheri, il progettista Sergio Francesco Maria Asti, il rappresentante legale della Devero costruzioni che ha eseguito i lavori Roberto Vederio e tre funzionari del Comune di Milano che hanno dato il via libera alle edificazioni: Carla Barone, Francesco Rosata e Maurizio De Luca. Bezziccheri, titolare della Bluestone, è indagato anche per altre vicende urbanistiche, come il primo caso di questa inchiesta: la costruzione di un palazzo di otto piani dentro un cortile di piazza Aspromonte.
È anche uno dei sei candidati all’arresto (con il dimissionario assessore comunale Giancarlo Tancredi, l’imprenditore Manfredi Catella e altri tre indagati): con l’accusa di corruzione, per aver dato quasi mezzo milione di euro in consulenze all’architetto Alessandro Scandurra, per ottenere – secondo le ipotesi d’accusa – da parte della Commissione paesaggio del Comune (di cui Scandurra faceva parte) l’approvazione degli affari immobiliari a cui era interessato. A Bezziccheri la Guardia di finanza durante una perquisizione ha trovato e sequestrato circa 120 mila euro in contanti.
Le Park Towers sono una realizzazione edilizia talmente fuori dalle norme che se ne stupivano anche due professionisti, in una conversazione intercettata dalla Procura: erano Marco Prusicki, presidente della Commissione paesaggio dal 2015 al 2021 (indagato), e Marco Engel, presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica Lombardia (non indagato). Dicevano: “Che cazzo, è una roba… è una roba che grida vendetta! Com’è possibile che abbiamo distorto la norma in maniera tale che un intervento di questa dimensione possa essere un intervento di ristrutturazione con Scia? La cosa è successa solo a Milano. È solo Milano che si sente forte abbastanza per dire: chi se ne fotte”.
Il caso Park Towers smonta anche uno dei tormentoni della propaganda anti-magistrati di questi mesi: quello sulle “famiglie sospese” che sarebbero rimaste senza casa a causa dei cantieri bloccati dalla Procura. I giudici non hanno sequestrato le torri di via Crescenzago proprio per garantire i diritti degli incolpevoli acquirenti, che sono tranquillamente entrati negli appartamenti che avevano comprato.
Questa vicenda è la quarta ad approdare a dibattimento: in Tribunale sono già fissati i processi per la Torre Milano di via Stresa, per il cantiere di via Fauchè, e per il Bosconavigli firmato dal Stefano Boeri.
