POLITICA

Il fisco Usa insegue Agrama e resuscita la condanna di Berlusconi

Il fisco Usa insegue Agrama e resuscita la condanna di Berlusconi

Chissà se qualcuno riuscirà a lamentarsi della giustizia a orologeria, stavolta in versione internazionale: proprio mentre Silvio Berlusconi tenta di accreditarsi come il leader dell’opposizione moderata e dialogante con il governo, ecco che i giudici svizzeri e il fisco americano resuscitano la vicenda della più grande frode fiscale italiana, già costata a Berlusconi la condanna a 4 anni.

La sentenza definitiva è del 2013, ma il fisco Usa – a differenza degli italiani – ha memoria lunga e pazienza incrollabile. Così ha aspettato per quattro anni, dal 2016, che la giustizia elvetica gli desse il via libera per il recupero del malloppo in Svizzera di Franck Agrama, produttore cinematografico e coimputato di Berlusconi nel processo sui diritti televisivi Mediaset.

Il via libera è arrivato il 4 novembre: il Tribunale federale svizzero ha detto il sì definitivo alla richiesta dell’Irs, l’Internal Revenue Service, ossia l’agenzia governativa per la riscossione dei tributi negli Stati Uniti d’America. Chiedeva di ricostruire i movimenti di 140 milioni di franchi svizzeri (circa 130 milioni di euro) di Agrama in Svizzera.

Il processo Mediaset ha ricostruito il ping-pong di fatture tra Usa, paradisi fiscali e Italia, in cui un film comprato da Agrama alla Paramount a 10, dopo un bel giro di compravendite virtuali, arrivava in Italia al prezzo di 100: 90 (tolte le creste e qualche spesa) s’inabissavano nelle società offshore di B., che accumulava così un tesoretto segreto e realizzava un risparmio fiscale milionario.

Secondo i giudici, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” sono state di ben “368 milioni di dollari” nascosti al fisco italiano (e agli altri azionisti Mediaset), anche se la condanna riguarda solo una piccola parte, i 7,3 milioni sopravvissuti alla prescrizione. In questo ping-pong, Frank Farouk Agrama, l’indimenticabile produttore di Robotech, era il principe dei prestanome, l’amico fedele (a parte le creste), il socio occulto.

Lui ha sempre negato. Ha sempre negato Silvio. E continuano a negare oggi i suoi avvocati: “Il denaro sequestrato in Svizzera ad Agrama non ha nulla a che fare con Berlusconi”, dichiara Niccolò Ghedini, il quale spiega che a gennaio 2020 il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta di Mediaset di tenere sequestrati i soldi svizzeri di Agrama, “affermando trattarsi di plusvalenze lecite”. Ma non dichiarate al fisco Usa: ecco perché è arrivata la Irs. Ma è una storia che “non riguarda minimamente Berlusconi”, ribadisce Ghedini. Anzi: “Dimostra che la sentenza di condanna era profondamente ingiusta e infondata, essendo Agrama un imprenditore terzo”.

Segue ennesima richiesta di revisione del processo. Che inchioda invece Agrama nel ruolo di prestanome-socio occulto di Berlusconi. Scrivono infatti i giudici: “Vari testi hanno riferito che Agrama quando veniva in Italia si recava sistematicamente ad Arcore o comunque incontrava B. Non è dunque verosimile che qualche dirigente di Fininvest/Mediaset abbia organizzato un sistema come quello accertato e, soprattutto, che la società abbia subito per vent’anni truffe per milioni di euro senza accorgersene”.

Il Fatto quotidiano, 21 novembre 2020
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