CORONAVIRUS

Il primario Lorini: “L’immunità di gregge? A Bergamo c’è”

Il primario Lorini: “L’immunità di gregge? A Bergamo c’è”

di Gianni Barbacetto e Alessandro Mantovani /

Da brivido gli incrementi percentuali di casi di Covid dal 2 al 23 ottobre nelle province della Lombardia. Varese: +64,7 per cento. Monza-Brianza: +61,3 per cento. Milano: +60,7 per cento. Poi si scende con Como (+39,9), Pavia, Lecco, Sondrio. Per arrivare agli incrementi più bassi di Bergamo (+6,9), Cremona (+9,2), Brescia (+9,7). In mezzo a questa classifica nera della pandemia, con dati un po’ più alti, ma ben lontani dai picchi di Milano-Monza-Varese, ecco Mantova (+15,5) e Lodi (+18,1).

Non può sfuggire che i contagi oggi sono più bassi nelle aree che furono le più colpite tra febbraio e aprile, e cioè le province di Bergamo, Brescia e Cremona. Che cosa significa? “Che i bergamaschi sono gente seria”, risponde sorridendo Luca Lorini, primario di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Bergamo, “hanno imparato in fretta, hanno visto i morti e i camion militari con le bare, la primavera scorsa, dunque oggi hanno un atteggiamento responsabile e un comportamento più attento a non diffondere il virus”. Ma questa spiegazione non basta. C’è altro.

Alcuni l’hanno chiamata “immunità di gregge”, altri preferiscono chiamarla “immunità di comunità”: dove più numerosi sono stati i contagi a primavera, meno corre il virus oggi. “Nell’organismo di chi è stato contagiato, si sviluppano anticorpi”, spiega Lorini, “ce lo dimostrano le analisi sierologiche, che ci dicono proprio chi ha incontrato in passato il virus. Le analisi sierologiche nella popolazione della provincia di Bergamo provano che l’ha incontrato il 35-40 per cento della popolazione”.

Questa è la cifra media, con percentuali più alte nelle zone di Alzano e Nembro, fino al 50 per cento, con punte addirittura fino al 60. Molti di coloro che hanno contratto il Covid-19 non se ne sono neppure accorti, perché hanno avuto sintomi leggeri o sono stati del tutto asintomatici. Ma il loro organismo ha sviluppato gli anticorpi che ora i test rilevano.

Oggi i numeri delle analisi sierologiche ci dicono che quella di Bergamo è l’area più colpita al mondo, visto che negli altri Paesi le percentuali di chi ha incontrato il virus sono tra l’11 e il 20 per cento. “Gli anticorpi”, continua Lorini, “proteggono da nuovi contagi. Ecco perché nelle zone di Bergamo e Brescia oggi ci si ammala di meno”.

È lo stesso effetto che si ottiene con il vaccino. In maniera un po’ grossolana, si può dire che chi è stato “toccato” dal virus ha in corpo il vaccino naturale che lo preserva dal contagio. Ma fino a quando? “Questo non lo sappiamo”, risponde Lorini. “Gli anticorpi dopo un certo periodo di tempo svaniscono, così come si esaurisce, per esempio, l’effetto del vaccino antinfluenzale, che infatti dobbiamo ripetere ogni anno”.

Non sappiamo quanto restano nell’organismo gli anticorpi del Covid-19, ma per ora resistono, a otto mesi dalla prima ondata: questo ci dicono i dati delle province di Bergamo, Brescia, Cremona. Basta infatti mettere a confronto i numeri degli incrementi percentuali di casi di Covid dal 2 al 23 ottobre (l’oggi), con l’incidenza del virus per mille abitanti fino al 2 ottobre (la fotografia della prima ondata), per rendersi conto che nelle diverse province della Lombardia le due cifre sono inversamente proporzionali: dove la pandemia ha picchiato più forte ieri, oggi il contagio è più debole.

Tabella – Incrementi per incidenza Covid in Lombardia

Bergamo: ieri incidenza 14,2; oggi incremento del 6,9, il più basso della Lombardia. Varese: ieri incidenza 5,3, il più basso della regione; oggi incremento del 64,7, il più alto della Lombardia. E Milano: ieri incidenza 8,9; oggi incremento del 60,7. L’“immunità di comunità” dunque esiste, sembrano dire i numeri lombardi, e sta proteggendo oggi le popolazioni più colpite nella primavera scorsa.

Il costo è stato altissimo: migliaia di morti, specialmente nelle fasce più deboli della popolazione, per età o condizioni di salute. Sulla stessa linea anche la virologa Ilaria Capua, che ieri, 27 ottobre 2020 sul Corriere della sera rilanciava l’immunità di gregge come sola arma davvero efficace contro il virus, per ora, in assenza di vaccino.

 

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Gianni Barbacetto e Alessandro Mantovani / Il Fatto quotidiano, 28 ottobre 2020
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