MILANO

Il sindaco Sala spiega ai bambini quant’è verde il cemento di domani

Il sindaco Sala spiega ai bambini quant’è verde il cemento di domani Il sindaco di Milano Giuseppe Sala in occasione dello showcooking antispreco "Le 7 virtu' del cibo" organizzato nell'ambito della manifestazione Milano Food City, Milano, 7 maggio 2018 ANSA / MATTEO BAZZI

“Ciao! Io mi chiamo Beppe Sala e sono il sindaco della città di Milano. Lo sai tenere un segreto? Sulla mia scrivania ho una scatola di cartone grosso che è una specie di macchina del tempo”. Così il libro del sindaco di Milano (Lettere dalle città del futuro, DeAgostini) racconta ai bambini alcuni dei messaggi che gli arrivano. Come la lettera, datata 20 febbraio 2031, di Viola, una ragazza che “descrive Milano precisamente come vorrei che fosse tra dieci anni”.

Il greenwashing diventa così letteratura per l’infanzia, la cui qualità (con tanto di “cielo azzurro intenso” e di “aria frizzante e profumata”) lasciamo valutare ai critici. Sala è ormai come Pippo Baudo: appena ha sentito che Mario Draghi, per tener buoni i Cinquestelle, ha inventato il ministero della Transizione ecologica, ha detto che lo aveva inventato lui, a Milano, più d’un anno fa.

È l’assessorato alla Transizione ambientale. Un ologramma, proprio come il ministero. In data 12 luglio 2019, infatti, il sindaco aveva ridistribuito le deleghe, dopo la partenza per il Parlamento europeo dell’assessore Pierfrancesco Majorino, e aveva “accorpato tutte le deleghe in materia di Transizione ambientale, assunte direttamente dal sindaco”. Deleghe tenute in caldo, senza una sola azione concreta, se non forse il libretto per bambini pieno di belle idee (andare in bici, piantare alberi, fare mercatini di quartiere, suonare insieme, vivere in cohousing…).

Non dite a Viola che nel 2031 Milano sarà sempre la metropoli che amiamo follemente perché è la nostra città, ma – se si attueranno le scelte urbanistiche di Sala – avrà più cemento, più consumo di suolo, meno verde, più inquinamento atmosferico, più differenze tra centro e periferie, più disuguaglianze sociali. Il parco di piazza Baiamonti sarà occupato dal vetro e dal cemento della seconda “piramide” di Herzog e De Meuron che Sala (per farla digerire ai cittadini) ha proposto diventi sede del museo della Resistenza (dopo il greenwashing, anche il partisanwashing).

L’area di San Siro non avrà più il glorioso Meazza, ma uno stadio nuovo con più spazi commerciali che posti a sedere e un paio di grattacieli a uffici, hotel e via costruendo. I sette scali ferroviari (1 milione e 250 mila metri quadrati, la più grande riconversione urbana d’Europa che potrebbe fare di Milano la città più verde d’Europa) saranno trasformati in quartieri residenziali, specie lo scalo Farini e lo scalo Romana (dove sorgerà il villaggio olimpico). I terreni Expo, che ora chiamano Mind, non saranno al 50 per cento parco, come promesso dall’allora sindaco Giuliano Pisapia, ma un coacervo di case e facoltà universitarie, abbellito da aiuole verdi chiamate parco.

E cosa diventerà Città Studi, abbandonata dalle facoltà della Statale spostate a Mind? E il parco Bassini? E il bosco urbano La Goccia, quello dei gasometri della Bovisa? E la Piazza d’Armi di Baggio? Poveri bambini di domani. Forse le loro lettere dal futuro dovrebbero scriverle ai nuovi, veri padroni di Milano, tipo Manfredi Catella di Coima. Sono loro che progettano il futuro, cemento rivestito di fiumi verdi, boschi verticali, torri botaniche, biblioteche degli alberi, mentre Sala si balocca con la scatola di cartone grosso sulla sua scrivania di sindaco.

Il Fatto quotidiano, 16 febbraio 2021
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