POLITICA

Addio a Carlo Tognoli, con molti elogi (e qualche amnesia)

Addio a Carlo Tognoli, con molti elogi (e qualche amnesia)

Carlo Tognoli è stato un sindaco amato, a Milano. Buon amministratore, inventò, prima delle estati romane, il risotto in piazza e la musica gratis al Castello. Era chiamato, con affetto, “Tognolino”. Ora che se n’è andato, a 82 anni, portato via dal Covid, i giornali lo celebrano con molti elogi e qualche amnesia. Fu indagato e condannato, ma poi assolto in Appello — scrive il Corriere della sera — durante la “parentesi nera di Mani pulite”.

Fu nera, in effetti, per chi — amministratore, politico, imprenditore — vide arrivare la giustizia uguale per tutti dopo aver triplicato o decuplicato, causa tangenti, i costi al chilometro della metropolitana, del passante ferroviario, del terzo anello dello stadio di San Siro, della nuova sede del Piccolo Teatro e di ogni gara, di ogni appalto pubblico, nessuno escluso. Un sistema scientifico, con tangenti predeterminate in percentuali fisse per ogni tipo di lavoro e carature predefinite da distribuire ai partiti, di maggioranza e di opposizione.

Tognoli era simpatico, non puntò mai all’arricchimento personale, ma era dentro questo sistema. Non fu affatto assolto in Appello, ma condannato in via definitiva a 3 anni e 3 mesi, per ricettazione: per aver incassato i soldi delle tangenti raccolte da Mario Chiesa, imputato numero uno di Mani pulite, che con le mazzette imposte al Pio Albergo Trivulzio finanziava sia lui sia il suo successore a Palazzo Marino, Paolo Pillitteri, il “sindaco cognato” (di Bettino Craxi).

Ma la memoria non è più una virtù, anche perché abili manine ripuliscono pure le voci di Wikipedia, per non lasciare traccia della verità storica, o almeno giudiziaria, e far vincere l’oblio. E chi intervista, il Corriere, per ricordare Tognoli? Niente meno che il capo di “miglioristi” milanesi del Pci, la corrente “riformista” che aveva deciso di entrare nel sistema e spartirsi il malloppo delle tangenti insieme con i craxiani del Psi.

Repubblica sorvola il curriculum giudiziario. Il Messaggero parla di avviso di garanzia nel 1992 “a una persona onesta”. Tutti sembrano dimenticarsi perché Tognoli fu costretto a dimettersi da sindaco di Milano: nel 1986, sei anni prima di Mani pulite. Fu per l’esplodere dello “scandalo delle aree d’oro”, quando la città scoprì che la “giunta rossa”, i campioni del “riformismo” (Psi craxiano e Pci “migliorista”) avevano reso edificabili, guarda caso, proprio le aree del nuovo re del mattone, un amico di Bettino Craxi di nome Salvatore Ligresti.

Il Fatto quotidiano, 7 marzo 2021
To Top