GIUSTIZIA

Davigo: “I ‘garantisti’? Dimenticano i diritti delle vittime”

Davigo: “I ‘garantisti’? Dimenticano i diritti delle vittime”

C’erano due ministri ad aspettare Battisti all’aeroporto. L’accoglienza poteva essere più sobria?

Un ministro è a capo di una branca della Pubblica amministrazione. È normale che rivendichi i meriti dell’amministrazione che dirige. Poi le forme con cui manifesta la sua soddisfazione non sta a me giudicarle.

Una giornalista, Annalisa Chirico, ha invitato all’evento dei “garantisti” politici di destra e di sinistra, e anche alcuni magistrati.

In Italia c’è libertà di manifestazione del pensiero, dunque anche di andare a eventi di questo tipo. Ma mi sono sempre meravigliato di quelli che si dicono garantisti e sono attentissimi ai diritti degli imputati, ma niente affatto a quelli delle vittime di reati.

Un emendamento al decreto Anticorruzione trasforma alcune forme di peculato in un più blando reato di “indebita percezione di fondi statali”. È stato chiamato “salva Rixi” perché potrebbe salvare il viceministro leghista Edoardo Rixi.

Non parlo di processi in corso.

La cosiddetta Spazzacorrotti invece è legge.

Nella nuova legge sulla corruzione ci sono alcune misure positive e altre invece inutili. Positivi gli aumenti dei minimi delle pene e soprattutto il diritto premiale, cioè gli sconti di pena per chi collabora. Le due cose sono collegate, perché gli sconti di pena sono utili solo se l’alternativa è una condanna a pene da eseguire. Se la previsione è di avere pene tali da non mandarti in carcere, perché avrai la sospensione condizionale o l’affidamento ai servizi sociali, perché mai uno dovrebbe collaborare?

Cambiata anche la prescrizione, che in futuro dovrebbe essere sospesa dopo la sentenza di primo grado.

Tutti quelli che ora criticano la modifica della prescrizione fanno finta di dimenticarsi che ce l’hanno chiesta per anni, forse decenni, tutte le organizzazioni sovranazionali: la Corte di giustizia dell’Ue, l’Ocse, il Greco, gruppo contro la corruzione del Consiglio d’Europa… Ora raccontano che sospendere la prescrizione dopo la sentenza di primo grado sarebbe una violazione dei diritti umani. Ma solo l’Italia e la Grecia hanno un sistema di prescrizione che azzera migliaia di processi: allora l’Italia è l’unico Paese che rispetta i diritti umani e tutti gli altri sono dei selvaggi?

Le misure inutili?

Il cosiddetto Daspo. Perché prevedere l’interdizione dei corrotti dai rapporti con le pubbliche amministrazioni non serve: se lo si fa per le persone fisiche, metteranno dei prestanome; se lo si fa per le società, cambieranno le società. A meno che non si introducano reati di intestazione fittizia, ma allora il rischio che si dovranno fare migliaia di processi per intestazione fittizia. E questo diventa un problema per gli uffici giudiziari.

Lei indica questo come il grande male della giustizia italiana.

Sì. In Italia abbiamo un numero di processi che non è gestibile con questo codice e con le risorse della giustizia oggi. Bisogna scegliere una volta per tutte: o si riduce drasticamente il numero dei processi, delle fattispecie penali, oppure bisogna cambiare i riti processuali. Quando è stato varato il nuovo codice di procedura penale, la speranza che funzionasse era legata al fatto che la maggior parte degli imputati scegliesse riti alternativi. Cosa che non è avvenuta, tranne per i reati gravissimi, dove la riduzione della pena di un terzo rende conveniente la scelta del rito abbreviato. Ma nella maggior parte dei casi: perché uno dovrebbe patteggiare, se tanto porta a casa la prescrizione, o comunque in carcere non ci andrà perché avrà l’affidamento ai servizi sociali?

Cosa fare per ridurre i processi?

Innanzitutto depenalizzare massicciamente. In secondo luogo modificare quasi del tutto i riti processuali. Io per esempio abolirei il giudizio abbreviato sostituendolo con il patteggiamento per tutti i reati, preceduto però da una dichiarazione di colpevolezza, come si fa nei Paesi dove c’è questo istituto, perché la libertà personale non è un diritto disponibile: uno può patteggiare se è colpevole, altrimenti se si considera la libertà personale un diritto disponibile, uno potrebbe vendersi come schiavo, cosa che non può esistere.

Sono stati ampliati i limiti della legittima difesa.

Intanto non è vero che c’è un problema sicurezza in Italia. Nel 2017 abbiamo avuto il più basso numero di omicidi volontari nella storia italiana: 397. Poi oltre metà di questi omicidi avvengono in contesto famigliare o parentale. Dunque scopriamo che almeno dal punto di vista statistico è più pericoloso stare in casa che uscire. Fatico a capire come, da una parte, siano state approvate leggi che rendono difficile adottare misure cautelari in carcere, dall’altra si aumenti la possibilità di reagire a chi venga in casa a rubare. Non è più ragionevole tenere le persone pericolose in carcere, piuttosto che lasciarle fuori e poi dire ai cittadini: se vuoi, sparagli? Quando hanno unificato la Germania, hanno applicato all’Est le leggi dell’Ovest. Così hanno condannato per omicidio i capi della polizia popolare che avevano dato ordine di sparare a chi saltava il Muro di Berlino. Questi hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo sostenendo che la legge penale non poteva essere applicata retroattivamente. Ricorsi respinti, perché la convenzione europea dei diritti dell’uomo vieta la retroattività in materia penale, ma dice che questo non impedirà la punizione di fatti che sono considerati crimini dalle leggi dei Paesi civili, come sparare su persone disarmate in fuga. Questa vale anche per noi: se una persona sta fuggendo e se è disarmata e in fuga, vuol dire che non c’è alcuna aggressione in corso. La difesa è legittima in quanto è difesa; se uno sta scappando, non è più difesa.

Il Fatto quotidiano, 16 gennaio 2019
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