MILANO

Nella grande Milano, le buche sono democratiche

Nella grande Milano, le buche sono democratiche

Chiedo scusa ai romani, ma Milano non si fa mancare niente. Credevate, cari abitanti di Roma, di vivere nella capitale delle buche? Non vi allargate. Le abbiamo anche a Milano. Nelle strade, soprattutto lungo i binari del tram, e sui marciapiedi. La mia preferita è la Luisona. La chiamo così perché la vedo da anni e mi ci sono affezionato. Mica è in periferia: è proprio davanti alla stazione Centrale, in piazza Duca d’Aosta, lungo i binari del tram, a pochi metri dal Pirellone sede della Regione. È una voragine lunga qualche metro che viene rattoppata da anni, periodicamente, con l’asfalto nuovo. Alla prima pioggia, la crepa torna a mostrarsi. Al primo gelo, la buca risorge. Ha qualcosa di filosoficamente carsico: sparisce e riaffiora, scompare e ritorna. Una metafora della vita, un monumento all’Eterno Ritorno, un’opera d’arte concettuale più efficace della “Mela Reintegrata” di Michelangelo Pistoletto, piazzata pochi metri più in là, sul piazzale della stazione. Se un’auto ci finisce dentro – nei suoi periodi di gloria, quando la Luisona è felice, lunga e profonda – la gomma geme, la ruota rischia, il semiasse scricchiola. I milanesi lo sanno e ci stanno attenti. Soprattutto i taxisti, abituati a guidare sulle corsie riservate a loro e ai tram, dunque a fare gimkana permanente tra rotaie scivolose e Luisone traditrici e assassine.

Le buche, a Milano, causano incidenti, danni alle auto, cadute di ciclisti e motociclisti, scivoloni e fratture dei pedoni, specialmente anziani. Qualcuno dei danneggiati prova a chiedere il risarcimento al Comune. Non tutti, in verità: chi ha voglia di fare una causa – lunga e costosa – a una grande amministrazione con schiere di avvocati pronti a rintuzzare ogni attacco? Di chi osa comunque provare a sfidare il Comune, solo una piccola parte ottiene soddisfazione. Infatti nel 2018 (ultimo anno con cifre disponibili) sono arrivare a Palazzo Marino 2.037 richieste di risarcimento, ma solo il 29 per cento è stato accolto. Alla fine, qualche danno a chi si fa male, il Comune lo paga: una cifra media di 2.010,93 euro nel 2016; 1.540,73 nel 2017; 1.015,98 nel 2018. Pochi i dati disponibili. Si sa però (la fonte: Istat e Aci) che dei 725 incidenti stradali che nello scorso triennio hanno causato lesioni gravi in Italia, ben 84 sono avvenuti a Milano, provocando 90 feriti.

Ma siamo a Milano. Fosse Roma, sarebbe la notizia d’apertura dei telegiornali della sera, sarebbe campagna martellante. Qui al Nord, invece, non fa notizia. All’ombra della Madonnina, i giornali vedono sempre il lato bello delle questioni. Segnalano che l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli, dal 4 novembre a oggi ha attivato ben 13.119 interventi di riparazione stradale. E che l’amministrazione ha stanziato quest’anno per la manutenzione delle strade 49 milioni di euro, più che negli anni passati: erano 22,4 nel 2019; 13,2 nel 2018.

Non bastano, a sentire i cittadini che si lamentano. In periferia, ma anche in centro: le buche sono democratiche. Sono state segnalate piccole voragini accanto alle rotaie del tram nella centralissima via Magenta, fondo sconnesso in Ripa di Porta Ticinese, una buca in via Solari da far invidia alla Luisona. Qualche tempo fa un’auto della Polizia municipale ha dovuto bloccare via Nino Bixio, a Porta Venezia, perché una buca metteva in pericolo le auto che si trovavano a passare di lì. Un gruppo di cittadini ha aperto una pagina Facebook, “Caccia alla buca”, che segnala le più grosse e le battezza con un nome (come la mia amata Luisona). Dietro c’è un “comitato degli arrabbiati”, animato da Orietta Colacicco, di Piattaforma Milano, che vuole essere un laboratorio civico del centrodestra. Politica. Ma le buche ci sono, e non sono né di destra né di sinistra.

Il Fatto quotidiano, 21 febbraio 2020
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