MILANO

Sala in “surplace” e il mirabolante catalogo dei candidati sindaco

Sala in “surplace” e il mirabolante catalogo dei candidati sindaco

Le storie del ciclismo annotano che Giovanni Pettenella, durante i campionati italiani di velocità su pista del 1968, restò fermo in equilibrio sulla bicicletta per un’ora e 3 minuti: non vinse il titolo, ma conquistò il record di surplace, la tecnica di aspettare fermi sui pedali il momento migliore per scattare e sorprendere l’avversario. Il record assoluto di surplace, non in gara e non in pista, ma a favor di telecamera, è ancor oggi detenuto da Salvatore Colosimo, che entrò nel Guinness dei primati restando fermo in bici per 3 ore, 5 minuti e 25 secondi durante il programma tv di Maurizio Mosca.

Riuscirà Giuseppe Sala a battere Colosimo? Da mesi è in surplace, in attesa che scatti prima l’avversario per mettersi in scia, o per buttare la bici a terra e andare a fare un altro lavoro, meno faticoso e meglio pagato di quello di sindaco. Speriamo che prima o poi ci dica che cosa vuol fare. Nell’attesa, è la fiera delle candidature. Un rutilante quanto improbabile elenco di nomi e di cognomi, vip e sconosciuti, persone e personaggi, alcuni wannabe, altri a loro insaputa, di destra e di sinistra, alcuni buoni sia per la destra sia per la sinistra.

Di lì, a sinistra, sono tutti appesi ai capricci del sindaco uscente – che intanto ha comunque già avviato la campagna elettorale, decine d’incontri sotto la sigla “Fare Milano” a spese di Milano&Partners, l’agenzia di “valorizzazione della città”. A destra invece sparano nomi come fossero mortaretti. In principio era Giulio Gallera, che si preparava al salto da teleassessore regionale alla Salute che sorrideva ogni giorno rassicurante nelle quotidiane conferenze stampa della prima fase della pandemia.

Poi è diventato visibile a tutti il disastro di Bergamo e delle residenze per anziani e dell’ospedale in Fiera e dell’impreparazione e degli errori della Regione, e Gallera, pronto a conquistare la poltrona di sindaco a Palazzo Marino, ora rischia invece di perdere anche quella di assessore a Palazzo Lombardia. C’era anche il professor Alberto Zangrillo, primario di anestesia al San Raffaele, che aveva iniziato bene criticando con argomenti medici il grande bluff dell’ospedale di Fiera, ma poi si è avventurato ad annunciare la morte del virus, purtroppo smentito dai fatti.

Niente paura, ecco il centrodestra sfoderare le candidature dei ritornanti – erano i giorni di Halloween – Gabriele Albertini (già sindaco dal 1997 al 2006) e Letizia Moratti (a Palazzo Marino dal 2006 al 2011). Poi la fantasia si scatena. Ecco Franco Baresi, l’ex libero del Milan. Ecco Paolo Veronesi, figlio di Umberto, medico e oncologo. Per restare in zona sanità, ecco Sergio Dompè, il re dell’Oki. Per la categoria manager, ecco Flavio Cattaneo, ex Rai, ex Telecom, ex Italo, ex Terna, che ha però subito smentito di volersi candidare sia a Milano sia a Roma. Più cultura al potere con Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, che curiosamente è stato accreditato come possibile candidato sia della destra sia della sinistra.

Pochi se ne sono accorti, ma si è detto disponibile anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti. Nessun politico ha invece avuto il coraggio di farsi avanti, tranne forse Gianmarco Senna, consigliere comunale della Lega e amico di Matteo Salvini, ma soprattutto imprenditore: è l’inventore del ristorante “Bianca”, del “Brando Bistrot”, della catena “Fatto Bene Burger”. I più spiritosi sostengono che deve candidarsi una giovane promessa, Silvio Berlusconi. Alla fine, perché non Morgan (candidato da Vittorio Sgarbi)? Sarà anche un po’ matto, ma ha della genialità.

A sinistra, se il surplace finirà con Sala che lascia la pista, inforcheranno la bici i due Pier, l’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran e il parlamentare europeo Pierfrancesco Majorino. In tribuna, aspetta gli eventi anche Tito Boeri.

 

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Il Fatto quotidiano, 5 novembre 2020
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