SISTEMA MILANO

Grattacieli Puliti: tutte le responsabilità di Sala (penali e politiche)

Grattacieli Puliti: tutte le responsabilità di Sala (penali e politiche)

Quanto resisterà il sindaco Giuseppe Sala, asserragliato a Palazzo Marino? È bene distinguere le responsabilità giudiziarie emerse (finora) e le responsabilità politiche. Sul piano giudiziario, la Procura gli contesta due ipotesi di reato. Concorso nel falso commesso da Giuseppe Marinoni nell’aver dichiarato di non essere in conflitto d’interessi; e concorso nell’induzione indebita sempre di Marinoni nel sostegno al progetto Pirellino di Manfredi Catella e Stefano Boeri. Imputazioni minori rispetto a quelle contestate agli altri protagonisti del Sistema Milano. Ma vediamole.

A Sala viene contestato di aver firmato la riconferma di Marinoni alla guida della Commissione paesaggio e soprattutto di aver fatto deliberare alla giunta il patrocinio del Comune allo “Studio di una Strategia Urbana e Paesaggistica Porte Metropolitane-Milano 2050”: un privatissimo piano regolatore ombra, deciso da Marinoni insieme ai costruttori. Questo, secondo il gip che ha deciso gli arresti per Marinoni e Tancredi, “creava le basi per l’insorgenza di un perdurante conflitto di interessi in capo a Marinoni, accreditandolo presso tutti gli investitori interessati alla riqualificazione dei nodi”.

Gli affidava insomma, per delibera di giunta, la guida dello sviluppo futuro della città: “Subappaltava a Marinoni la realizzazione di una parte fondamentale dell’approvanda variante del piano di governo del territorio, ben sapendo che era personalmente ed economicamente coinvolto nelle iniziative”. Saranno i giudici a stabilire se è reato. Di certo, l’aver consegnato a Marinoni e ai privati lo sviluppo della città è, dal punto di vista politico, una responsabilità gravissima e già accertata.

La seconda imputazione è quella che il gip ritiene non consolidata. Sala avrebbe fatto pressioni su Marinoni, insieme a Tancredi, Catella e Stefano Boeri, per far approvare il progetto Pirellino. La Commissione paesaggio per due volte dice no, troppo impattante. Il 22 giugno dice sì, ma con condizioni. Il 5 ottobre dice sì, senza condizioni. Che cosa succede tra il 22 giugno e il 5 ottobre? Alessandro Scandurra riceve da Coima di Catella un incarico da 28.500 euro e conclude un contratto per uno studentato in via Messina. Poi il 5 ottobre si presenta in Commissione paesaggio e fa approvare il progetto Pirellino.

Per questo il gip dispone l’arresto per Catella e Scandurra: per corruzione (soldi e incarichi in cambio del suo voto). Ma dice no all’arresto per induzione indebita su Marinoni di Catella e Tancredi (e dunque alleggerisce la posizione anche di Boeri e Sala). Perché la riforma della concussione inserita nella riforma Severino del 2012 impone che chi riceve la pressione abbia un vantaggio personale.

Qui non c’è: “Le pressioni su Marinoni erano esclusivamente sostenute dal debito di riconoscenza che sapeva di avere con Tancredi (essendo stato quest’ultimo ad averlo nominato presidente della Commissione), nonché dalla sudditanza che, a sua volta, il coinvolgimento dei più alti rappresentanti del Comune, fra cui il sindaco Sala, era in grado di esercitare su Marinoni”.

Marinoni “cedeva alle insistenze semplicemente perché accettava supinamente le ingerenze di colleghi e ‘superiori’, a loro volta incalzati dai privati e da loro latamente minacciati, quantomeno di azioni legali”. Senza interesse personale del destinatario, “non è ravvisabile l’elemento materiale del delitto di induzione indebita”.

Un comportamento simile è sanzionato invece da un altro articolo del codice penale, quello che punisce l’abuso d’ufficio. Ma qui, dopo la Severino che ha “spacchettato” la concussione, è arrivata la legge Nordio ad abolire l’abuso d’ufficio. Sul piano penale, dunque, è alleggerita – per ora – la posizione di Sala.

Sul piano fattuale e politico? A Milano si era impiantato “un sistema tentacolare nel quale una parte della classe politica, di dirigenti comunali, dell’imprenditoria e delle libere professioni – in una commistione di conflitto di interessi e mercimonio della funzione pubblica – prospera piegando a proprio uso le regole”. Di chi è la responsabilità politica di averlo lasciato prosperare?

Il Fatto quotidiano, 2 agosto 2025
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