SISTEMA MILANO

Grattacieli Puliti, la schizofrenia di giornali e tv

Grattacieli Puliti, la schizofrenia di giornali e tv

In questi giorni i poveri lettori che ancora si ostinano (per fortuna) a comprare i giornali si sono trovati davanti a un caso grave di schizofrenia. Nelle pagine delle cronache giudiziarie che raccontano il Sistema Milano hanno letto di una cricca composta da dirigenti del Comune, progettisti e imprenditori che decideva lo sviluppo urbano della città, sottratto alle sedi istituzionali: il Consiglio comunale, la giunta, gli uffici urbanistici.

I giochi veri si facevano in privatissimi uffici e studi professionali, con incontri informali tra chi voleva costruire e chi doveva decidere; oppure in chat spensierate come quella che Giovanni Oggioni (ex dirigente comunale diventato il grande manovratore della Commissione paesaggio, ora agli arresti per corruzione) aveva chiamato “Compagni di merende”. Che spiritosi. Oggioni, dopo aver fissato un pranzo con i sodali, scriveva: “Giovedì ci sono, ubriacatemi che poi ho la Commissione paesaggio, approvo tutto”. E giù risate.

Chi è dotato di buona fede e media intelligenza ha capito benissimo il Sistema: il nuovo skyline di Milano non è stato deciso dalle istituzioni in nome del bene della città, ma dagli imprenditori immobiliari e dai rappresentanti dei fondi che devono portare a casa il loro risultato: più profitto; dunque più cemento. Risultato legittimo, è il loro lavoro. Sono il sindaco, l’assessore, i dirigenti del Comune che devono fare argine, progettando la città per il bene comune e imponendo a tutti di rispettare la trasparenza e le leggi urbanistiche.

Nel Sistema Milano, invece, a decidere erano i costruttori (oggi si chiamano “sviluppatori”), che per raggiungere i loro risultati hanno pagato – il conto lo ha fatto la Guardia di finanza – 3,9 milioni di euro ai progettisti double face: come componenti della Commissione paesaggio (dunque pubblici ufficiali) approvavano i progetti; come progettisti passavano a riscuotere dai costruttori ricchi incarichi e consulenze.

Se il povero lettore passa dalle pagine di cronaca a quelle dei commenti e della politica, si trova catapultato in un’altra dimensione: lo sviluppo di Milano è una cosa bellissima, gli sviluppatori hanno portato ricchezza, i progettisti progettano e scherzano in chat, la magistratura si intromette dappertutto e ora vuole decidere anche i piani urbanistici, i reati contestati non esistono, l’(ex) assessore Giancarlo Tancredi è un portento e il sindaco Giuseppe Sala un santo. Schizofrenia tra pagina 2 e pagina 3. Ma fanno finta di non rendersene conto.

I commenti assolutori e santificanti sono quasi unanimi. E non c’è da stupirsi che la difesa del Sistema Milano sia bipartisan, arrivi da sinistra (che delusione, Elly) e da destra (a parte gli inviti a lasciare la poltrona di sindaco per metterci un altro di destra che faccia le stesse cose): Milano ha seguito il modello Moratti-Sala, avviato dalla sindaca Letizia e poi attuato dal suo city manager diventato sindaco. La cupola degli affari – la Commissione paesaggio – era lottizzata da destra e sinistra, maggioranza e opposizione, tanto è vero che un suo componente, il progettista Marco Cerri, ammette di essere stato indicato da un consigliere di Forza Italia.

La parola più citata nei commenti e nei talk tv è garantismo. Il lettore (spaesato) di giornali schizofrenici ha però già capito che è un trucco: per stabilire le responsabilità penali aspetteremo pazientemente cinque o dieci anni, i processi, le sentenze definitive, le prescrizioni. Ma le responsabilità politiche sono chiare già ora. Basta leggere le pagine di cronaca. È già chiarissimo che il garante del Sistema Milano, il federatore (sì) degli interessi bipartisan della Milano degli affari si chiama Giuseppe Sala.

Il Fatto quotidiano, 25 luglio 2025
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