Bologna, la Cassazione chiude il cerchio: Bellini e la strage nera

di Gianni Barbacetto e Sarah Buono /
Un altro chiodo è stato piantato dalla Corte di cassazione nel muro slabbrato della stazione di Bologna che racconta la storia della strage del 2 agosto 1980. È quello della sentenza che rende definitiva la condanna all’ergastolo di Paolo Bellini, terrorista neofascista (e poi collaboratore di apparati dello Stato a ridosso delle stragi di mafia del 1992-93). Si aggiunge e si allinea alle condanne già definitive di altri terroristi neri: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini.
La strage è neofascista. I supremi giudici hanno accolto l’impianto accusatorio della Procura generale di Bologna secondo cui “è pienamente provato l’apporto concorsuale” di Cavallini e Bellini nella più sanguinosa delle stragi italiane, 85 morti e oltre 200 feriti. Una strage politica, voluta dalla P2 e dai servizi segreti collegati alla loggia di Licio Gelli, che pagò non solo i Nar, ma anche altri gruppi di estrema destra dell’epoca, come pure il militante di Avanguardia nazionale Paolo Bellini.
È lui – si leggeva nelle oltre 400 pagine della sentenza d’appello ora confermata – il responsabile di aver “trasportato, consegnato e collocato parte dell’esplosivo” che sventrò la stazione bolognese. Smentite le affermazioni di Bellini che nega di aver mai conosciuto Cavallini. Già un telex del Sisde (il servizio segreto civile) nel 1983 riportava: “Sappiamo che Bellini era in contatto con Gilberto Cavallini, alias Antonio”.
La strage aveva alle spalle una attenta organizzazione: “L’efficacia devastante del piano criminale eseguito e gli immediati depistaggi seguiti evidenziano”, si leggeva nelle motivazioni d’Appello, “come esso sia stato meticolosamente organizzato anche per consentire ai partecipi materiali di costruire degli alibi coerenti. Tale piano prevedeva la partecipazione di almeno due gruppi di individui istruiti per agire autonomamente fra loro sino al momento della collocazione della bomba alla stazione”.
Sopra gli esecutori neri, c’erano i finanziatori e i registi. Per i giudici d’Assise si può “ritenere del tutto condivisibile e fondata l’esistenza di un collegamento tra Bellini sia con Licio Gelli che con Federico Umberto D’Amato (ex capo del servizio segreto civile) in quanto con entrambi senza ombra di dubbio Stefano Delle Chiaie (leader di Avanguardia nazionale) aveva stabili contatti diretti”. Di conseguenza appare condivisibile pensare che “sia Gelli che D’Amato, attraverso Delle Chiaie, abbiano potuto ottenere da Bellini la disponibilità, economicamente remunerata, di contribuire, unitamente a ulteriori soggetti, alla strage di Bologna. Circostanza questa che da sola spiega le ragioni dei reiterati e gravi depistaggi”.
Sentenza definitiva anche per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, condannato a 6 anni per depistaggio, e per Domenico Catracchia, amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, condannato a 4 anni per false informazioni al pm: sugli appartamenti dei servizi segreti – vertigine italiana – affittati nel tempo a terroristi neri e a brigatisti rossi.