Grattacieli Puliti, la vera storia. Dal “Giardino Nascosto” al sindaco Sala
Tutto è nato da un “Giardino Nascosto”: Hidden Garden, in inglese. È il nome green con cui erano pubblicizzati appartamenti in vendita in un nuovo palazzo in piazza Aspromonte, a Milano. “Nascosto” proprio bene, il “Giardino”, perché in quella zona non c’è spazio libero per costruire nulla. Gli abitanti attorno prima si stupiscono, poi si preoccupano, quando capiscono che il palazzone, sette piani, altezza 27 metri, dovrà sorgere dentro il loro cortile di casa. Al posto di un fabbricato di un paio di piani completamente abbattuto.
Cominciano a protestare: “Il nuovo edificio ci toglierà luce, aria, vista. Attorno è tutto costruito, non avrà neppure un varco per far entrare e uscire le persone, che dovranno passare dai nostri portoni”. Nel 2022 mandano un esposto alla Procura della Repubblica. Arriva sul tavolo di una pm arrivata da Palermo, Marina Petruzzella, che lo prende sul serio, malgrado le mille difficoltà che le buttano addosso.
“Quel cortile non è un cortile”, sentenzia magrittianamente la potentissima Commissione paesaggio di Milano, “bensì uno spazio residuale, saturato in modo frammentario e caotico”. Potenza del linguaggio. E di chi promuove l’operazione. L’impresa è la Bluestone di Andrea Bezziccheri. Il progettista è Paolo Mazzoleni, uomo dalle mille parti in commedia. Nel tempo, è stato: professore al Politecnico, presidente dell’Ordine degli architetti di Milano, presidente della Commissione paesaggio, dal 2021 assessore all’Urbanistica a Torino nella giunta Pd del sindaco Stefano Lo Russo.
Petruzzella chiede (invano) il sequestro del cantiere, perché il Palazzone-Giardino-Nascosto-Benissimo è abusivo: non si può costruire nei cortili; per di più senza un piano attuativo, come se fosse una “ristrutturazione” e non una nuova costruzione. Iscrive nel registro degli indagati dodici persone: il progettista Mazzoleni, il titolare della Bluestone Bezziccheri, tre funzionari del Comune di Milano, tre componenti della Commissione paesaggio, oltre al direttore dei lavori e ai costruttori. È il caso numero uno della Mani pulite dell’urbanistica milanese.
Un caso tira l’altro, gli esposti dei cittadini diventano indagini. Nel 2024 l’elenco delle operazioni edilizie sotto inchiesta si allunga giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. C’è la Torre Milano di via Stresa, un grattacielo di 24 piani, 82 metri, costruito come “ristrutturazione” del piccolo edificio che ospitava la casa editrice dell’Intrepido e del Monello. Le Park Towers di via Crescenzago (“La tua casa affacciata sul parco”, diceva la pubblicità), due grattacieli di 23 e 16 piani più una palazzina di 10 metri, tirati su sul bordo del Parco Lambro come “ristrutturazione” di piccoli capannoni. Le torri Lac di via Cancano, affacciate sul laghetto del parco delle Cave, “ristrutturazione” della vecchia fabbrichetta delle pompe Peroni.
Altri palazzi che spuntano nei cortili, in via Fauchè e in via Lepontina (“Giardino Segreto Isola”: segreto, certo, poiché abusivo e nascosto dentro un cortile; ma più che un giardino è una torre di sette piani, alta 22 metri, fatta passare per “ristrutturazione” di un vecchio fabbricato di due piani). E poi il Bosconavigli: e qui i giornali hanno un brivido, perché entra in scena l’archistar Stefano Boeri (sarà poi indagato in altre tre inchieste), progettista di un ecomostro costruito tra la circonvallazione e il Naviglio, reso però molto green da tante piante sui balconi: abuso edilizio, secondo la Procura.
Non perché tirato su – come nei casi precedenti – con una semplice Scia (un’autocertificazione) senza il piano attuativo che calcola i servizi necessari per i nuovi abitanti in arrivo (e li fa pagare ai costruttori), ma perché ha una convenzione edilizia che non è stata approvata, secondo la legge, dal Consiglio comunale, o almeno dalla giunta. No, a Milano da una decina d’anni si usa così: le convenzioni sono firmate da un dirigente comunale e dall’operatore edilizio che si danno appuntamento da un notaio, come fosse un affare privato.
Il procuratore Marcello Viola costituisce un piccolo pool di magistrati, a Marina Petruzzella si uniscono Paolo Filippini e Mauro Clerici, con il coordinamento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Reati contestati: lottizzazione abusiva, abuso edilizio e (per gli impiegati del Comune) anche falso e abuso d’ufficio. Parte la tarantella della politica e dei costruttori: le norme urbanistiche sono “antiche”, “superate”, “rigide”, “confuse”, “contraddittorie”, dunque a Milano, città veloce, sono state interpretate e semplificate: è il Rito ambrosiano, bellezza.
È una costellazione di reati, rispondono invece i giudici delle indagini preliminari e del Riesame chiamati a giudicare le richieste dei pm. Ed è una sottrazione di servizi ai cittadini, a causa dei supersconti che il Comune fa ai costruttori (2 miliardi di euro, secondo calcoli provvisori).
Superata la ventina di inchieste, costruttori e politici cercano una via d’uscita. Matteo Salvini propone un condono per il passato. Il sindaco Giuseppe Sala non vuole ammettere di aver lasciato costruire per un decennio contro le leggi e pretende una “legge d’interpretazione autentica” che dica: le consuetudini del Rito ambrosiano sono la vera legge, per tutta Italia e per sempre. È la Salva-Milano. Insorgono 180 giuristi, urbanisti, costituzionalisti, economisti: la Salva-Milano è una deregulation inaccettabile, oltre che incostituzionale. Approvata alla Camera, si blocca in Senato.
Il 5 marzo 2025 l’inchiesta fa un salto: il primo arresto. Tocca a Giovanni Oggioni, il più potente dei dirigenti comunali, accusato di corruzione. Secondo i pm ha favorito almeno 16 progetti immobiliari. In cambio, ha incassato 178 mila euro: una consulenza ottenuta da Assimpredil. Altri soldi, 124 mila euro, sono arrivati a sua figlia dalla società Abitare In, uno dei grandi sviluppatori immobiliari a Milano.
Di corruzione è accusato anche l’assessore Pd a Torino Mazzoleni, per aver pagato consulenze a due componenti della Commissione paesaggio, per convincerle alla decisione magrittiana (“Questo cortile non è un cortile”) e avere il via libera al palazzone di piazza Aspromonte.
Ultimo salto (per ora): 16 luglio, la Mani pulite dei grattacieli abusivi arriva in cima alla catena di comando, al sindaco Sala, all’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, al re dei costruttori milanesi Manfredi Catella (Coima). Emerge il Sistema Milano, un incredibile intreccio di decisioni pubbliche, affari privati e ricchi incarichi professionali. A decidere cosa e come costruire è la “cricca” costruttori-dirigenti comunali-progettisti.
Gli indagati salgono a 74, la Commissione paesaggio è individuata come la “cupola” degli affari, con i suoi componenti contemporaneamente pubblici ufficiali e progettisti privati, ringraziati dai costruttori con 3,9 milioni di euro in consulenze e incarichi: la tangente cool. La politica però fa muro, il Pd salva Sala dalle dimissioni. A settembre, si apriranno i primi quattro processi (Torre Milano, via Fauchè, Bosconavigli, Park Towers).
