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Affari Eni in Nigeria. Chiusa l’indagine Usa

Affari Eni in Nigeria. Chiusa l’indagine Usa Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Roma Economia Trasmissione tv "In Mezz'Ora" Nella foto Claudio Descalzi (ad Eni) Photo Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Rome (Italy) Tv program "In Mezz'Ora" In the photo Claudio Descalzi (ceo Eni)

Eni comunica (“con soddisfazione”) la chiusura dell’inchiesta svolta dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti su possibili corruzioni internazionali negli affari della compagnia petrolifera italiana (quotata anche alla Borsa di New York) in Algeria e in Nigeria. “Il Dipartimento di giustizia americano”, scrive Eni, “ha concluso le proprie indagini ai sensi della normativa anticorruzione Usa in relazione ai procedimenti Algeria e Nigeria, disponendone l’archiviazione”.

“Eni tiene a ribadire la correttezza del proprio operato e di quella del suo management”, continua la nota, “in relazione all’acquisizione del blocco Opl 245 in Nigeria, rispetto alla quale le verifiche interne condotte da consulenti indipendenti su delibera degli organi di controllo non hanno evidenziato alcuna condotta illecita”. Sul caso è in corso un processo a Milano, in cui l’accusa ipotizza il pagamento di una mega-tangente da 1,092 miliardi di dollari. Imputati, tra gli altri, la società Eni, l’amministratore delegato Claudio Descalzi e il suo predecessore Paolo Scaroni. “La società confida che il processo in corso presso il Tribunale di Milano possa fare chiarezza quanto prima sull’infondatezza delle accuse”.

Sulle operazioni in Algeria, “Eni ricorda che nel settembre 2018 il Tribunale di Milano aveva assolto la società e il suo management perché il fatto non sussiste, sancendone l’estraneità alle presunte condotte illecite oggetto del processo”. A essere condannati erano stati alcuni manager della allora controllata Saipem.

La Procura di Milano non commenta la nota di Eni. Ricorda soltanto che nel sistema Usa non esiste l’archiviazione, che l’indagine è stata chiusa sulla base delle conoscenze acquisite finora, ma che, per dichiarazione esplicita delle stesse autorità americane, “può essere riaperta in qualunque momento”.

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Il Fatto quotidiano, 2 ottobre 2019
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