MILANO

I “facilitatori”. La cricca dell’urbanistica a Milano, ecco i nomi

I “facilitatori”. La cricca dell’urbanistica a Milano, ecco i nomi

L’inchiesta su “grattacielo selvaggio” compie un salto. Contestato il reato di traffico d’influenze illecite. C’è chi “mette in contatto” costruttori e dirigenti comunali. Altrimenti la pratica si blocca

Nella Milano di Giuseppe Sala e dell’assessore alla “rigenerazione urbana” Giancarlo Tancredi non ci sono tanti singoli abusi edilizi, ma un “sistema” che aggira le norme urbanistiche e non solo permette agli operatori di costruire di più, ma finisce anche per togliere soldi alle casse del Comune e servizi ai cittadini.

I magistrati, mettendo in fila i casi finora finiti sotto indagine, ritengono di aver scoperto che il “sistema” funziona anche grazie a quelli vengono chiamati “facilitatori”: professionisti che fanno da ponte tra operatori immobiliari e pubblica amministrazione, che mettono in relazione costruttori e dirigenti del Comune, grazie ai loro rapporti con dipendenti di palazzo Marino. C’è insomma a Milano una “cricca” dell’urbanistica che decide chi costruisce e chi no, o almeno chi ha subito via libera e chi invece viene frenato: a meno che non si affidi alla persona giusta.

E poi c’è una rete di professionisti che, in un intreccio di conflitti d’interesse, giocano due parti in commedia: firmano progetti da presentare in Comune, ma anche entrano a far parte della Commissione paesaggio che approva i progetti per conto del Comune.

Scrivono i pm: “Cardine di tale sistema appare essere la Commissione per il paesaggio, in cui emergono forti criticità rappresentate dalla mancata astensione, o comunque dalla mendace dichiarazione (in violazione della normativa anticorruzione) della sussistenza di un conflitto di interessi anche potenziale tra la funzione pubblica rivestita e gli interessi economici personali, da parte di alcuni membri di fronte alla trattazione di fascicoli riferiti a operatori economici con i quali gli stessi professionisti intrattengono rapporti commerciali”.

I tecnici (scelti dal sindaco) che fanno parte della Commissione paesaggio dovrebbero astenersi quando la Commissione decide su un progetto in cui sono coinvolti. Non sempre lo fanno e comunque è troppo forte e opaco il legame dei progettisti con chi ha dato loro incarichi in passato o potrebbe assegnarli in futuro.

Non tutti i progettisti, poi, sono uguali: “Sono emerse, infatti, anche situazioni di disparità di trattamento tra progetti al vaglio della Commissione; in diversi casi, progetti similari hanno ricevuto diverse e contrastanti valutazioni, a seconda se il progettista sia o meno inserito in quelli che appaiono ‘circuiti di privilegio’ caratterizzati da traffico di influenze ad opera di professionisti svolgenti il ruolo di facilitatori”.

Eccoli, dunque, i “facilitatori”, che fanno tornare alla mente gli “architetti da riporto” che ai bei tempi della Milano da bere servivano, più che a progettare palazzi, a portare a casa i permessi del Comune. Qualche anno dopo, a quel sistema fu dato un nome: Tangentopoli.

I casi concreti allineati dai pm. Scalo House (due torri più uno studentato, ora sequestrati dal giudice) è stato approvato solo quando a presentare il progetto è arrivato l’architetto Paolo Mazzoleni (oggi assessore Pd a Torino). Il suo progetto era pressocché identico a quello precedente, dell’architetto Marco Mapelli “che ha invece subito diversi dinieghi sia dalla Commissione per il paesaggio, sia dallo Sportello unico dell’edilizia”.

Stesso destino ha il progetto di via dell’Assunta (sotto indagine): riceve più bocciature, finché si sbocca magicamente quando viene cambiato il progettista, sostituito dall’architetto Alessandro Trivelli che lavora in partnership con un componente della Commissione paesaggio.

Ancor più clamoroso il caso del cantiere di via Lamarmora (anch’esso sotto indagine): il progetto è osteggiato dagli uffici del Comune quando a presentarlo è l’architetto Alessio Grison. “Dando l’impressione all’operatore economico che tali dinieghi”, scrivono i pm, “fossero strumentali all’assegnazione dell’incarico di progettista a persona gradita, nello specifico l’architetto Marco Emilio Cerri (a cui è contestato, per la prima volta in questa inchiesta, il reato di traffico d’influenze illecite).

Quest’ultimo, stando alla versione fornita dalle persone escusse, una volta intervenuto nel progetto, avrebbe assunto contati diretti con Carla Barone”, una dirigente del Comune, “ottenendone un atteggiamento favorevole per la concessione del permesso di costruire. Tale circostanza non avverrà in quanto l’operatore, Salvatore Greco, ritornava sui suoi passi lasciando l’incarico a Grison”.

Allora scatta la “punizione”: l’istituto che doveva sostenere l’operazione, Banca Illimity, blocca il finanziamento. Lo comunica Ada Lucia De Cesaris allo stesso Cerri, ex componente della Commissione paesaggio del Comune, che aspettava di essere incaricato al posto di Grison. De Cesaris, oggi consulente di banca Illimity e di alcuni operatori immobiliari, è stata vicesindaco e assessore all’urbanistica nella giunta Pisapia, poi socia di studio dell’avvocato Guido Bardelli, ora assessore comunale alla Casa.

Il costruttore Greco rifiuta di sostituire Grison con Cerri, e l’operazione si blocca facendo scattare una specie di Comma 22: la banca vincola il finanziamento all’ottenimento del permesso di costruire, ma il Comune non rilascia il permesso di costruire perché Grison non viene sostituito da Cerri. “Come segnala la Guardia di Finanza, è un dato riscontrato che Cerri sia in contatto con diversi importanti dirigenti dell’ente comunale, oltre che con la menzionata Carla Barone, anche Franco Zinna”.

Personaggio di rilievo, Zinna: ex direttore dell’Urbanistica, dopo essere andato in pensione ha mantenuto un incarico a titolo gratuito alla Direzione Casa e Piano quartieri; è autore, insieme a Giovanni Oggioni, della determina dirigenziale per la quale è indagato nell’inchiesta sulla Torre Milano di via Stresa. Fino al 2019, come direttore centrale Territorio del Comune di Milano, ha gestito anche la segreteria della Commissione per il paesaggio, poi sostituito da Oggioni. A Oggioni è “strettamente legato”, scrivono i pm, l’architetto Alberto Viaroli. “Al vertice da anni del sistema”, scrivono i pm, è la numero uno dell’urbanistica in Comune, Simona Collarini (indagata, come Viaroli, per l’inchiesta su via Cancano).

Il Fatto quotidiano, 13 novembre 2024
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