GIUSTIZIA

Spese pazze dei consiglieri lombardi, condanne anche in appello

Spese pazze dei consiglieri lombardi, condanne anche in appello

Cene di sushi e plateau di ostriche, schede gratta-e-vinci e lattine di Red Bull, cartucce per fucile da caccia e videogiochi, un banchetto di nozze e il conto (salato) di un night club. Lungo e creativo, l’elenco delle spese pazze dei consiglieri regionali lombardi che si facevano rimborsare con soldi pubblici le loro spese private.

Ora il giudice conferma anche in appello le condanne per la “Rimborsopoli” del Pirellone: 2 anni e 6 mesi per Renzo Bossi, figlio di Umberto il fondatore della Lega; 1 anno e 8 mesi per Massimiliano Romeo, che nel frattempo è volato in Senato dove è capogruppo del partito di Matteo Salvini; 1 anno e 6 mesi per Angelo Ciocca, intanto promosso eurodeputato. Il malloppo totale, scoperto nel 2012 dalla clamorosa inchiesta dei pm della Procura di Milano Alfredo Robledo e Paolo Filippini, era di circa 3 milioni di euro, rimborsati tra il 2008 e il 2012 a una cinquantina di consiglieri regionali per spese d’ufficio che d’ufficio non erano.

La pena più alta – 4 anni e 2 mesi – se l’è aggiudicata l’ex capogruppo della Lega, Stefano Galli, che ha unito il reato di peculato a quello di truffa, facendosi rimborsare il banchetto nuziale della figlia (oltre 6 mila euro) e regalando, sempre a spese nostre, una consulenza al genero (da 196 mila euro). Tra i condannati, anche Nicole Minetti, ai tempi consigliera regionale eletta nel listino bloccato del presidente Roberto Formigoni: ha patteggiato 1 anno e 1 mese (in continuazione con i 2 anni e 10 mesi già incassati per il processo Ruby). Tra le sue spese, il libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti, in cui era ampiamente citata.

La seconda sezione della Corte d’appello di Milano, presieduta da Daniela Polizzi, ha confermato una quarantina di condanne, ha accettato una decina di patteggiamenti, ha in alcuni casi assolto per qualche capo di imputazione e ha ritoccato al ribasso alcune condanne, per l’arrivo della solita prescrizione: cancellati i reati commessi nel 2008.

Il Fatto quotidiano, 14 luglio 2021
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